N. 15 - 2018 15 aprile 2018
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Cattedrale di Troia

Simboli che parlano di fede

L’antica chiesa romanica custodisce uno splendido rosone e un ambone dal complesso linguaggio simbolico. Nel museo inoltre si ammirano gli straordinari Exultet, rotoli di pergamena dedicati alla risurrezione

La cattedrale di Troia

Uno scrigno di storia e di fede che brilla di luce propria tra le verdi colline dei Monti della Daunia. Sono i luoghi del cuore e della spiritualità che si snodano tra i vicoli e gli angoli suggestivi di Troia, cittadina medievale che richiama l’omonima leggendaria urbe dell’Asia Minore resa celebre dai racconti di Omero. Qui in provincia di Foggia, in una terra fertile a ridosso del Tavoliere delle Puglie, la tradizione religiosa trasuda dai monumenti sacri e dall’inestimabile patrimonio storico-culturale. La cattedrale e il Museo del tesoro sono il fulcro della storia dell’intera comunità. Troia, il cui nucleo originario venne fondato nel 1019, già nel 1030 divenne sede della diocesi, attualmente unificata con quella della vicina Lucera. Anticamente Troia ha donato alla Chiesa di Roma due vescovi, sant’Eleuterio del II secolo e san Secondino del V secolo, che unitamente ai papi san Ponziano I e sant’Urbano oltre al diacono confessore sant’Anastasio, sono i cinque patroni della città.

IMMAGINI SIMBOLICHE
La cattedrale in stile romanico è di una bellezza straordinaria, con il suo rosone (la grande finestra sulla facciata della chiesa) a undici raggi, unico al mondo. Un numero scelto per la sua simbologia che ricorda gli apostoli senza il traditore Giuda. Le undici colonnine poggiano su un anello decorato a squame, una specie di corda che si chiude o un serpente che si morde la coda, simbolo della morte e risurrezione e della perfezione, cioè immagine di Gesù Cristo. L’opera è un vero traforo realizzato nella pietra dalle mani di sapienti artigiani. Molto interessante anche la decorazione artistica all’interno della cattedrale, tra cui spicca l’ambone, cioè il pulpito rialzato da cui si leggevano le Sacre Scritture: risalente al 1169, ha una base quadrangolare sorretta da colonne con un’aquila che funge da leggìo. Sul fianco sinistro dell’ambone è notevole il bassorilievo con l’immagine di un leone che abbranca un agnello ma viene a sua volta aggredito da un cane che gli salta sulla schiena (probabilmente una rappresentazione del male che aggredisce la Chiesa ma è contrastato dalla fedeltà): immagine che aveva molto colpito l’allora cardinale Ratzinger quando visitò la cattedrale nel 1985 e che infatti scelse come copertina per l’edizione tedesca del suo libro sulla Natura e compito della teologia.

RIFERIMENTO PER LA GENTE
La cattedrale non è solo un luogo di culto, meta di tanti turisti. Tra le sue mura secolari trova spazio anche la parrocchia della Beata Maria Vergine Assunta in cielo, che è un punto di riferimento per le famiglie e per i giovani. «Cerchiamo di tenere viva la fede in nostro Signore», dice il parroco don Pio Zuppa. «Da ottobre scorso è partita una iniziativa importante, anche grazie alla collaborazione di don Salvatore Ceglia, cioè quella di portare la parrocchia nelle case. Un gruppo di laici si è recato nelle abitazioni per conoscere attraverso il dialogo le esigenze e i bisogni della gente. Un’esperienza davvero intensa, espressione di partecipazione e di confronto. Per questo abbiamo deciso di dare continuità al cammino intrapreso distribuendo a ogni famiglia il Vangelo di Marco».

L’attività pastorale è rivolta anche a circa sessanta ragazzi che frequentano il catechismo. Inoltre, una quindicina di adolescenti seguono ogni martedì un percorso formativo ispirato all’Azione cattolica. Ci sono poi due congreghe, quella dell’Addolorata e quella di San Giovanni di Dio, compatrono della città a cui è dedicata la solenne processione, molto sentita dai fedeli devoti, che si tiene l’8 marzo.

La religiosità di un paese così laborioso, la cui vocazione perenne è l’agricoltura, non si sprigiona soltanto tra le mura della cattedrale e delle altre chiese. Il Museo del tesoro è una perla incastonata nel cuore del centro storico, al fianco della cattedrale. Allestito nei settecenteschi locali del palazzo dell’ex seminario vescovile, mette in bella mostra affascinanti capolavori d’arte sacra e meraviglie originali della civiltà di un passato che ha lasciato una traccia indelebile.

UNO SCRIGNO DI TESORI
«È un attrezzato polo culturale di 2.000 metri quadri in cui è possibile ammirare una nobile collezione della ricchezza artistica che nei secoli gli uomini hanno generato, alimentato e contemplato per conoscere e celebrare il mistero dell’amore di Dio», sottolinea don Leonardo Catalano, responsabile e tesoriere del Museo aperto al pubblico nel luglio del 2006. Una stanza è dedicata alla Biblioteca diocesana, un vero e proprio archivio storico-capitolare che comprende oltre 20 mila volumi antichi tra libri e manoscritti di pregio. La sala dei Patroni conserva i busti argentei dei cinque santi, di scuola napoletana.

Molto suggestiva è la sala dell’Eucaristia, dove sono esposti argenti d’eccezionale valore, bronzi dorati, un grosso crocifisso di finissima lavorazione oltre a un ciborio, un prezioso ostensorio, antifonari del XIII secolo, codici e pergamene. Ma il fiore all’occhiello sono i tre Exultet risalenti all’XI e XIII secolo (il più grande ha una lunghezza di sei metri e mezzo). In tutto il mondo se ne contano appena trentuno. Si tratta di una vera rarità. Sono dei rotoli di pergamena miniati e manoscritti che contengono il testo della celebrazione eucaristica dell’annuncio della Pasqua. Brillano anche i tre cofanetti d’avorio. Di particolare interesse è la sala dei paramenti sacri (pianete, tunicelle, piviali, veli omerali, mitrie).

Per tramandare alle giovani generazioni il significato di questo magnifico complesso di beni culturali sono stati avviati dei progetti di formazione con le scuole. «La cattedrale e il museo sono il roveto ardente della nostra comunità, per un vero senso di condivisione che deve tenerci uniti nel segno di Cristo», conclude don Leonardo Catalano.

UNA CATTEDRALE CHE FA DIVENTARE PAPA?
Chi ha visitato la cattedrale di Troia da cardinale, poi è diventato Papa. I casi recenti sono tre: il primo riguarda Giuseppe Roncalli, che dopo essere rimasto impressionato dalle bellezze artistiche del monumento romanico salì sul trono di Pietro col nome di Giovanni XXIII. Stessa cosa anche per Karol Wojty?a, che visitò la cattedrale da cardinale e poi divenne Giovanni Paolo II e tornò da Pontefice nel viaggio del 25 maggio del 1987. Infine, il cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nel 1986 si fermò a Troia ammirando soprattutto l’ambone. Diciannove anni dopo fu eletto papa Benedetto XVI.

ORGANIZZARE LA VISITA
La città di Troia, 7.000 abitanti, si raggiunge in auto, con mezzi pubblici o di linea. Per chi arriva dalla costiera tirrenica (nord o sud) prendere l’autostrada A16, uscita Candela; dalla zona adriatica (nord o sud) prendere l’A14, uscita Foggia. In entrambi i casi seguire poi le indicazioni per Troia.

LA CATTEDRALE
La cattedrale è aperta tutti i giorni dalla 9 alle 12.30 e dalle 16 alle 20. Messe: solo la domenica e nei giorni festivi, 10.30 e 18.30 (19.30 con l’ora legale). Per contatti: parrocchia 0881/97.00.64 basilicaconcattedrale@gmail.com.

MUSEO DEL TESORO
Il Museo del tesoro può essere visitato tutti i giorni, solo su prenotazione (anche per gruppi), con orari da concordare facendo riferimento alla bibliotecaria e referente del museo Anna Martino. L’esposizione è articolata in quattro sezioni: argenti e bronzi dorati; volumi e pergamene; paramenti liturgici; Exultet e avori. Da visitare anche il Museo diocesano e il Museo civico.

Testo di Nicola Lavacca · Foto di Cosmo Laera

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