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Quando Paolo lo scettico incontrò Olga
Il protagonista immaginario, tormentato da un eccesso di dubbi, ci dimostra che l’amore è la chiave che apre alla fiducia…
Ite, missa est di Emanuele Fant
Quando Paolo lo scettico incontrò Olga
Il protagonista immaginario, tormentato da un eccesso di dubbi, ci dimostra che l’amore è la chiave che apre alla fiducia nella vita
Paolo non credeva che New York esistesse davvero. Lo spiegava in aereo alla sua vicina di posto: «Il fatto che la conosciamo a memoria, grazie ai film americani, non significa necessariamente che è vera. Pensi al pianeta Naboo di Guerre stellari, a Topolinia, a Metropolis. Invenzioni narrative. Per sicurezza, vado a vedere».
Atterrò la mattina presto e si diresse con un taxi a Times Square. Fece foto alle pubblicità luminose con il cellulare e si mosse a piedi fino a sera tardi, cenando sugli sgabelli rotondi di un ristorante cinese sulla Fifth Avenue.
Mentre inghiottiva spaghettini di soia, Paolo fu preso da un dubbio nuovo, che espose nel suo inglese stentato al cameriere: «Cosa mi dici di Pechino?». Quella notte il dubbio e l’aria condizionata non lo fecero dormire. Alle sei di mattina era già in aeroporto, alla ricerca di un volo per la Cina.
Paolo viveva sugli aerei da due anni. Da quella sera in cui aveva scoperto che Derry, la città che fa da sfondo ai romanzi del suo scrittore preferito, Stephen King, non era altro che un luogo immaginario. Lo scrittore lo aveva dichiarato, come fosse normale, in una intervista su Rai Uno. Paolo era saltato sul divano, e da lì in poi si era sentito in dovere di verificare se ogni posto che aveva sempre sentito nominare, fin da bambino, c’era davvero.
Questa storia finisce con Olga, l’hostess di una compagnia aerea che fece innamorare Paolo con il suo modo gentile di offrire i cracker in omaggio. Si sposarono a Colonia, presero un appartamento con una stanza in più per degli eventuali bambini. La sera, prima di dormire, Paolo allungava una mano nell’altra piazza del letto matrimoniale, poi chiedeva sussurrando di un luogo nel mondo del quale non era sicuro. Olga, con un sorriso, annuiva, gli giurava che c’era. Paolo si addormentava sereno. Col tempo perse l’abitudine di domandare.
Gli bastava sentire con i polpastrelli il tepore di un altro corpo vicino, per ritenere credibile il più remoto angolino della Terra.
Illustrazione di Emanuele Fucecchi