L’amore di Gesù Cristo per ciascuno di noi è più forte della morte
Un augurio di buona Pasqua a ciascuno di voi e alle vostre famiglie! La fede nella risurrezione ci sostenga nelle prove della…
La risurrezione? Un mistero che ci interroga tutti
Il noto attore svela a Credere come vive la spiritualità: «Spesso si pensa che essere credente voglia dire astrarsi dalla…
Ho immaginato le parole di Maria nel silenzio del Sabato santo
La figlia del famoso regista Pupi Avati è l’autrice di un libro sulla madre di Gesù alla vigilia della risurrezione. A Credere…
Sui passi della Sacra Famiglia
Un nuovo itinerario, tra Il Cairo e il delta del Nilo, porta i pellegrini nei luoghi dove Maria e Giuseppe si rifugiarono…
È proprio necessaria la ricognizione della salma di un santo?
Ragioni per compiere questa operazione sono l’accertamento dell’identità e la possibilità di prelievi per preparare reliquie
C’è una crepa in ogni cosa, e da lì entra la luce
Ogni Pasqua è preceduta dal suo calvario. La luce di Gesù risorto ci aiuti a superare le difficoltà che la vita ci pone nel…
Egitto
Sui passi della Sacra Famiglia
Un nuovo itinerario, tra Il Cairo e il delta del Nilo, porta i pellegrini nei luoghi dove Maria e Giuseppe si rifugiarono per salvare Gesù dalla strage degli innocenti. Alla scoperta della spiritualità della Chiesa copta
I Vangeli dedicano poche righe alla fuga della Sacra famiglia. «Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto...”», scrive l’evangelista Matteo. Da Betlemme parte un neonato di tre mesi, impara a camminare e a parlare nella terra dei faraoni, torna in Israele quando ha quasi quattro anni. «Gesù ha visto le piramidi, ha parlato la nostra lingua, è come se avesse voluto mettere le basi del cristianesimo in Egitto», dice fiero padre Angelos, parroco della chiesa copto-ortodossa di San Sergio, «Abu Serga», nel cuore dell’antico Cairo.
Nella cripta dove hanno celebrato san Pietro e l’evangelista Marco, fondatore dell’antica tradizione cristiana che oggi conta circa 13 milioni di copti-ortodossi e poco più di 300 mila copti-cattolici, una pietra è indicata come luogo dove Gesù ha riposato, il pavimento è quello originario dei tempi apostolici, così come l’antico fonte battesimale. «L’Egitto è stato benedetto da Dio, dalla Sacra famiglia che ha visitato la nostra terra per sfuggire ai soldati di Erode», aggiunge padre Angelos. «Noi copti siamo un ponte tra l’antica cultura egizia e l’oggi. C’è stata un’inculturazione del cristianesimo, basti pensare che in alcune occasioni preghiamo con la musica usata ai tempi dei faraoni». Come il Venerdì santo quando il kanun, millenario strumento a corde, riproduce la melodia dei funerali celebrati all’ombra delle piramidi.
CHIESE, MOSCHEE E SINAGOGHE
La zona del Cairo copto è detta «delle sette chiese», ed è vicina alla moschea Amr, la prima costruita dagli arabi, e alla sinagoga di Ben Ezra, dove la tradizione vuole sia stato ritrovato il piccolo Mosè. Qui vivevano gli ebrei dei tempi di Gesù e qui, secondo la tradizione, la Sacra famiglia fece tappa per trovare riparo.
Le testimonianze tramandate nei secoli; la devozione legata ai luoghi dove sono nati monasteri e santuari, per la maggior parte fatti costruire da Elena, la madre dell’imperatore Costantino; e soprattutto l’apparizione della vergine Maria a papa Teofilo, ventitreesimo Patriarca copto, che rivelò i 28 luoghi toccati dalla Sacra famiglia in Egitto prima di tornare in Israele, sono le fonti su cui si basano le tappe del pellegrinaggio. La famiglia, inoltre, secondo la tradizione, non sarebbe stata sola, ma accompagnata da una quarta persona – la cugina Salumi, ritratta anche in alcune icone – che si accodò per aiutare Maria alla prese con il bambino.
Nell’antico cuore del Cairo, blindato dalle forze dell’ordine per gli attentati che hanno preso di mira negli ultimi anni la comunità copta, un’altra tappa del pellegrinaggio è la cosiddetta “chiesa sospesa”, dedicata a san Giorgio, costruita tra due torri dell’antica fortezza romana di Babilonia, che risale al III-IV secolo dopo Cristo.
Sempre al Cairo, ma in una zona più periferica, a Maadi, il pellegrinaggio fa sosta alla chiesa e al monastero sul Nilo, dedicati alla Vergine Maria. Un mosaico ricorda che proprio dalla grotta che affaccia direttamente sulle sponde del fiume si sarebbe imbarcata la Sacra famiglia continuando la sua fuga. L’altare nella cripta è ricoperto dai biglietti di preghiera dei fedeli che arrivano in pellegrinaggio. Nelle vetrine del piccolo museo si conserva la cosiddetta “Bibbia galleggiante”. È il testo che quando è stato recuperato dal Nilo, il 12 marzo del 1976, era aperto sulle pagine dove Isaia dice: «Benedetto sia l’Egitto mio popolo…».
UN NUOVO PELLEGRINAGGIO
Come in qualunque luogo di pellegrinaggio, nelle strade delle basiliche, soprattutto nel quartiere copto, non mancano souvenir e ninnoli religiosi, spesso accanto a piccole piramidi e scarabei azzurri. Gli stranieri ricominciano a fare capolino e su questo turismo l’Egitto sta puntando con forti investimenti, basti pensare ai 20 milioni di euro stanziati per creare le infrastrutture necessarie a rendere accessibili le principali tappe del percorso della Sacra famiglia, che arrivano, seguendo il Nilo, a sud fino al monte di Assiut, dove sorge un monastero dedicato alla Santa Vergine.
I luoghi meglio organizzati e già fruibili si sviluppano principalmente tra il Cairo e la zona di Wadi El Natrun, un centinaio di chilometri a nord-ovest dalla capitale, dove ancora oggi diversi monasteri testimoniano la fioritura di un monachesimo che in passato ebbe qui una sua culla rigogliosa.
A Wadi el Natrun – la “valle dei nitrati” per gli otto laghi contenenti questa sostanza chimica – la presenza della Sacra famiglia è testimoniata dalle centinaia di monasteri che sorsero nei primi secoli, oggi ridotti a quattro, e dalla fonte di acqua dolce tra quelle ai nitrati, considerata dai fedeli un segno del passaggio miracoloso di Maria.
UNA CHIESA DI MARTIRI
Entrando nella chiesa della Vergine «Deir el Sourian», che grazie ai restauri sotto la calce sta rivelando una serie di affreschi antichi, o quella del santo Beshoy, dove si visita la grotta dell’eremita e dove si conserva il memoriale di papa Shenuda, si respira la devozione di un popolo che venera con grande rispetto le reliquie dei santi e le icone, e che nei monaci che ancora affollano a centinaia questi luoghi vede un segno della benevolenza divina. «I monasteri stanno vivendo una fioritura di vocazioni», dice padre Sergious, «grazie anche ai tanti martiri, antichi e moderni, che sono uno dei pilastri della nostra Chiesa».
Trasformati nei secoli in fortezze per difendersi dagli attacchi esterni, i monasteri sono oasi di pace, di verde, di silenzio. Da qui passeranno i pellegrini, su una rotta che viene rilanciata come «uno dei tanti frutti della visita di papa Francesco in Egitto dell’aprile del 2017 e delle sue ottime relazioni con il papa copto-ortodosso Tawadros. L’arrivo dei pellegrini migliorerà il dialogo ecumenico», sostiene Claudius, monaco a El Sourian. Nel monastero, aggiunge «arrivano anche molti musulmani. Proprio per la devozione alla Vergine Maria».
IL RILANCIO DOPO LA VISITA DI FRANCESCO
Ritorno della Sacra famiglia dall’Egitto è l’icona donata da Francesco, il 29 aprile 2017, al seminario maggiore copto di al-Maadi. Il viaggio apostolico del Papa, per la Chiesa copta, è stato un forte incoraggiamento a riprendere il cammino della Sacra famiglia. Buone relazioni confermate, il 4 ottobre scorso durante l’udienza generale, con la benedizione dell’icona della Fuga in Egitto, portata a Roma da una delegazione del governo egiziano.
ORGANIZZARE LA VISITA
«Che le tappe siano 28 o dieci non importa. Questa tradizione ci fa capire quanto questo popolo, nel corso dei secoli, abbia tenuto vivo il ricordo della presenza della Sacra famiglia in Egitto»: don Giovanni Toni, assistente regionale del Lazio per l’Unitalsi, sarà uno dei partecipanti al pellegrinaggio che si terrà dal 15 al 21 giugno nei luoghi descritti in questo articolo. Info: www.unitalsi.it, tel. 800/06.20.26. Nel 2018, anno che l’Egitto dedica al tema della disabilità, sarà infatti proprio l’Unitalsi, con il vescovo di Viterbo Lino Fumagalli, a inaugurare il cammino dei pellegrini sulle orme della Sacra famiglia. «Proporremo un itinerario di fede inedito: Gerusalemme, Betlemme, passando per il Sinai, giungendo poi al Cairo e visitando i monasteri nella zona di Wadi el Natrun», dice Preziosa Terrinoni, presidente della sezione laziale. «Questo cammino», sottolinea don Toni, «riprende proprio in un momento in cui tanti nostri fratelli dal nord Africa arrivano sulle nostre coste. Rifugiati, in fuga proprio come la Sacra famiglia».
Testo di Vittoria Prisciandaro