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La quaresima “urgente” dei rifugiati
Fare teatro con dieci immigrati africani è l’occasione – anche per loro – di lasciarsi alle spalle tutto per scommettere…
Ite, missa est di Emanuele Fant
La quaresima “urgente” dei rifugiati
Fare teatro con dieci immigrati africani è l’occasione – anche per loro – di lasciarsi alle spalle tutto per scommettere sull’essenziale
La Quaresima è ricerca dell’essenziale. Quaranta giorni di deserto con il mal di testa per il sole e il bruciore alle piante dei piedi, per ottenere in cambio l’eclissi delle distrazioni. Tra le dune, si cammina rivolti a un solo bisogno primario: l’urgenza di bere. L’acqua che disseta il cristiano è la certezza che non dovrà mai morire, detta risurrezione.
Io, aspettando la Pasqua 2017, ho una occasione speciale: sto facendo teatro con dieci immigrati dell’Africa nera. Loro, il deserto, lo hanno appena superato davvero e, se gli parli di mare, vedi il terrore negli occhi, così diverso dal mio sereno ricordo delle vacanze estive.
Il nostro spettacolo ha come trama la parte iniziale dell’Odissea, dove Omero racconta le peregrinazioni del ventenne Telemaco alla ricerca del padre che non è più tornato dalla guerra di Troia. È una storia lontana dalla loro cultura, ma se è un capolavoro deve valere per tutti. Infatti i miei attori mi hanno spiegato che Penelope – la madre che resta – è un perfetto alter-ego dei loro genitori, ancora a casa in pericolo. I Proci – che provano a usurpare il trono di Ulisse, e ne consumano i beni in sua assenza – si comportano con la stessa spregiudicatezza delle grandi compagnie straniere, in cerca di minerali preziosi utili alla fabbricazione dei cellulari. E poi, soprattutto, quel ragazzo ventenne, che sfida il mare per riconoscersi uomo, sono loro: coraggiosi, sprovveduti, intemperanti, ma sempre certi che alla fine c’è qualcuno che li aspetta.
Anche in un appartamento vicino a Milano, i miei nuovi amici africani si sentono un po’ tra le dune: guardati male da molti, circondati da abitudini e sapori che faticano a decifrare. E io mi sono convinto che anche a loro, in questo tempo speciale, è richiesto di aderire a una Quaresima intima e senza riti esteriori: ora che hanno lasciato tragicamente alle spalle tutto ciò a cui volevano bene, possono solo scommettere sull’essenziale: stabilire chi sono. Che è molto più urgente di trovare un lavoro.
Illustrazione di Emanuele Fucecchi