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lunedì 25 agosto 2025
 
Reinserimento sociale
 

Casa don Guanella, la locanda che dona misericordia

28/03/2025  A Barza di Ispra, sulle rive del Lago Maggiore, una storica residenza settecentesca, Villa Mongini, è diventata un luogo di accoglienza per giovani detenuti in alternativa al carcere, pensato per «garantire loro un’esperienza di casa» che li allontani dalla delinquenza

Zona riservata alla comunità religiosa: «Questi cartelli sulle porte sono vecchi, dobbiamo toglierli. Da quando i ragazzi vivono con noi, condividiamo anche il soggiorno e la sala da pranzo», dice don Domenico Scibetta. I “ragazzi” sono giovani in detenzione alternativa al carcere e don Scibetta, un sacerdote dei Servi della Carità nato in Brianza 56 anni fa, è da 13 direttore di Casa don Guanella.

Siamo a Barza di Ispra, sponda lombarda del lago Maggiore, in un parco di dieci ettari, grande come quattordici campi da calcio. Casa don Guanella si trova qui, all’interno di Villa Mongini, residenza settecentesca nelle cui oltre cento stanze soggiornavano gli amici musicisti di Pietro Mongini, tenore della prima dell’Aida, e re Umberto I di Savoia. Proprio in questa struttura, a partire dal 1934, i guanelliani accoglievano i loro novizi. Don Domenico ci accoglie nel suo ufficio: «Tutto è cominciato quando rischiavamo di implodere, proprio in quel momento Casa don Guanella ha iniziato a esplodere».

È il 2017 e al noviziato resta solo un angolo della casa, spesso vuoto. Ma si è da poco concluso il Giubileo della misericordia e la comunità religiosa sente «il bisogno di osare forme nuove di risposta». Allora si mette «in discussione, in discernimento, a partire dalle caratteristiche peculiari dell’agire del fondatore, san Luigi Guanella, che diceva: “Il povero, il bisognoso, mettetelo a mensa con voi”». I religiosi decidono di destinare una parte della villa a quattro famiglie profughe. Poi pensano ai padri separati, ma senza risultato. Finché una signora chiede ospitalità per il figlio di un’amica, finito in carcere per futili motivi. La comunità accetta, avendo già ospitato persone detenute. La prima, ricorda uno dei confratelli più anziani, era arrivata a Barza la notte di Natale del 1983

(foto di Andrea Carruba)

In collaborazione con Credere

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