N. 13 - 2019 31 marzo 2019
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Quel cuore è diventato casa per tutti noi

Ha perso anche Lui con noi la sua casa, anche Lui con noi si è sentito solo, drammaticamente solo. perché ognuno di noi possa…

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Ite, missa est di Chiara Amirante

Quel cuore è diventato casa per tutti noi

Ha perso anche Lui con noi la sua casa, anche Lui con noi si è sentito solo, drammaticamente solo. perché ognuno di noi possa sentirsi finalmente a casa

 Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Hai mai fatto i conti con il tuo sentirti solo, con il tuo sentirti forestiero? Ma quando torni a casa tua, in famiglia, ti senti a casa? O vivi con i tuoi familiari da illustre sconosciuto? Si torna: «Ciao, ciao, come stai? Tutto bene?»; poi davanti alla Tv, a internet, alla playstation… Il Vangelo del figliol prodigo ci riporta a questa esperienza di misericordia che ci fa sentire a casa.

Quando di solito sentiamo di non aver più casa? Proprio quando siamo soli, quando il peccato ci isola, ci ripiega su noi stessi e ci fa sperimentare un grande senso di vuoto e di tristezza.

Come ha vissuto Gesù questo farsi casa per noi? Accoglieva i poveri nella sua casa? Non risulta, perché lui diceva: «Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Matteo 8,20).

Non risulta che avesse una casa, un centro di accoglienza per i forestieri, ma si è fatto forestiero con noi, si è fatto solo con noi, si è sentito straniero con noi, perché è venuto in questa terra e il mondo non lo ha accolto, ed è arrivato a sentirsi straniero e senza casa fino a perdere la sua di casa: il Padre e il Cuore di Maria, sua Madre; quella famiglia che non avrebbe mai pensato di poter perdere, perché «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Giovanni 10,30).

Eppure il suo amore per noi è arrivato allo spogliamento totale. Ha perso anche lui con noi la sua casa, si è sentito drammaticamente solo perché nessuno di noi potesse sentirsi più solo. Quel Cuore spaccato da un dolore che mai potremmo lontanamente immaginare, quel Cuore trafitto è diventato casa per tutti noi, è diventato capace di contenere il nostro dolore, il nostro peccato, perché l’ha vissuto in prima persona assumendolo su di sé e ci chiede di accogliere con amore il fratello che si sente solo.

Dio porta ciascuno di noi nel suo cuore di Padre con le nostre sofferenze, con le nostre povertà perché ognuno di noi possa sentirsi finalmente a casa. «Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
   

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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