N. 9 2015 1 mazo 2015
Sommario 9 - 2015

Credere n. 9 - 01/03/2015

Insieme di don Antonio Rizzolo

100 numeri per raccontare che credere dona la vera gioia

Cari amici lettori, siamo arrivati al centesimo numero. Quasi non sembra vero! Abbiamo iniziato questa avventura con un certo…

Il personaggio | Licia Colò

Un sorriso svela il bello della vita

Licia Colò vive giorni difficili per la malattia di entrambi i genitori. Ma assicura: «La felicità non bussa alla porta,…

fratel Michael Davide Semeraro

Il mestiere della gioia

La “gioia della fede”? Per il monaco benedettino è un’esperienza di pienezza che fa sentire il peso della vita così leggero…

I figli ci chiedono..

Perché la Quaresima dura quaranta giorni?

QUARANTA GIORNI DI PENITENZA... È UN TEMPO MOLTO LUNGO! È esattamente lo stesso tempo che Gesù passò nel deserto lottando…

Ite, missa est | Emanuel Fant

Nell’arena della vita

Quando ero uno scout che risaliva col fiatone le Prealpi della provincia di Como, ci capitava di scoprire da un cartello…

Per una lettura completa...

Insieme di don Antonio Rizzolo

100 numeri per raccontare che credere dona la vera gioia

Cari amici lettori, siamo arrivati al centesimo numero. Quasi non sembra vero! Abbiamo iniziato questa avventura con un certo timore, ma impegnandoci a dare il massimo e confidando nel Signore. La scommessa era offrire un settimanale rivolto a tutti, che usasse un linguaggio semplice ma non banale e raccontasse la bellezza e la gioia della fede cristiana. In questo centesimo numero vi offriamo una sintesi di tutto ciò, riprendendo le più belle espressioni dei tanti personaggi che abbiamo intervistato. Abbiamo poi chiesto a un esperto di spiritualità, padre MichaelDavide Semeraro, di spiegarci perché la gioia sia al cuore del Vangelo. E abbiamo dato la parola a papa Francesco, con un miniposter al centro del giornale. Sul retro ci sono tutte le prime cento copertine di Credere: una collezione di testimoni che ci ricordano che non siamo soli nel nostro impegno di vita cristiana. Ora vogliamo lasciare la parola a voi: scriveteci che cos’è la gioia della fede, non con grandi riflessioni, ma raccontandoci la vostra esperienza.

Per quanto mi riguarda, la gioia è donare ogni giorno la mia vita a Gesù, nonostante la fatica e la stanchezza. Offrire a lui quello che sono e faccio, anche quando mi sento indegno del suo amore e mi scopro debole e fragile. La gioia vera, quella di cui parla il Vangelo, la gioia piena (Giovanni 15,11), non viene dal possesso delle cose o dalle circostanze favorevoli. Come scriveva Kierkegaard, questa sarebbe una gioia «condizionata», non la gioia stessa. La gioia vera, piena, incondizionata, quella a cui il nostro cuore aspira nel profondo, viene solo da Dio. Non è effervescente, non dà una sensazione di esaltazione e soprattutto non delude, non lascia l’amaro in bocca.

La gioia che viene da Dio nasce piano nel cuore, cresce lentamente, fino a donarci una pace profonda e duratura. Che ci permette di essere sereni, fiduciosi, anche quando il mare è in tempesta e i flutti della vita sembrano sommergerci. Il nostro cuore non teme, perché sappiamo che nessuno può toglierci questa gioia. Nasce, infatti, dall’incontro con il Signore, che si manifesta nelle piccole cose di ogni giorno, nella bellezza dell’alba, nel sorriso di un bambino, nella tenerezza di una mamma, nel coraggio della bontà, nella tenacia di chi, nonostante tutto, ancora spera. Sì, aveva ragione Dostoevskij quando scriveva che, se non avessimo davanti a noi la preziosa immagine di Cristo, saremmo perduti. Vorrei perciò rinnovare insieme con voi, cari amici, la mia professione di fede in Cristo, con le parole di Pietro: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene» (Giovanni 21,17).

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