N. 16 - 2016 17 aprile 2016
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Riscopriamo in tutte le nostre famiglie la buona notizia dell’amore

Papa Francesco, nell’esortazione Amoris laetitia, abbinata a questo numero di Credere, guarda alla realtà concreta delle…

Storia di copertina

Una buona notizia per la famiglia

Pubblicata Amoris laetitia, l’esortazione del Papa che conclude il cammino dei due Sinodi sulla famiglia. Francesco esalta…

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Storia di copertina

Una buona notizia per la famiglia

Pubblicata Amoris laetitia, l’esortazione del Papa che conclude il cammino dei due Sinodi sulla famiglia. Francesco esalta l’amore coniugale e incoraggia l’apertura alle coppie ferite, perché «si tratta di integrare tutti» nella Chiesa senza mettere etichette

 Papa Francesco benedice coppie di sposi

«Qualcosa è cambiato nel discorso ecclesiale», siamo di fronte a «un avvenimento linguistico». Questa, per il cardinale di Vienna, Christoph Schönborn, è la prima cifra che contraddistingue l’esortazione apostolica di papa Francesco Amoris laetitia, sull’amore nella famiglia, presentata l’11 aprile a Roma. Fino a ieri, infatti, la Chiesa nei suoi discorsi distingueva tra «i matrimoni e le famiglie che sono “a posto”, che corrispondono alla regola, dove tutto “va bene”, è “in ordine”, e le situazioni “irregolari” che rappresentano un problema». Chi viene a trovarsi dalla parte degli “irregolari”, ha aggiunto Schönborn, figlio di genitori divorziati, ha sempre dovuto «convivere con il fatto che i “regolari” si trovino dall’altra parte». Un discorso che «può ferire, dare la sensazione di essere esclusi». Ebbene, papa Francesco ha posto la sua esortazione sotto una frase che non cataloga né categorizza: «Si tratta di integrare tutti». Non è, evidentemente, solo una questione di parole: anche un matrimonio in cui tutto vada bene è fatto da persone che sono in cammino, bisognose di misericordia. E ciascuno è «una persona inconfondibile con la sua storia e il suo percorso, con e verso Dio», non un problema o una categoria. Insomma, aggiunge il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, «in pieno accordo con il tempo giubilare che la Chiesa sta vivendo, l’adeguata chiave di lettura del documento è “la logica della misericordia pastorale”».

A chi teme che il Papa abbia “aperto troppo”, lasciando entrare il relativismo nella Chiesa e favorendo un “certo lassismo”, risponde con chiarezza lo stesso Francesco, che al numero 35 dell’esortazione chiarisce: «Come cristiani non possiamo rinunciare a proporre il matrimonio allo scopo di non contraddire la sensibilità attuale, per essere alla moda, o per sentimenti di inferiorità di fronte al degrado morale e umano. Staremmo privando il mondo dei valori che possiamo e dobbiamo offrire. Certo, non ha senso fermarsi a una denuncia retorica dei mali attuali, come se con ciò potessimo cambiare qualcosa. Neppure serve pretendere di imporre norme con la forza dell’autorità. Ci è chiesto uno sforzo più responsabile e generoso, che consiste nel presentare le ragioni e le motivazioni per optare in favore del matrimonio e della famiglia». Insomma la forza di attrazione del matrimonio cristiano richiede testimoni gioiosi, ma anche un linguaggio diverso, che non sia astratto e idealizzato.

Il testo è accessibile, non ha un linguaggio per addetti ai lavori, ma «per “addetti alla vita”» – sottolineano Franco Miano e Pina De Simone, la coppia di esperti al Sinodo – ossia «per tutti noi che, in maniera diversa, siamo parte di una famiglia». Nel finale il Papa esorta: «Camminiamo famiglie... Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa».

INDIVIDUALISMO, SFIDA PER LE FAMIGLIE

La situazione attuale delle famiglie viene letta dal Papa «tenendo i piedi per terra» e facendo i conti con l’individualismo esasperato: «In tale contesto, l’ideale matrimoniale, con un impegno di esclusività e di stabilità, finisce per essere distrutto dalle convenienze contingenti o dai capricci della sensibilità. Si teme la solitudine, si desidera uno spazio di protezione e di fedeltà, ma nello stesso tempo cresce il timore di essere catturati da una relazione che possa rimandare il soddisfacimento delle aspirazioni personali». (Amoris laetitia 34)

SÌ ALL’EDUCAZIONE SESSUALE

L’educazione sessuale è una sfida e il documento si chiede «se le nostre istituzioni educative» l’hanno assunta in maniera adeguata, «in un’epoca in cui si tende a banalizzare e impoverire la sessualità». Essa va realizzata «nel quadro di un’educazione all’amore, alla reciproca donazione» (Al 280). Si mette in guardia dall’espressione «sesso sicuro», perché trasmette «un atteggiamento negativo verso la naturale finalità procreativa della sessualità, come se un eventuale figlio fosse un nemico dal quale doversi proteggere» (Al 283).

ACCOGLIERE I SUOCERI, LIMITARE LE CRITICHE

Il Papa invita le famiglie a ritrovare il gusto di relazioni autentiche partendo da chi è o dovrebbe essere più vicino. Ai coniugi si chiede di avere a cuore le proprie famiglie d’origine, anche quella dell’altro e non solo la propria, ad avere un cuore più grande capace di trattare i suoceri, i parenti del coniuge con «delicatezza» evitando di considerarli «come dei concorrenti, come persone pericolose, come invasori». L’unione coniugale chiede di «limitare le critiche, avere cura di loro e integrarli in qualche modo nel proprio cuore» (Al 198).

I DIVORZIATI RISPOSATI “SALVATI” DALLA NOTA 336

L’accesso dei divorziati risposati ai sacramenti è affidato ai pastori: «La logica dell’integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale… Essi non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa» (Al 299) e poiché «il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi, le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi» (Al 300). Una nota, la 336, chiarisce: «Nemmeno per quanto riguarda la disciplina sacramentale», cioè l’accesso all’Eucaristia.

PER I FIGLI AUTONOMIA, NON OSSESSIONE

Riguardo all’educazione dei figli, Francesco afferma: «L’ossessione non è educativa, e non si può avere un controllo di tutte le situazioni (…). Se un genitore è ossessionato di sapere dove si trova suo figlio e controllare tutti i suoi movimenti, cercherà solo di dominare il suo spazio. In questo modo non lo educherà, non lo rafforzerà, non lo preparerà ad affrontare le sfide. Quello che interessa principalmente è generare nel figlio, con molto amore, processi di maturazione della sua libertà, di preparazione, di crescita integrale, di coltivazione dell’autentica autonomia» (Al 261).

I PASTORI E LO SPAZIO DELLA COSCIENZA

Il Papa chiede una conversione dei pastori. «Per molto tempo abbiamo creduto che solamente insistendo su questioni dottrinali, bioetiche e morali, senza motivare l’apertura alla grazia, avessimo già sostenuto a sufficienza le famiglie... Stentiamo anche a dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti e possono portare avanti il loro personale discernimento davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli schemi. Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle» (Al 37).

I NUMERI DELL’ESORTAZIONE

Nove capitoli, suddivisi in 325 numeri, con 391 note e la preghiera alla Santa Famiglia. L’apertura è ispirata alla Sacra Scrittura (cap. I), per passare ad analizzare la situazione attuale (cap. II), alla luce dell’insegnamento della Chiesa (cap. III). Centrale l’amore nel matrimonio (cap. IV), che diventa fecondo nella famiglia (cap. V). Seguono alcuni orientamenti pastorali (cap. VI), per l’educazione dei figli (cap. VII). E un invito alla misericordia e al discernimento di fronte alle situazioni più fragili (cap. VIII), con linee di spiritualità familiare (cap. IX).

Di Vittoria Prisciandaro

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