N. 11 - 2019 17 marzo 2019
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Abbazia di Praglia

La casa dei cercatori di Dio

Adagiato ai piedi dei Colli Euganei, il fiorente monastero benedettino invita al silenzio e a rallentare, ma è anche sprone all’infaticabile ricerca di Dio, sull’esempio di san Benedetto

 L’abbazia di Praglia

«A San Benedetto la rondine sotto il tetto» recita il proverbio, associando l’arrivo della primavera alla celebrazione del “Transito” (il giorno della morte, il 21 marzo) del patrono d’Europa. Una visita a Praglia diventa allora doppiamente opportuna per entrambe le ricorrenze. Il legame con Benedetto da Norcia è subito evidente: qui alle porte di Padova vive e prega una fiorente comunità di monaci fin dal 1117 (solo il campanile ricorda oggi quella fase originaria), quando Praglia era Pratàlea, “luogo dei prati”, gli ultimi prima che il paesaggio pianeggiante si frastagli nei Colli Euganei. Ai piedi dei primi rilievi sorge l’abbazia, con i prati che hanno perlopiù ceduto il passo a ordinatissime vigne, mentre gli ulivi, introdotti in questo territorio proprio dai benedettini, sono protagonisti dei terrazzamenti che salgono verso la cima boscosa del colle più vicino.

Si resta col naso all’insù anche una volta varcato il portale d’accesso. Infatti subito si incontra la sopraelevata chiesa abbaziale quattrocentesca, poggiata su uno sperone roccioso. Il dislivello è colmato da un’ampia scalinata grazie alla quale, entrati nel tempio dedicato a Santa Maria Assunta, possiamo già individuare il “cuore” del monastero. È qualcosa di più che una semplice metafora, come conferma l’architettura: «Se prendiamo una pianta dell’abbazia e tracciamo un cerchio che comprenda l’intero complesso, scopriremo che la punta del compasso sarà posizionata proprio nel coro, il luogo dove la comunità prega insieme sette volte al giorno per 365 giorni l’anno. È il cuore e il motore del nostro vivere». A spiegarlo è padre Timoteo Tremolada, priore amministratore, incarico che lascerà a maggio quando verrà eletto il nuovo abate. «Nella nostra tradizione», precisa il religioso, «sono i monaci che, riuniti in capitolo, votano chi di loro si caricherà del servizio dell’abate. Sono i figli che scelgono il padre, anche i figli più giovani, come raccomanda san Benedetto nella Regola…». La comunità di Praglia, della Congregazione sublacense cassinese, che prende il nome rispettivamente dall’arcicenobio di Montecassino e dal protocenobio di Subiaco,  conta 43 monaci (oltre a due professi temporanei e due postulanti in formazione), che hanno in carico anche altre tre case dipendenti: il non distante santuario del Monte della Madonna, sempre sui Colli Euganei; l’abbazia di San Giorgio Maggiore a Venezia; il monastero di Sadhu Benedict Moth, in Bangladesh.

LA PORTA DELLA CARITÀ
Abbiamo lasciato i monaci nel coro per l’Ora, la preghiera che li caratterizza, prima parte del famoso motto di san Benedetto. Chiunque può partecipare, «anche se in genere», racconta il priore sorridendo, «non vengono molti fedeli per l’Ufficio delle letture delle 5.15… Sono presenti invece gli ospiti della foresteria, uomini e donne che per alcuni giorni condividono il nostro stile di vita fatto di preghiera, lavoro, studio e silenzio». Silenzio serale, perché durante il giorno c’è anzi un gran trambusto. Intanto, si vive appieno la dimensione dell’et labora che completa il detto benedettino.

Basta fare un giro nel negozio per vedere il frutto del lavoro dei monaci: ecco i prodotti di erboristeria e cosmetica, le diverse varietà di miele, olio e vino. Meno evidente l’attività del laboratorio di restauro del libro antico: qui nel 2014 ci si è presi cura addirittura del più antico manoscritto riportante il Cantico di frate sole di san Francesco, proveniente da Assisi…

Il silenzio è rotto anche dal gran numero di visitatori, scolaresche, pellegrini e semplici curiosi attratti dall’amenità del luogo, dalla profonda spiritualità che si respira, dall’accoglienza garantita tanto ai turisti quanto ai fedeli. «Ma anche ai poveri», precisa padre Timoteo. «La porta principale del monastero non a caso è detta “porta della carità”, perché chiunque bussa, qualcosa riceve».

SE VERAMENTE CERCHI DIO
Le visite guidate permettono di entrare (fisicamente, ma pure spiritualmente) nell’abbazia
, facendo apprezzare l’armonia dei tre chiostri (il quarto è riservato alla clausura), e in particolare del rinascimentale chiostro pensile, che raccoglie attorno a sé i locali più rappresentativi della vita dei monaci: la chiesa abbaziale, il refettorio monumentale, il capitolo, la clausura e la biblioteca storica (solo di rado accessibile).

Prima di salutare padre Timoteo, gli chiediamo quale messaggio san Benedetto doni all’uomo contemporaneo. «Intanto la lectio divina. Benedetto è il primo a utilizzare questa espressione. Noi vi dedichiamo almeno due ore al giorno, ma il confronto con la Parola di Dio è vivificante per tutti i cristiani, qualsiasi sia la vocazione. Il secondo aspetto è collegato. Nella Regola si legge: “Severamente cerca Dio”». Resto pensoso alle parole del priore, uomo che appare serio sì, ma non direi severo, anzi gioviale, sereno, con un mite sorriso disarmante. Poi scorgo l’errore: la frase corretta è «Se veramente cerca Dio», riferita al candidato alla vita monastica. Il maestro dei novizi (ruolo che padre Timoteo ha ricoperto) deve verificare proprio questo aspetto. «È il più importante», conferma il religioso. «Si viene al monastero non per una missione specifica di bene, ma solo per la ricerca di Dio. Non lo abbiamo mai trovato completamente, anche quando riconosciamo di essere stati da Lui cercati». In un tempo in cui i cristiani sono accusati di avere già tutte le risposte in tasca, san Benedetto ci chiede ancora, e ancora: veramente sei un cercatore di Dio?
   

ORGANIZZARE LA VISITA
L’abbazia di Praglia si trova a Teolo (Padova). Tel. 049.9999452 (giorni feriali dalle 10 alle 12). www.praglia.it.

ORARI E CELEBRAZIONI
Messe festive: ore 9.15; 11 Messa conventuale cantata in gregoriano; 16.30 (alle 17 nei mesi estivi). Messe feriali: ore 8.10 Messa conventuale. Nei giorni festivi visite guidate con un monaco (offerta libera) ogni mezz’ora dalle 14.30 alle 16.30 (inverno); dalle 15.30 alle 17.30 (estate). Nei feriali una all’ora (15-17). Sabato anche alle 11.

 

Testo di Alberto Friso

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