N. 15 - 2019 14 aprile 2019
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Salve (Lecce)

Nel Getsemani accanto al Signore

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Nel Getsemani accanto al Signore

Le tradizioni del Triduo pasquale sulla punta del Capo di Leuca coinvolgono da vicino i fedeli

 La processione del Venerdì santo

Un delizioso profumo di pane fragrante, appena sfornato, invade le vie del paese e i preparativi per la Pasqua fervono senza sosta. Siamo a Salve (Lecce), è Mercoledì santo e nei forni di pietra si sta cuocendo la cuddhura, un tradizionale pane di grano – in origine pane salato adatto ai lunghi viaggi, oggi pietanza dolce – cui viene aggiunto, prima della cottura, un uovo avvolto nell’intreccio dell’impasto che ne fa un tipico piatto pasquale a forma di galletto, cestino o bambolina. Dolce che sarà donato e quindi consumato il giorno di Pasqua.

Il Triduo pasquale in questo paese del Capo di Leuca – che conta poco meno di 5 mila abitanti e si trova a pochi passi da Alessano, il paese natale di don Tonino Bello – assume un significato e una rappresentazione particolari. «Vivere le celebrazioni pasquali nella nostra realtà significa immergersi nel silenzio e nel raccoglimento spirituale che sono gli aspetti più intimi della passione del Signore», ci racconta don Giorgio Margiotta, viceparroco del paese. «Il radicamento delle tradizioni, l’unicità delle rappresentazioni e il clima di preghiera permettono un vero dialogo tra il Cristo sofferente e le persone. In molti giungono qui per “stare nel Getsèmani” e attingere forza per affrontare le situazioni più dolorose e faticose della vita».

LA LAVANDA DEI PIEDI
Il Giovedì santo, memoria della cena del Signore, durante la Messa si rinnova il rito della lavanda dei piedi: sei uomini appartenenti alla storica Confraternita del Santissimo Rosario, afferente alla chiesa madre di San Nicola Magno, insieme ad altri sei rappresentanti della comunità locale, vestono i panni degli apostoli, cui il celebrante lava i piedi, in segno di servizio. Al termine della celebrazione, ciascuno di essi riceve un piezzu di pane benedetto e una bottiglia di vino da portare a casa.

L’altare della reposizione viene allestito solo nella chiesa madre, mentre in ogni cappella del paese ecco pronti i tradizionali sabburchi, i cosidetti “sepolcri”, cui i fedeli si recheranno in visita, per tutta la notte, per ammirarne la bellezza e sostarvi in preghiera. Ognuno di essi ha un proprio stile particolare: chi enfatizza il buio, il dolore e il raccoglimento spirituale e chi, invece, pone l’accento, con un’illuminazione particolarmente intensa, all’ormai prossima risurrezione. «La particolarità di questi sepolcri», continua don Margiotta, «si può osservare nel grano bianco germogliato. Qualche giorno prima della Pasqua, infatti, c’è l’usanza di seminare diversi chicchi di grano in piccoli vassoi o vasetti con della bambagia, che poi viene bagnata, e quindi messa un po’ accanto al fuoco. I chicchi vengono fatti germogliare in assenza di luce in modo che possano mantenere il caratteristico colore bianco».

LA PROCESSIONE
Il momento forse più suggestivo e intenso, però, arriva la sera del Venerdì santo: «Una processione che dura più di tre ore», racconta ancora il viceparroco, «nella quale viene portata la Croce dei misteri, che apre la processione, e quindi le statue del Cristo morto, dell’Addolorata e del Cristo alla colonna. Lungo il percorso, con rappresentazione vivente cui partecipano tutti gli abitanti del paese, vengono ricordate, una per una, le stazioni della Via crucis. Un intenso momento di preghiera e di memoria della passione che si conclude nel sepolcro realizzato in un frantoio ipogeo, sotterraneo».

Ma le particolarità non sono finite: proprio in questa giornata, dopo che la sera del Giovedì santo le campane smettono di suonare e vengono legate per significare il silenzio liturgico, i ministranti insieme ai ragazzi fanno risuonare le trozzule, strumenti di origine molto antica realizzati dai falegnami del posto, che ne offrono la costruzione gratuitamente in segno di devozione. Queste servono a richiamare i fedeli alle funzioni (in particolare alla Missa scerrata, la “Messa dimenticata”, a indicare che la celebrazione del Venerdì santo riprende solo una parte della liturgia eucaristica), ma anche a ricordare il segno forte del terremoto, scatenatosi al momento della morte di Gesù, di cui narra il vangelo di Matteo: «Le trozzule vengono suonate anche al momento dell’elevazione, durante la celebrazione della Passione», conclude don Margiotta. «Solo nel passato, in questo momento gli uomini battevano anche con forza i piedi sul pavimento, per enfatizzare il boato del terremoto».

Il Sabato santo, giorno del silenzio trepidante nell’attesa della risurrezione, è tradizione dedicarsi alla preparazione del pecureddu, l’agnello in pasta di mandorle che sarà consumato, come dolce, alla fine del pranzo pasquale. Alla sera, durante la Veglia pasquale, la proclamazione dell’Exultet scioglie il suono delle campane a festa e la gioia può scorrere nel canto di lode accompagnato dal suono dell’organo della chiesa madre, un magnifico Olgiati-Mauro, che è, ad oggi, il più antico organo funzionante della Puglia.
   

ORGANIZZARE LA VISITA
Salve si trova in provincia di Lecce. Si raggiunge con mezzi propri oppure con le ferrovie del Sud-Est (www.fseonline.it) dalla stazione nella frazione Ruggiano.

SETTIMANA SANTA IN PUGLIA
In tutta la Puglia la Settimana santa è celebrata con riti tradizionali di particolare fascino. Tra i Tridui ricordiamo quelli di Vico del Gargano, Molfetta, Bitonto e quello altamente suggestivo di Taranto. Informazioni su www.settimanasantainpuglia.it.
   

Testo di Luisa Pozzar · Foto di Giorgio Serafino

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