N. 14 2014 6 aprile 2014
INSIEME - L’editoriale di don Antonio Rizzolo

Un anno di “Credere” insieme a Francesco, papa della misericordia

Cari amici lettori, la sua più bella predica papa Francesco l’ha fatta venerdì 28 marzo...

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INSIEME - L’editoriale di don Antonio Rizzolo

Un anno di “Credere” insieme a Francesco, papa della misericordia

Cari amici lettori, la sua più bella predica papa Francesco l’ha fatta venerdì 28 marzo. Il cerimoniere monsignor Guido Marini lo stava accompagnando al confessionale, dove un gruppo di fedeli era già in fila. Ma Francesco, a sorpresa, alza lo sguardo e fa cenno al cerimoniere che ha un’altra cosa da fare prima. Così si avvia deciso verso un altro confessionale, si inginocchia e si accosta lui stesso al sacramento della Riconciliazione. Una predica straordinaria. Senza parole. Che non ha neanche bisogno di spiegazioni: anch’io sono un peccatore, ci dice il Papa, e ho bisogno di chiedere perdono. Lo aveva appena spiegato nella celebrazione penitenziale per l’iniziativa “24 ore per il Signore”: «Chi tra di noi può presumere di non essere peccatore? Nessuno. Tutti lo siamo».

Il secondo significato della “predica speciale” del Papa è che l’esempio vale più di tutto. E dà valore e forza alle parole. Più volte Francesco è tornato sul sacramento della Riconciliazione. Nell’udienza del 19 febbraio aveva spiegato che il perdono «non è frutto dei nostri sforzi, ma è un regalo, è un dono dello Spirito Santo, che ci ricolma del lavacro di misericordia e di grazia che sgorga incessantemente dal cuore spalancato del Cristo crocifisso e risorto». E aveva aggiunto che accostarsi al sacramento dona veramente la pace: «Lo abbiamo sentito tutti nel cuore quando andiamo a confessarci, con un peso nell’anima, un po’ di tristezza; quando riceviamo il perdono di Gesù siamo in pace, con quella pace dell’anima tanto bella che soltanto Gesù può dare, soltanto lui».

Noi sacerdoti abbiamo molto su cui riflettere. È anche a causa nostra se il sacramento è stato abbandonato da tanti. Francesco lo ha ribadito parlando ai confessori: capita di trovare persone, ha detto, che si si sono allontanate per una cattiva esperienza nella Confessione. Perciò «occorre lavorare molto su noi stessi, sulla nostra umanità, per non essere mai di ostacolo ma sempre favorire l’avvicinarsi alla misericordia». Il cuore del sacerdote deve commuoversi, «non per sentimentalismo o per mera emotività, ma per le “viscere di misericordia” del Signore!».

Cari amici, la nostra rivista compie un anno. Ringrazio tutti voi che fedelmente ci seguite ogni settimana. Il nostro impegno è di raccontarvi la gioia e la bellezza della fede cristiana, come ci invita a fare il Papa. Ascoltiamo allora oggi il messaggio della sua “predica senza parole”: riconosciamoci peccatori, non temiamo di chiedere perdono al Padre. E diventiamo testimoni con la nostra vita della gioia di vivere riconciliati.

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