N. 12 2014 23 marzo 2014
Antonio Spreafico

Un amore più forte della Sla

Antonio Spreafico, architetto di Lecco, due anni fa è stato colpito dal terribile male. Ma la fede in Dio e la moglie Emilia…

L’editoriale di don Antonio Rizzolo

Nessuno è perduto agli occhi di dio

Cari amici lettori, il numero di Credere di questa settimana ha come filo conduttore il perdono...

Fabrizio Gatta

Ho lasciato la tv per andare in missione tra i giovani

Il popolare conduttore, già volto di Linea Verde, per la prima volta racconta la sua conversione: ora studia teologia e…

Sud Sudan

Inferno Sud Sudan venti giorni in fuga nella foresta

Di corsa nella boscaglia pregando di non esser colpiti dalle pallottole. Così un gruppo di missionari comboniani si è salvato…

Sud Sudan: le rilfessione

Senza perdono non c’è futuro

Da Juba parla padre Moschetti, superiore dei Comboniani: «La parola più in voga è vendetta, ma serve riconciliazione.…

Carlo Urbani

Che medico sarei se fuggissi?

È la domanda che Carlo Urbani, il “dottore della Sars”, fa alla moglie che lo implora di tornare a casa per scampare…

Padre Gianfranco Testa

Chi perdona è più felice

Padre Gianfranco Testa dedica la sua vita alla pastorale della riconciliazione. «Ho capito che la rabbia rende schiavi,…

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L’editoriale di don Antonio Rizzolo

Nessuno è perduto agli occhi di dio

Cari amici lettori, il numero di Credere di questa settimana ha come filo conduttore il perdono. Per il 28-29 marzo, infatti, papa Francesco ha indetto una giornata speciale dedicata al sacramento della Riconciliazione. L’ha voluta chiamare 24 ore per il Signore e ne ha affidato l’organizzazione al Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. È stato preparato anche un libretto per vivere bene l’appuntamento, intitolato Celebrare la misericordia del Signore.

Da questo sussidio abbiamo preso spunto per il dossier al centro della rivista e per molte delle storie di fede che vi raccontiamo. Partendo da quella di Fabrizio Gatta, conduttore televisivo di programmi di servizio come Linea Verde, il quale racconta in esclusiva per noi il suo cammino di conversione. A tutti, in ogni situazione della vita, è data la possibilità di riconciliarsi con il Signore. Nessuno è così peccatore o lontano da Dio da essere escluso. Papa Francesco ce lo ricorda fin dai primi giorni del pontificato: «Dio ci perdona sempre, non si stanca di perdonare. E noi non dobbiamo stancarci di andare a chiedere perdono».

Non è un caso che siano state scelte le date del 28 e del 29 marzo. La successiva quarta domenica di Quaresima, infatti, nella tradizione della Chiesa è chiamata Dominica in Laetare. L’espressione deriva dall’antifona tratta dal Salmo 121: «Laetare Jerusalem», cioè «Rallégrati, Gerusalemme». È dunque la domenica della gioia. Sì, perché la gioia più bella viene dal perdono. Anzi, è Dio stesso che gioisce, si rallegra, fa festa per ogni peccatore pentito. Lo leggiamo nel Vangelo: il Signore è un pastore in cerca della pecora perduta, quando la ritrova «se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me». Il Signore è paragonato anche a un padre, che attende giorno e notte il ritorno del figlio minore che se n’era andato sperperando tutto e autodistruggendosi: «Quando era ancora lontano», leggiamo nel Vangelo di Luca, «il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò». E subito fa portare il vestito più bello, gli mette l’anello al dito e fa imbandire un grande banchetto. Si deve far festa, dice il padre, «perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Approfittiamo anche noi, cari amici, di questa opportunità di accostarci al sacramento del perdono. Nessuno è perduto agli occhi di Dio. Egli ci attende per ricolmarci della sua misericordia, fare festa con noi e farci assaporare la pienezza della gioia.

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