N. 16 - 2018 22 aprile 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

La pace, dono di Dio da costruire ogni giorno attraverso le nostre scelte di vita

In occasione della visita di papa Francesco nei luoghi di don Tonino Bello, mentre spirano sul mondo venti di guerra, invochiamo…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

La pace, dono di Dio da costruire ogni giorno attraverso le nostre scelte di vita

In occasione della visita di papa Francesco nei luoghi di don Tonino Bello, mentre spirano sul mondo venti di guerra, invochiamo da Dio che si trovino le vie del dialogo

 

Cari amici lettori, il 20 aprile papa Francesco è in Puglia, nei luoghi di don Tonino Bello, morto 25 anni fa. È stato vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi, ma ha sempre preferito farsi chiamare semplicemente don Tonino. Ho avuto la fortuna di incontrarlo nell’estate del 1991, quando si fermò alcuni giorni con i suoi seminaristi nella nostra comunità di Alba. Conoscevo alcuni suoi scritti, che uniscono concretezza e poesia, profondità spirituale e stile semplice e immediato. Di persona appariva un uomo buono, un padre, un amico.

In questi giorni in cui spirano venti di guerra e nei quali assistiamo al martirio del popolo siriano, vogliamo chiedere a don Tonino di intercedere presso il Signore perché si trovino le vie del dialogo e della pace. «La pace», ha scritto don Tonino, «è un’acqua che scende dal cielo: ma siamo noi che dobbiamo canalizzarla affinché, attraverso le condutture approntate dalla nostra genialità, giunga a ristorare tutta la terra». Certo, ma noi singoli che cosa possiamo fare? Secondo don Tonino, «parliamo quasi sempre di festa della pace, di marce della pace, veglie della pace, tavole rotonde sulla pace». Occorrerebbe anche parlare di «ferialità della pace», per viverla nel quotidiano dei nostri rapporti, della nostra vita. «La pace si costruisce», scriveva, «anche nelle pieghe sotterranee dell’esistenza… Al di là dei velluti delle tavole rotonde, la pace si costruisce sul ruvido tavolo del falegname come sul desco del contadino, sulla cattedra dell’insegnante come sulla scrivania dell’impiegato, sullo scanno dello scolaro come sulla mensola della casalinga, sull’impalcatura del metalmeccanico, come su ogni banco impoetico dove si consumano le più oscure fatiche giornaliere».

Concludo con una bella preghiera di don Tonino, tratta dal libro Maria, donna dei nostri giorni (San Paolo), alla Vergine «donna del terzo giorno», quello della risurrezione di Cristo: «Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che, nonostante tutto, la morte non avra? piu? presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che la fame, il razzismo, la droga sono il riporto di vecchie contabilita? fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli arretrati dovuti ad antiche gestioni. E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle violenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera».

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