N. 13 - 2018 1° aprile 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

L’amore di Gesù Cristo per ciascuno di noi è più forte della morte

Un augurio di buona Pasqua a ciascuno di voi e alle vostre famiglie! La fede nella risurrezione ci sostenga nelle prove della…

Michele La Ginestra

La risurrezione? Un mistero che ci interroga tutti

Il noto attore svela a Credere come vive la spiritualità: «Spesso si pensa che essere credente voglia dire astrarsi dalla…

Mariantonia Avati

Ho immaginato le parole di Maria nel silenzio del Sabato santo

La figlia del famoso regista Pupi Avati è l’autrice di un libro sulla madre di Gesù alla vigilia della risurrezione. A Credere…

Egitto

Sui passi della Sacra Famiglia

Un nuovo itinerario, tra Il Cairo e il delta del Nilo, porta i pellegrini nei luoghi dove Maria e Giuseppe si rifugiarono…

In dialogo con don Vincenzo

È proprio necessaria la ricognizione della salma di un santo?

Ragioni per compiere questa operazione sono l’accertamento dell’identità e la possibilità di prelievi per preparare reliquie

Ite, missa est di Enzo Romeo

C’è una crepa in ogni cosa, e da lì entra la luce

Ogni Pasqua è preceduta dal suo calvario. La luce di Gesù risorto ci aiuti a superare le difficoltà che la vita ci pone nel…

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Ite, missa est di Enzo Romeo

C’è una crepa in ogni cosa, e da lì entra la luce

Ogni Pasqua è preceduta dal suo calvario. La luce di Gesù risorto ci aiuti a superare le difficoltà che la vita ci pone nel suo cammino

Ite missa est. Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Da ogni difficoltà nasce una nuova possibilità. La Pasqua, col suo passaggio dalla morte alla vita, ci insegna questo. Una canzone di Leonard Cohen, cantautore e poeta canadese, dice che «c’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce». Dovremmo perdere meno tempo a stuccare le nostre crepe e dedicarci di più a contemplare ciò che grazie a quelle fessure viene illuminato.

Monsignor Claverie, il vescovo di Orano assassinato nel 1996, diceva in una delle ultime omelie: «La Chiesa adempie alla sua vocazione e alla sua missione quando è presente sulle fratture che crocifiggono l’umanità… In Algeria siamo su una di queste linee sismiche che attraversano il mondo: Islam-Occidente, Nord-Sud, ricchi-poveri. E ci sentiamo al nostro posto, perché è in questi luoghi che si può intravedere la luce della risurrezione». Una collega una volta mi ha fatto notare che «risurrezione» è un termine femminile, come lo è la parola Chiesa, che è “madre” e perciò deve allontanare da sé il rischio di rimanere sterile. La risurrezione è ciò che rende feconda la fede e, dunque, la Chiesa.

Marie, la madre del pilota e scrittore Antoine de Saint-Exupéry, compose nella Pasqua del 1945 una poesia per il figlio, scomparso nella sua ultima missione aerea. «Dovunque cerco il mio bambino: non so niente di lui, ma “la sua fame di luce era tale ch’egli è salito”, pellegrino delle stelle. È arrivato alle lanterne di Dio? Ah! Se lo sapessi, piangerei meno sotto il mio velo». Madame Marie faceva riferimento a Volo di notte, romanzo del figlio, quando il pilota Fabien alle prese con l’uragano vede tra le nubi il chiarore delle stelle. Se il pilota attraverserà quello squarcio, non potrà più ridiscendere, perché la tempesta in basso chiuderà ogni varco, dovrà vagare fin quando avrà carburante, poi sparirà per sempre. Ma il richiamo è irresistibile e Fabien decide egualmente di prender quota per saziare «la sua fame di luce».

Ci son calvari che val la pena salire, sapendo che la pienezza dell’esistenza sta proprio in quel sacrificio.

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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