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Una porta aperta nel cuore della città
È l’Arsenale, luogo simbolo di Torino, da dove sono uscite le armi per le guerre italiane. Oggi è luogo di accoglienza per…
Ite, missa est di Daniele Rocchetti
Una porta aperta nel cuore della città
È l’Arsenale, luogo simbolo di Torino, da dove sono uscite le armi per le guerre italiane. Oggi è luogo di accoglienza per chi fa fatica e luogo di preghiera per far rifiorire il deserto nella metropoli
La prima volta è stata alla fine degli anni Settanta. Il prete che arrivò da noi portò una rivista nata da pochissimo tempo. Si chiamava Progetto e ci piacque subito. Decidemmo di invitare Ernesto Olivero, il fondatore del Sermig (Servizio Missionario Giovani), il gruppo che, a Torino, aveva dato vita alla rivista. Così, un giorno, venne a un incontro e sorprese un po’ tutti. Scoprimmo che era sposato con Maria, padre di tre figli e che lavorava come bancario al San Paolo. Un laico che con sua moglie e alcuni amici cercava di prendere sul serio il Vangelo. Di tradurlo nella vita, senza se e senza ma.
Qualche anno dopo andammo a trovarlo a Torino. Ci fece visitare una parte dell’ex Arsenale militare di Borgo Dora, un luogo simbolo di Torino, perché da lì erano uscite le armi delle guerre italiane, dal Risorgimento fino alla Seconda guerra mondiale. Dagli anni Sessanta era dismesso ed era stato dato in comodato al Sermig. Ernesto ci raccontò che all’inizio pensavano di aprire, proprio sui resti di un luogo di morte, una biblioteca della pace. Ma una sera, durante un incontro, un ragazzo gli puntò il dito addosso dicendogli: «Tu, Olivero, stanotte dove dormi?». Davanti al suo silenzio, il ragazzo gli ricordò che a Torino vi erano solo una ventina di posti per chi non aveva alloggio. «All’epoca lavoravo ancora in banca, ma decisi che anche se l’indomani avrei dovuto presentarmi al lavoro, quella notte l’avrei passata in stazione e scoprii l’inferno».
Da allora l’Arsenale è diventato una porta aperta, nel cuore della città, per chi fa più fatica. Un luogo di accoglienza, aperto 24 ore su 24, per migliaia di persone: senzatetto, profughi, donne sole con i loro figli. Centro di molte attività ma anche uno spazio orante dove vive stabilmente una fraternità di fratelli e sorelle che con la Regola del Vangelo e una scritta da Ernesto qui hanno consacrato la loro vita. Un monastero nel cuore della metropoli, per far rifiorire il deserto. Per custodire le poche cose che contano: la fedeltà al Signore e la cura dei più poveri in carne e ossa. Il centuplo, qui e ora.
Illustrazione di Emanuele Fucecchi