N. 15 - 2017 9 aprile 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Verso la Pasqua per rinnovare la speranza cristiana nella nostra vita

Papa Francesco, lasciandosi accarezzare da una bambina cieca, ci ha ricordato il senso concreto della speranza e l’importanza…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Verso la Pasqua per rinnovare la speranza cristiana nella nostra vita

Papa Francesco, lasciandosi accarezzare da una bambina cieca, ci ha ricordato il senso concreto della speranza e l’importanza dei gesti d’affetto

 

Cari amici lettori, sta per iniziare la Settimana santa, che culmina nel triduo pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo. È il mistero centrale della nostra fede, il centro di tutto l’anno liturgico, come spieghiamo nel dossier di questo numero. La parola Pasqua indica il passaggio del Signore attraverso il dolore della passione e della morte per giungere alla gioia della risurrezione. Un passaggio che è il segno dell’amore del Figlio di Dio, che ha dato la sua vita per noi. Un passaggio che ha anche altri due significati: la trasformazione della nostra vita con il Battesimo, mediante il quale siamo morti al peccato per vivere una vita nuova basata sull’amore, e la vicinanza del Signore stesso nell’Eucaristia, mediante la quale ci viene incontro, ci fa dono di se stesso, perché siamo davvero in comunione con lui e con i fratelli.

Dalla Pasqua nasce la speranza cristiana, che ci permette di rinascere ogni giorno, di ricostruire ogni giorno la nostra vita perché sia sempre più conforme al bene, alla bellezza, all’amore. Quell’amore che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo ricevuto nel Battesimo, nella Cresima e nella stessa Eucaristia. È a questa speranza che ha fatto riferimento papa Francesco nella sua visita a Carpi e Mirandola, di cui vi presentiamo il resoconto all’interno della rivista. «C’è chi si lascia chiudere nella tristezza», ha detto, «e chi si apre alla speranza». Facendo poi riferimento al terremoto, ma non solo, ha aggiunto: «C’è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza».

Il Papa ha poi mostrato la speranza cristiana in concreto nella sua visita a sorpresa all’istituto per ciechi di Roma. «Vi sono vicino», ha detto agli ospiti della struttura, «e prego per voi». E come di consueto ha aggiunto: «E voi pregate per me». Non sono state solo parole. Il Papa ha parlato pochissimo, non ha fatto discorsi, ma ha abbracciato e baciato uno per uno tutti gli ospiti, in particolare i bambini. Il simbolo, emozionante, di tutto questo è la foto della bambina cieca che accarezza il capo di Francesco, lo tiene tra le mani, per “vederlo” con il senso del tatto. È l’emblema della speranza cristiana, della Pasqua, perché rappresenta il farsi vicino, il lasciarsi toccare, coinvolgere, amare. «Ti voglio bene», ha detto il Papa. «Ti voglio bene», ha detto la bambina. La speranza cristiana, la gioia pasquale, non può che tradursi in concreti gesti di affetto.

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