N. 11 16 giugno 2013
Migranti

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IL MEDICO-CORAGGIO CHE HA VINTO L’ODIO

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Izzeldin Abuelaish

IL MEDICO-CORAGGIO CHE HA VINTO L’ODIO

Avrebbe potuto scegliere la vendetta, dopo che una cannonata gli ha ucciso tre figlie. Invece Izzeldin Abuelaish, ginecologo musulmano palestinese, è diventato un alfiere della non violenza. E gira il mondo per dare testimonianza.

 

Scene di morte e rovina nella Striscia di Gaza

MORTE NELLA STRISCIA DI GAZA - Tra il 2008 e il 2009 l’esercito di Israele ha condotto l’operazione Piombo fuso con bombardamenti sui territori palestinesi della striscia di Gaza (foto di MOHAMMED SALEM/REUTERS).

«La strada più realistica per la pace tra israeliani e palestinesi sta nelle persone e nelle loro scelte. Nulla può essere imposto. Riconoscere il diritto di tutti a vivere liberi, riconoscere che la sicurezza di Israele è legata a quella dei palestinesi, che la libertà degli uni dipende da quella degli altri è una scelta. Certo, la soluzione politica non può che essere legata a due Stati coesistenti l’uno accanto all’altro».

Tra le tante parole che circondano il dramma infinito del conflitto mediorientale, queste meritano di essere ascoltate e meditate. Perché chi le pronuncia la scelta l’ha fatta. Ed è stata una scelta di formidabile testimonianza. Izzeldin Abuelaish, ginecologo musulmano, non parla di carte e di schemi diplomatici. La guerra gli ha bruciato la carne, devastandogli – con la cannonata di un tank israeliano durante l’operazione Piombo fuso, nel 2009 – la  casa e massacrando sotto i suoi occhi tre delle figlie e una nipote.

Il dottor Abuelaish ha deciso di spezzare la spirale dell’odio che lo stava ghermendo e ha scelto: «Io non odierò». Nella sua vertiginosa semplicità, la frase è diventata il titolo di un libro best seller (in Italia edito da Piemme), ma soprattutto è diventata il manifesto di un cambiamento possibile, che il medico palestinese, che ora vive e lavora a Toronto, porta in giro per il mondo ovunque lo chiamino.

Al santuario di Oropa hanno pensato a lui per una testimonianza nel ciclo di incontri Le vie della Parola e lui ha lasciato il Canada per salire al santuario mariano dove centinaia di persone, pochi giorni fa, hanno ascoltato la sua estimonianza. C’era anche Credere. Qualcuno ha scritto che il dialogo non lo fanno “le religioni”, ma gli uomini religiosi. Se ne ha conferma ascoltando Abuelaish: «Perché siamo stati creati? Per combatterci o per cercare la felicità? Ciascuno può rispondere guardando al suo cuore. Scoprendo che dolore e sofferenza non vengono da Dio, ma dagli uomini. Quindi noi, con l’aiuto di Dio, possiamo cambiare». Parole che provano come il musulmano Abuelaish appartenga a quella schiera che, nel linguaggio del Concilio, comprende «gli uomini e le donne di buona volontà».

Nato in un campo profughi di Gaza, affermatosi professionalmente al punto da diventare il primo medico palestinese a lavorare stabilmente in un ospedale israeliano, Abuelaish vede travolta la conquistata serenità familiare nel giro di pochi mesi: prima dalla morte improvvisa della moglie e poi dalla guerra. «Pochi istanti dopo aver visto tre delle mie figlie letteralmente annegare nel loro sangue, ho capito che Dio mi parlava attraverso quel fatto orribile e inimmaginabile. Vedete, dietro ogni vittima c’è una storia, un volto, una famiglia. Ho ripensato a quanto mi avevano insegnato le mie figlie, loro che dicevano che la violenza non si vince con la violenza ora erano morte! Avevo il diritto di odiare per quello che mi era stato fatto! Ma…», e qui il volto di Izzedin si riga di lacrime, «le vedevo davanti a me e pensavo: “Cosa vi potrò dire? Che ho odiato per voi?”».

Nell’appello a «non permettere che l’odio ci avvolga perché è un veleno che distrugge anche chi lo porta» c’è l’eco della professione medica di Abuelaish che si fonde con la sua visione della responsabilità personale: «Non sottostimatevi. Iniziate con il visitare gli anziani, con l’aiutare i vicini. Voi potete fare la differenza per chi vi è accanto!».

«La medicina», prosegue, «è un potente fattore di uguaglianza, pace e giustizia. Negli ospedali le persone sono trattate da eguali e quindi devono esserlo anche al di fuori di essi». Infine un altro, sorprendente spunto sul valore delle donne: «Quando visitate un Paese, se volete capirlo a fondo non chiedete del Pil, ma del livello di istruzione delle donne. È il primo indicatore del vero sviluppo. Se educate al rispetto, alla cura della salute della mente e del corpo, le donne educano, a loro volta, i figli, i mariti e, quindi, le nazioni! Io sono convinto che il XXI secolo sarà il secolo delle donne e mi piace riaffermarlo qui, in questo luogo sacro e di fronte all’immagine della Vergine Maria, che la pace sia con lei». C’è tempo per una domanda su papa Francesco: «Il suo messaggio e la sua buona volontà potranno molto. I leader religiosi possono indirizzare i popoli: nelle religioni vi sono messaggi di comprensione e tolleranza. Dobbiamo lavorare insieme per diffonderli».

Testo di Marco Berchi

 

Per approfondire il tema: Non odierò >

 

Io non odierò - La copertinaLa testimonianza e l'insegnamento di Izzeldin Abuelaish, un libro per comprendere che spezzare la spirale dell'odio è possibile.

 

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