N. 11 2014 16 marzo 2014
L’editoriale di don Antonio Rizzolo

In meditazione e preghiera sull’esempio di Francesco

Cari amici lettori, anche in questo numero di Credere (con il quale siamo arrivati a quota 50!) troverete un ampio spazio…

Il sondaggio

Questo Papa ci ha cambiato la vita

Anche se è ormai già trascorso un anno dall’elezione, continua l’effetto novità del Papa: nelle interviste esclusive…

Il ritratto del Papa

«Il segreto del sorriso di Francesco»

Perché lo schivo Bergoglio è oggi un uomo così mediatico? «Un intervento... dall’alto». Parla Elisabetta Piqué,…

Alessandro Preziosi

«Questa volta la star non sono io. È don Diana»

Un bagno di umiltà per l’attore che nella fiction Per amore del mio popolo interpreta il sacerdote ucciso vent’anni…

Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe

La sedia dei miracoli per rimanere incinta

Il 6 di ogni mese si rinnova, nella casa santuario dove visse santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, il pellegrinaggio…

Ite Missa est

Costanza Miriano: "Perdere il sonno? Sì, per la fede"

Continuo a scrivere, a costo di non dormire, e mi chiedo perché...

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Il ritratto del Papa

«Il segreto del sorriso di Francesco»

Perché lo schivo Bergoglio è oggi un uomo così mediatico?  «Un intervento... dall’alto». Parla Elisabetta Piqué, autrice di una biografia  del «Papa venuto dalla fine del mondo».

 

un gesuita argentino definisce “cardiognosi” l’arte del papa di leggere nei cuori

Un gesuita argentino definisce “cardiognosi” l’arte del papa di leggere nei cuori. Foto Reuters. 

Tutti a dire che Jorge Mario Bergoglio è rimasto quello che era prima di salire al soglio di Pietro: una persona umile, alla mano, attenta alle relazioni… «Per carità, tutto vero: ma ho l’impressione che, nel marcare la continuità tra prima e dopo, si dimentichino anche elementi di profonda novità. Io, che l’ho conosciuto quand’era cardinale in Argentina, un cambiamento forte l’ho avvertito da quando è Papa. Eccome. Prima, per usare l’espressione del rabbino Abram Skorka, era un uomo “dal sorriso difficile”; oggi lo vediamo spessissimo gioioso e sorridente. Un fatto sorprendente se uno solo pensa che, diventando Papa, il cumulo di preoccupazioni e fatiche è assai cresciuto».

A parlare in questi termini è Elisabetta Piqué: non soltanto un’affermata vaticanista (scrive per la Nación e collabora con la Cnn), ma una delle poche persone, alla vigilia dell’ultimo conclave, ad aver azzardato il pronostico su colui che sarebbe diventato il Papa venuto «dalla fine del mondo». Argentina di origine, 46 anni, segue da vicino Bergoglio dalla nomina a cardinale nel 2001. Oggi vive a Roma, con Gerard O’ Connell, anch’egli vaticanista, e i due figli, Juan Pablo e Carolina, entrambi battezzati da Bergoglio.

La sua conoscenza diretta dell’ambiente di provenienza del Papa emerge dal libro Francesco. Vita e rivoluzione, che ha pubblicato di recente da Lindau. Di particolare interesse, sotto questo profilo, le pagine che la Piqué dedica al periodo in cui Bergoglio fu provinciale dei Gesuiti (e in generale ai rapporti tra il futuro Papa e l’ordine religioso di appartenenza), nonché lo scenario della Chiesa argentina negli anni della dittatura militare, molto divisa al suo interno.

«L’editore mi ha commissionato il libro il 14 marzo, all’indomani dell’elezione di Francesco; nonostante il rapporto personale con Bergoglio, ho esitato. Mi sembrava una sfida troppo ardua. Poi ho sentito che dovevo farlo. E così è stato».

Tra i motivi per cui Credere ha voluto intervistare Elisabetta Piqué in occasione del primo anno di pontificato c’è, anche, la curiosità di leggere questo Papa con occhi di donna.

Ad aver colpito la sensibilità dell’autrice c’è quella che il gesuita Angel Rossi, studente di Bergoglio, chiama cardiognosi: «Uomo o donna che sia, egli ha una capacità singolare di leggere dentro il cuore dell’interlocutore e di sintonizzarsi con esso», spiega Piqué.

Un dono che permette a Francesco di approcciare le persone nelle situazioni più diverse. «La spiccata sensibilità spirituale è unita in Bergoglio a una profonda immersione nella vita quotidiana». E aggiunge, sorridendo: «Un piccolo aneddoto. Durante un Battesimo in San Pietro, davanti a un bambino che piangeva, a papa Francesco è venuto spontaneo suggerire alla madre di dargli da mangiare. La cosa ha stupito più d’uno. Ma chi va in bus o in metrò a Buenos Aires si rende conto che nessuno guarda male una mamma che allatta suo figlio…».

Affabilità, semplicità e umiltà sono i tratti distintivi di questo Papa. Gli stessi che impressionarono Elisabetta nel suo primo incontro con Bergoglio. «Lo contattai nel febbraio del 2001, quando venne a Roma per essere creato cardinale. Normalmente non dava interviste, ma il mio giornale mi avvisò che lui in quella occasione avrebbe fatto un’eccezione. Lo chiamai alla Casa del Clero di via della Scrofa, dove normalmente stava, e mi chiese le domande via fax. All’inizio del nostro incontro era quasi timido, poi mi colpirono il suo atteggiamento umile, e il modo di parlare, semplice ed efficace: ogni risposta era un titolo. Tre giorni dopo, mi chiamò per ringraziare: una bella sorpresa, per noi giornalisti abituati a telefonate di ben altro tenore».

Continua: «Tutto questo “bagaglio umano” l’abbiamo rivisto una volta diventato Papa. Ma abbiamo anche assistito a una trasformazione profonda della persona. Io ho l’impressione che, inconsciamente, Bergoglio si fosse preparato da tempo alla responsabilità che sta esercitando. Nella sua storia personale è un dato che si ripete: fin dall’inizio gli vengono assegnati compiti impegnativi e in momenti molto difficili. Di recente alcuni si sono meravigliati per il coinvolgimento di alcune multinazionali come consulenti per le finanze vaticane. Ma Bergoglio da vescovo aveva fatto una scelta analoga anni fa, quando, alla morte del cardinale Quarracino, il 28 febbraio 1998, diventò automaticamente nuovo arcivescovo di Buenos Aires e si trovò fra le mani una patata bollente: lo scandalo per bancarotta fraudolenta di una banca che aveva coinvolto anche la diocesi».

Ma nel 2013 Bergoglio non si stava preparando alla pensione? «Sì, tanti di noi, in Argentina, avevano pensato così. E invece… Ha visto che energia? Se lei guarda le foto di Bergoglio da vescovo lo vedrà spesso pensieroso, a volte corrucciato. Ora invece sorride sempre. Da uomo dimesso e schivo è diventato mediatico. Come lo si spiega, se non con un intervento dall’alto?».

Elisabetta Piqué chiude con un sorriso: «C’è chi pensava che, venendo dalla fine del mondo, sarebbe stato “mangiato vivo”. Quello che sta accadendo va in tutt’altro senso. Bergoglio sapeva che, sbarcando a Roma, avrebbe dovuto fare una pulizia enorme e che si sarebbe scontrato con tante resistenze. Il che, in effetti, è avvenuto (e il mio libro lo documenta). Ma lui non è uomo che si arrenda facilmente».

Testo di Gerolamo Fazzini

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