N. 12 - 2018 25 marzo 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

La Settimana santa, con il culmine nel Triduo, è il centro della vita cristiana

Partecipiamo con intensità a questi giorni che culminano nella Pasqua di passione, morte e risurrezione. Per scoprire che…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

La Settimana santa, con il culmine nel Triduo, è il centro della vita cristiana

Partecipiamo con intensità a questi giorni che culminano nella Pasqua di passione, morte e risurrezione. Per scoprire che ci toccano da vicino, perché tutti abbiamo bisogno di speranza

 

Cari amici lettori, questo numero porta la data della domenica delle Palme, che apre la Settimana santa. Per noi cristiani sono i giorni più importanti dell’Anno liturgico, che culminano nel Triduo pasquale della passione, morte e risurrezione del Signore. Vi invito a vivere intensamente questa settimana, partecipando alle celebrazioni liturgiche e facendovi aiutare dai molti sussidi disponibili (vi segnalo i nostri mensili liturgici Insieme nella Messa, Parola e preghiera e Amen). È una sfida, oggi, perché “sentiamo” molto più nostro il Natale, rispetto alla Pasqua. Ne parliamo, a pagina 50, con un’esperta liturgista. Una sfida che vi invito a raccogliere, perché la Pasqua è il centro della vita della Chiesa e noi cristiani siamo persone “pasquali”, crocifissi e sepolti con Cristo e risorti con lui per una vita nuova.

Sono tanti gli elementi che ci spingono a vivere bene questa settimana. Già l’aggettivo «santa» ci rivela la sua importanza. In greco c’è una formula ancora più forte: «Settimana grande e santa». Sì, è proprio così, perché noi celebriamo la straordinaria grandezza dell’amore di Dio per noi. Nel rito ambrosiano si parla, invece, di «Settimana autentica». Un nome antico che la indica come la settimana più importante o come la settimana “vera”, modello per tutte le altre. Ma c’è anche un altro significato, che il cardinale Angelo Scola, arcivescovo emerito di Milano, così esplicitava: «Con l’aggettivo “autentico” noi identifichiamo la piena verità di una cosa. Infatti in questa che è la settimana per eccellenza la Chiesa ci fa celebrare Gesù Cristo passo, morto e risorto come la verità della nostra esistenza». Una verità, prosegue il cardinale, «tanto sconvolgente quanto liberante: il prezzo della salvezza di ciascuno di noi è il sangue del Figlio di Dio così che, alla fine, ogni vita trova il suo valore nel Figlio di Dio incarnato; nulla di essa va perduto perché tutto è abbracciato dalla misericordia del Padre. Tutto è caricato sulle spalle di Suo Figlio, crocifisso sul palo ignominioso della Croce per risorgere a nuova vita la mattina di Pasqua».

Una bella sintesi che ci può aiutare ad amare la Pasqua almeno quanto il Natale. In gioco non ci sono i sentimenti di tenerezza e di nostalgia che il Bambino Gesù ci ispira, ma la nostra stessa vita, spesso prigioniera della fatica e della rassegnazione, della stanchezza e della disillusione, della sofferenza e del dolore. Ebbene, il Cristo risorto ci invita ad alzare lo sguardo, a scoprire che la luce c’è ancora, a ritrovare coraggio e speranza, a credere nella forza dell’amore e nei miracoli che la grazia di Dio può fare. Anche per ciascuno di noi.

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