N. 11 - 2019 17 marzo 2019
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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Una vita non più prigioniera dell’ovvio, ma piena di gioia e di bene

Nel suo messaggio per la prossima giornata di preghiera per le vocazioni, il Papa  ci invita a tornare all’origine delle nostre scelte: la sorpresa di un incontro che dà senso all’esistenza

 

Cari amici lettori, nei giorni scorsi è stato reso pubblico il messaggio del Papa per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebrerà il prossimo 12 maggio. Anche se mancano un paio di mesi all’appuntamento, in questo tempo di Quaresima è utile riflettere e pregare sulla nostra stessa vocazione. È anche un invito a unirvi a tutta la Famiglia paolina per celebrare con noi l’Anno vocazionale. Di che cosa si tratta? Sollecitati dal recente Sinodo dei giovani, che aveva nel tema la fede e il discernimento vocazionale, i nostri superiori hanno pensato di indire un anno per «per riscoprire, con gioia, il mistero della nostra vocazione paolina e per proporre ai giovani la santità come “il volto più bello della Chiesa”». Un anno «di preghiera, riflessione e di tante iniziative». Cari amici, anche voi fate parte, in senso ampio, della nostra famiglia. Condividete, allora, con noi questo anno vocazionale, unendovi nella preghiera e partecipando se possibile ai diversi appuntamenti locali, per riscoprire il progetto di Dio sulla vostra vita e ravvivare il dono di Dio: dono della vita, chiamata alla vita cristiana, vocazione al matrimonio o alla vita consacrata (per altre informazioni visitate il sito delle nostre sorelle Apostoline: www.apostoline.it).

Per la nostra riflessione e preghiera le parole del messaggio di papa Francesco sono illuminanti. Prima di tutto, per ravvivare il dono ricevuto, che magari è come brace coperta da un mucchio di cenere, è necessario tornare all’origine della nostra chiamata. «È successo così con la persona con cui abbiamo scelto di condividere la vita nel matrimonio», scrive il Papa, «o quando abbiamo sentito il fascino della vita consacrata: abbiamo vissuto la sorpresa di un incontro e, in quel momento, abbiamo intravisto la promessa di una gioia capace di saziare la nostra vita». Che bello! E che nostalgia! Ma il progetto di Dio su di noi, il suo desiderio «è che la nostra vita non diventi prigioniera dell’ovvio, non sia trascinata per inerzia nelle abitudini quotidiane e non resti inerte davanti a quelle scelte che potrebbero darle significato». Non dobbiamo allora aver paura di rispondere alla chiamata di Dio, ma fidarci di lui e impegnarci con tutte le forze, rinnovando il nostro sì. Sull’esempio della Vergine Maria. Il suo, ricorda il Papa, «è stato il “sì” di chi vuole coinvolgersi e rischiare, di chi vuole scommettere tutto, senza altra garanzia che la certezza di sapere di essere portatrice di una promessa».

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