N. 12 - 2018 25 marzo 2018
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IL MAESTRO DELLA PASSIONE

Una mostra in tre sedi racconta il genio di Gaudenzio Ferrari, pittore rinascimentale cui si devono le scene più belle del Sacro Monte e l’intensa rappresentazione della crocifissione a Varallo

La cappella del Sacro Monte di Varallo dedicata alla Passione

Gaudenzio Ferrari è già un pittore affermato quando, nell’ultimo scorcio del 1400, incontra il progetto del francescano Bernardino Caimi, il papà dei Sacri Monti. L’artista si era formato a Milano, dove aveva interpretato in modo originale la lezione di Leonardo e di Bramante, la sua bottega aveva ricevuto incarichi importanti ed era votata al successo, ma quell’incontro era destinato a cambiare la sua vita. Gaudenzio infatti viene letteralmente folgorato dal cantiere della Nuova Gerusalemme in costruzione sul monte di Varallo, nella sua Valsesia. Si sente subito investito dal fuoco di una grande missione, quella di allestire un itinerario di preghiera nei luoghi della passione di Cristo fatti rivivere proprio lì, nella sua terra, esonerando i pellegrini da viaggi interminabili e soprattutto pericolosi, sotto la minaccia dei turchi.

UNA MISSIONE DI FEDE
A tal punto ne viene coinvolto che, da adesso in avanti, per Gaudenzio non si tratta più di eseguire delle semplici commissioni. Il Sacro Monte di Varallo diventa il “suo” Sacro Monte, il che spiega la potenza comunicativa delle cappelle che ne portano la firma, tappe di un personalissimo percorso di fede.

Quella di Varallo è una vera impresa, ma la sua arte andrà ancora oltre. Ferrari è stato indubbiamente uno dei grandi interpreti del nostro Rinascimento, eppure l’artista, nato tra il 1475 e il 1480 a Valduggia, nella provincia di Vercelli, e morto a Milano nel 1546, è ancora per molti poco più che uno sconosciuto. Quasi ignorato il grande rilancio che ne fece negli anni Sessanta lo scrittore e critico d’arte Giovanni Testori, appassionato cultore della formula dei Sacri monti. Proprio a Testori si deve la definizione di «teatro montano» a proposito di questo inedito connubio di arte, fede e sacra rappresentazione che, anche grazie al genio di Gaudenzio, a partire da Varallo si propagò nelle vallate del Piemonte e della Lombardia (a Orta, Ghiffa, Domodossola, Crea, Varese, Ossuccio...) dando vita a un insieme unico al mondo, oggi patrimonio Unesco.

In fondo Gaudenzio Ferrari è stato e rimane un antidivo. Uno spartiacque a questo proposito è rappresentato dal viaggio che lui fece alla volta di Roma, intorno al 1505. Una delle poche certezze della sua biografia. È documentata infatti la sua presenza accanto ai maggiori protagonisti della scena romana, a cominciare da Raffaello. Poteva essere la grande occasione per ricevere incarichi da committenze importanti, se solo l’avesse sfruttata, come fecero altri artisti non certo dotati del suo talento. A Roma Gaudenzio si trova di fronte a un bivio e sceglie di tornare nella sua terra, rinunciando anche alla costruzione del suo mito. Ragione per cui della sua vita conosciamo solo l’essenziale.

Sappiamo che si sposò una seconda volta, dopo essere rimasto vedovo e avere avuto dalla prima moglie un figlio, Gerolamo, che forse collaborò alla sua bottega. Sappiamo che aveva una casa a Varallo, nella piazza del paese, che decise di vendere poco prima di trasferirsi a Milano, nell’ultima parte della vita. Le sue opere ci dicono di una fede profonda, che con ogni probabilità condizionò le sue scelte.

Dopo il viaggio a Roma Gaudenzio intensifica la sua partecipazione al cantiere del Sacro Monte, dove è pittore, scultore, scenografo e anche architetto. Si dedica infatti anche alla progettazione architettonica di alcune cappelle, collaborando attivamente con gli artigiani locali.

NELLA VITA DI CRISTO
Le cappelle realizzate sicuramente da lui sono quelle del Viaggio dei Magi e della Crocifissione, ma ci sono suoi interventi anche in altre come per esempio le cappelle dell’Adorazione del Bambino, dell’Annunciazione, dell’Adorazione dei pastori, della Circoncisione e della Salita al Pretorio. In questi anni Gaudenzio lavora anche nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, sempre a Varallo, dove lascia uno dei suoi capolavori più spettacolari, il famoso “tramezzo” ossia il sontuoso ciclo di affreschi con le Storie della vita e Passione di Cristo.

Negli stessi anni dell’impegno di Varallo accetta commissioni nella Valtellina e lascia testimonianze fondamentali a Saronno e a Vercelli, prima di trasferirsi definitivamente a Milano, dove rimarrà fino alla morte.

RAFFINATEZZA E POPOLARITÀ
La cifra dell’arte di Gaudenzio rimane quella di un linguaggio raffinato, colto e insieme genuinamente popolare ed emotivamente coinvolgente, sempre ricco di interiorità senza rinunciare alla poesia di un’immediatezza quasi tattile. In un’epoca in cui altri artisti entrano in crisi, mentre si preparano la Controriforma e le guerre di religione, la sua fede rimane salda e luminosa, capace di trasmettere una visione pacificata del mondo e della natura.

La mostra Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari, inaugurata il 24 marzo, è articolata in tre sedi – Varallo, Vercelli e Novara – e si estende anche nelle chiese e negli edifici del territorio dove sono presenti le opere del maestro. La grande iniziativa vuole non solo promuovere la conoscenza dell’artista, ma anche scandire più puntualmente la sua carriera e risolvere alcuni nodi della biografia e delle sue modalità di lavoro. L’esposizione permette anche di ricomporre per la prima volta le opere di grande formato smembrate e disperse presso diverse sedi museali. Un’occasione forse irripetibile per imparare ad amare un grande maestro.

LA CAPPELLA SISTINA DEL PIEMONTE CHE “RAPISCE” LO SPETTATORE
La cappella della Crocifissione, definita la «Cappella Sistina del Piemonte», rappresenta il vertice della testimonianza che Gaudenzio Ferrari ha lasciato a Varallo. Si tratta di un grande dramma corale, una sorta di racconto cinematografico in cui gli affreschi si integrano con le sculture. I personaggi raffigurati sono valligiani, amici del pittore, pastori, donne, bambini, cagnolini: un mondo che si muove verso la croce, in cui le figure dipinte e quelle in rilievo quasi non si distinguono, in un potente gioco illusionistico che avvolge lo spettatore.

NON SOLO IN MOSTRA
Alle opere proposte nelle sedi della mostra si aggiungono le testimonianze del maestro presenti nel territorio, parti essenziali dell’esposizione. A Varallo, oltre naturalmente alle cappelle del Sacro Monte, all’esterno della cappella della Madonna di Loreto, si può ammirare nella lunetta una Natività attribuita a Gaudenzio, mentre all’interno è sua la statua della Madonna del latte. La cappella si visita la domenica alle ore 11 e alle ore 16 con una navetta che parte dalla sede della mostra. A Vercelli le testimonianze più importanti sono quelle dei grandi cicli pittorici della chiesa di San Cristoforo, con la Cappella della Maddalena, l’affollata e teatrale scena della Crocifissione e la Cappella della Beata Vergine. Due capolavori assoluti dell’artista piemontese come L’Ultima Cena (dipinta da Sperindio Cagnoli da un disegno di Ferrari) e Lo sposalizio mistico di santa Caterina, collocati nelle cappelle del Duomo di Novara, in occasione della mostra sono eccezionalmente esposti negli spazi del complesso del Broletto.

ORGANIZZARE LA VISITA
La mostra Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari, articolata nelle tre sedi della Pinacoteca e Sacro Monte a Varallo Sesia, dell’Arca a Vercelli e del Broletto a Novara, è aperta dal 24 marzo al 1° luglio, con un prolungamento al 16 di settembre solo per quanto riguarda Varallo. Il percorso si compone di un centinaio di dipinti, disegni e sculture. Presenti anche opere di suoi contemporanei: sia degli artisti che per Gaudenzio sono stati importanti, come Leonardo e Perugino, sia di chi si è formato alla sua lezione, con prestiti dalle istituzioni del territorio e da importanti musei stranieri. Il criterio espositivo è cronologico. A Varallo viene affrontato il primo periodo della carriera, dagli anni della formazione fino alla grande prova del cantiere del Sacro Monte. A Vercelli la stagione della maturità e infine a Novara l’ultima parte della sua attività, che si confronta con il diffondersi del Manierismo. Ciascuna delle tre sedi ha propri biglietti d’ingresso, ma è disponibile un ticket cumulativo a 20 euro. Info www.gaudenzioferrari.it.

Testo di Simonetta Pagnotti

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