N. 10 2014 9 marzo 2014
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La scelta di uno stile sobrio nel vestire e nella liturgia e  le grandi revisioni strutturali: collegialità, finanze, sinodi.

 

il consiglio dei “magnifici otto” Il “C8”, il gruppo di cardinali provenienti dalle diverse parti del mondo, che hanno il compito di aiutare Francesco nel governo della Chiesa e di studiare un progetto di revisione della costituzione apostolica Pastor bonus sulla Curia romana

Il consiglio dei “magnifici otto” .- Il “C8”, il gruppo di cardinali provenienti dalle diverse parti del mondo, che hanno il compito di aiutare Francesco nel governo della Chiesa e di studiare un progetto di revisione della costituzione apostolica Pastor bonus sulla Curia romana. osseRaVtoRe Romano/Ansa/Corbis

Un paio di scarpe consumate e una casa aperta agli altri. La prima riforma di papa Francesco è partita proprio da qui: dalla scelta di restare “normale”, di continuare a sentirsi pastore più che Pontefice, «vescovo di Roma», come ha ripetuto più volte.

Da lì è venuto tutto il resto: un linguaggio immediato e comprensibile, e allo stesso tempo meditato e mai banale, e poi le riforme strutturali e quelle piccole ma non meno importanti.

La prima è iniziata, a sorpresa, pochi giorni dopo l’elezione: il 22 marzo sono stati convocati i netturbini, poi è stato il turno dei giardinieri, dei dipendenti della Radio Vaticana, del Centro televisivo, e piano piano, a gruppi, di tutti gli impiegati e il personale che gravita intorno alla cittadella del Vaticano. Ogni mattina Francesco celebra Messa nella casa dove abita, a Santa Marta, e le sue omelie sono diventate il pulpito giornaliero da cui parla al mondo. Le riflessioni, infatti, vengono immediatamente amplificate a 360 gradi. Radio Vaticana e Osservatore Romano hanno ormai uno spazio dedicato a una sintesi delle omelie, con alcune citazioni dirette che vengono rilanciate da agenzie e rete.

Un’altra piccola rivoluzione è stata il ruolo che ha voluto dare all’Elemosiniere, l’arcivescovo Konrad Krajewski. Quando papa Francesco gli ha affidato il nuovo incarico ha detto: «Non sarai un vescovo da scrivania, né ti voglio vedere dietro di me durante le celebrazioni. Ti voglio sapere sempre tra la gente. Tu dovrai essere il prolungamento della mia mano per portare una carezza ai poveri, ai diseredati, agli ultimi», e lo ha spedito sul molo di Lampedusa ad accogliere i superstiti delle stragi e a incontrare i senza fissa dimora che vivono sotto i portici del Vaticano. “Vicini di casa”, questi ultimi, che ha voluto invitare a pranzo il giorno del suo compleanno, il 17 dicembre.

Anche in campo liturgico il cambiamento non è tardato ad arrivare: dalla prima uscita sulla Loggia delle benedizioni, con un semplice abito bianco, alla rinuncia al velluto rosso che nel 2007 aveva fatto il suo ritorno nei paramenti papali, alla scelta di richiamare la nobile sobrietà richiesta dal Vaticano II. O, ancora, il ridimensionamento del ruolo della Prefettura della Casa pontificia, sempre più incaricata di gestire le udienze ufficiali e istituzionali, mentre frenetico procede il lavoro di contatto diretto dello stesso Francesco che non esita ad alzare il telefono e a chiamare le persone che gli scrivono e vogliono incontrarlo.

A livello di cambiamenti nell’organizzazione del Vaticano è come se Francesco stesse dando nuove ruote e ingranaggi a una macchina che da troppo tempo necessitava di una bella revisione. La prima ruota è stata in nome della collegialità, cioè della collaborazione con gli altri vescovi. In questa chiave ha formato il cosiddetto “C8”, il gruppo di cardinali provenienti dalle diverse parti del mondo, da lui nominato il 13 aprile e istituito ufficialmente con il chirografo del 30 settembre come “Consiglio dei cardinali”. Persone che godono della fiducia del Papa, che hanno il compito di aiutarlo nel governo della Chiesa universale e di studiare un progetto di revisione della costituzione apostolica Pastor bonus sulla Curia romana.

Dopo gli scandali di Vatileaks, Ior e Governatorato, la “seconda ruota” non poteva che essere quella finanziaria. Sono nate così due commissioni incaricate di mettere ordine una nei problemi economici e organizzativi della Santa Sede e l’altra con la missione di venire a capo della situazione Ior. A dispetto dei tempi secolari che di solito connotano le cose ecclesiastiche, il lavoro della prima commissione ha già prodotto i suoi frutti: infatti, il 24 febbraio, papa Francesco ha costituito, con il Motu Proprio Fidelis dispensator et prudens, una nuova struttura di coordinamento per gli affari economici della Santa Sede e del Vaticano, chiamata Segreteria per l’economia. Un organismo, affidato al cardinale australiano George Pell, che risponde all’esigenza di coordinare un po’ tutti i “conti di casa”, in attesa di capire quale sarà il futuro dello Ior.

La terza grande ruota che è stata oliata è quella della sinodalità: la macchina elefantiaca dei Sinodi è stata snellita e nuove competenze sono state date alla Segreteria del Sinodo. «Il Papa vuole che i vescovi del mondo collaborino al governo della Chiesa, deve aumentare la loro rilevanza diretta», dichiara il neoporporato, Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, che vuole rendere più efficiente e dinamico l’organismo collegiale e semplificare le assemblee sinodali.

La prima decisione in questo senso è stata la scelta di dedicare al tema della famiglia sia il Sinodo straordinario del prossimo ottobre che quello del 2015, e di prepararlo con un documento agile, otto paginette, di cui quattro dedicate a un questionario destinato a tutti i fedeli.

Infine il quarto appoggio saldo perché la macchina vaticana corra più veloce è stata la scelta di istituire una Commissione a difesa dell’infanzia. Il nuovo organismo affianca il lavoro della Congregazione per la dottrina della fede, alla quale spetta il compito di perseguire i consacrati responsabili di abusi. «Continuando con decisione nella linea intrapresa dal papa Benedetto XVI, e accogliendo una proposta avanzata dal Consiglio di cardinali il Santo Padre ha deciso di costituire una specifica Commissione per la protezione dei fanciulli, con la finalità di consigliare circa l’impegno della Santa Sede nella protezione dei fanciulli e nell’attenzione pastorale per le vittime di abusi», ha dichiarato il cardinale Seán Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston, anche lui da sempre in prima linea nella lotta agli abusi.

La commissione dovrà «riferire circa lo stato attuale dei programmi per la protezione dell’infanzia; formulare suggerimenti per nuove iniziative da parte della Curia, in collaborazione con vescovi, Conferenze episcopali, superiori religiosi e conferenze dei superiori religiosi; proporre nomi di persone adatte per la sistematica attuazione di queste nuove iniziative, includendo laici, religiosi, religiose e sacerdoti con competenze nella sicurezza dei fanciulli, nei rapporti con le vittime, nella salute mentale, nell’applicazione delle leggi».

Rispetto alla finanze, ai Sinodi e a tutte le grandi scelte forse questa può sembrare una riforma molto specifica, “piccola”: eppure è a partire da questo tema, dai “piccoli”, che si gioca la credibilità di tutta la Chiesa.

Testo di  Vittoria Prisciandaro

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