N. 14 - 2019 7 aprile 2019
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Il Miglio sacro di Napoli

Nelle catacombe di san Gennaro

Viaggio nel sottosuolo del Rione Sanità alla scoperta dei luoghi sacri della città sotterranea accompagnati dalle guide della cooperativa fondata da don Loffredo. Un’iniziativa che coniuga fede, cultura e riscatto sociale

 La Catacomba di San Gennaro

Nell’esplosione di colori, tra i decori e i fiori, si stagliano piccole chiazze nere: un martello e dei chiodi, un cuore, una pistola… il murales di Mono Gonzalez e Tono Cruz racconta la storia di un quartiere, il Rione Sanità, che da una quindicina di anni cerca di voltare pagina e fa i conti con la sua bellezza e i suoi lati oscuri. I due artisti sono stati chiamati a ridipingere la facciata e il campanile della canonica che introduce al Cimitero delle Fontanelle. L’enorme cava di tufo, fuori le mura della Napoli antica, nei secoli ha accolto a diverse ondate i morti di stragi ed epidemie, trasformandosi prima in un “magico” luogo di venerazione di migliaia di teschi e scheletri, e poi, rimasto chiuso per decenni e riaperto nel 2010 grazie alla protesta-occupazione degli abitanti del quartiere, in una suggestiva meta turistica nel cuore della Napoli più verace. Il cimitero è una della tappe del Miglio sacro – l’itinerario tra catacombe, imponenti basiliche, palazzi nobiliari e misteriosi ossari –, che segue le orme dell’antica via di pellegrinaggio che nei primi secoli i cristiani percorrevano per raggiungere le Catacombe di San Gennaro, dove era sepolto il martire patrono della città.

«Noi proponiamo il percorso inverso, che è in discesa e quindi più agevole: si parte dalla collina di Capodimonte, dalle catacombe, e si arriva a porta San Gennaro, in basso», dice Enzo Porzio, portavoce della cooperativa sociale La Paranza che, con 34 dipendenti, è impegnata nella tutela e valorizzazione del Rione Sanità. Una realtà nata nel 2006 tra le mura della basilica di Santa Maria alla Sanità, grazie alla creatività e lungimiranza del parroco, don Antonio Loffredo, e di quanti lo hanno sostenuto. Il Miglio sacro è un percorso “particolare”, perché guide e accompagnatori sono i ragazzi del rione, che alla Sanità sono nati e hanno deciso di restare, «dando voce alla bellezza che abbiamo sotto i nostri occhi» e costruendosi, con lo studio e stage di esperienze all’estero, una possibilità di lavoro.

ALLE ORIGINI DELLA CHIESA
Scavata interamente nella collina di tufo di Capodimonte tra il II e il VI secolo, la Catacomba di San Gennaro è la più grande del Sud Italia, una vera e propria città sotterranea che si estende su 5.800 metri quadrati, strutturata su due livelli. Quello superiore è come una basilica, con tre navate divise da pilastri e colonne e cappelle laterali, tanto sfarzoso grazie alla presenza della tomba del patrono (i resti di san Gennaro, che sono oggi nella cattedrale della città, furono qui trasferiti tra il 413 e il 431), dove i primi cristiani trascorrevano tempo in preghiera e in compagnia dei loro defunti. «Gli affreschi che sono conservati ci permettono un vero e proprio viaggio nel tempo», dice Porzio, «grazie al ricco patrimonio pittorico-musivo. Di particolare pregio la più antica immagine di san Gennaro, risalente alla seconda metà del V secolo, e i mosaici nella basilica dei vescovi, con volte a botte, decorata con i busti-ritratti dei primi 14 vescovi di Napoli». Nella cripta dei vescovi spicca il mosaico che raffigura san Quodvultusdeus, vescovo di Cartagine al tempo dell’invasione dei Vandali e profugo a Napoli.

LUOGHI RISCOPERTI
Una basilica più piccola, dove i gruppi che lo richiedono possono anche celebrare Messa, è invece dedicata a sant’Agrippino (sesto vescovo di Napoli e primo patrono della città). Dal livello inferiore delle catacombe si accede direttamente alla basilica di San Gennaro extramoenia: per decenni deposito dell’ospedale omonimo, liberata dopo vari contenziosi amministrativi, oggi è sede di concerti e conferenze e permette di sbucare nel cuore del Rione Sanità, dove la visita continua prima al Cimitero delle Fontanelle e quindi raggiunge la basilica di Santa Maria alla Sanità, dalla cui cripta si accede alla Catacomba di San Gaudioso. Più piccola, risalente al IV-V secolo, venne poi riutilizzata in periodo barocco, sia per la sepoltura dei nobili che dei padri Domenicani. A San Gaudioso è possibile capire come funzionava l’essiccazione dei corpi: nelle pareti sono infatti scavati dei “seditoi” (chiamate cantarelle o “scolatoi”, da cui la tipica invettiva in dialetto “puozz sculà”), dove venivano appoggiati i cadaveri a disseccare, prima di essere deposti nelle tombe o negli ossari. Inoltre lungo un ambulacro è possibile vedere alcuni crani incassati direttamente nelle pareti, mentre il resto del corpo è solamente dipinto, con gli indumenti che ne indicano lo status. Accanto al disegno il nome, la professione e una massima sulla morte. «Proprio questi dipinti hanno ispirato la famosa poesia ‘A livella al grande Totò, che abitava a pochi metri dalla chiesa e visitava spesso queste catacombe», dice Enzo.

TESORO D’ARTE
Dalle catacombe si ritorna alla chiesa di Santa Maria alla Sanità, tra le più belle di Napoli. «È un museo dei maggiori pittori del Seicento napoletano: basti citare Andrea Vaccaro, Giovanni Balducci e le cinque tele di Luca Giordano, tra le quali quella che ritrae san Vincenzo Ferrer, predicatore spagnolo». La settecentesca statua del santo, che un tempo si trovava nella chiesa di Santo Spirito di palazzo, distrutta agli inizi dell’Ottocento, è molto venerata dal popolo, tanto che la chiesa è conosciuto come basilica di San Vincenzo. All’interno della chiesa, a croce greca e con un’imponente scalinata a forcipe che porta all’altare maggiore e al coro, opere di artisti contemporanei dialogano con l’eredità barocca, creando nel visitatore interessanti corrispondenze tra le diverse sensibilità artistiche.

La caratteristica cupola, ornata dalle maioliche gialle e verdi, circondata da dodici cupolette minori, e il campanile dal famoso fra Nuvolo, spiccano tra i tetti e le abitazioni della zona. Al numero dieci della piazza dove si affaccia la chiesa, la parete del palazzo è completamente ricoperta dai volti sorridenti di alcuni bambini e giovani del quartiere, ritratti dal muralista spagnolo Tono Cruz, che ha utilizzato unicamente il bianco per dare un punto-luce alla piazza. Poco lontano l’argentino Francisco Bosoletti ha invece realizzato Resis-ti-amo, due giovani innamorati che si abbracciano: «È il tema della resistenza», dice Enzo, «la vita che grazie all’amore lotta contro il male e l’ingiustizia. Insomma, è un po’ la nostra storia».
   

ORGANIZZARE LA VISITA
L’itinerario del Miglio sacro comprende la visita alle Catacombe, il Cimitero delle Fontanelle, le basiliche e alcuni palazzi nobiliari. Si effettua tutte le domeniche, e durante alcune festività, su prenotazione. Le Catacombe di San Gennaro sono invece aperte tutti i giorni. Sono interamente accessibili ai disabili. Il biglietto comprende la visita della Catacomba di San Gaudioso. Anche il Cimitero delle Fontanelle è aperto tutti i giorni. Info e prenotazioni: 081/744.37.14; www.catacombedinapoli.it
   

Testo di Vittoria Prisciandaro

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