N. 16 - 2019 21 aprile 2019
INSIEME di don Antonio Rizzolo

La pace, dono del Signore risorto, si costruisce anche con il nostro impegno

Con il gesto di baciare i piedi ai leader del Sud Sudan, Papa Francesco ci ha ricordato in che modo si vincono i conflitti…

Marco Cortesi

Le nostre scelte cambiano la storia

«Davanti al male mi chiedo: cosa avrebbe fatto Gesù? Oggi è facile cadere nel cinismo, ma ciascuno può fare la differenza»,…

Sentinelle del mattino di Pasqua

I giovani missionari della gioia

Un anno di formazione e preghiera nel monastero dello Spirito Santo, vicino Firenze, poi i ragazzi sono pronti per annunciare…

L’esperienza

Quando dal carcere germogliano fiori

Don Franco Esposito, nel Centro di pastorale carceraria a Napoli, accoglie i condannati che scontano la pena con forme alternative…

Chieti

La vittoria di Cristo sulla morte

La struggente processione con il Cristo morto nella città abruzzese, con la sua ricchezza di simboli e tradizioni, aiuta…

Ite, missa est di Daniele Rocchetti

Don Tonino uomo di profezia e uomo di fede

La beatitudine evangelica degli operatori di pace era il discrimine per le sue azioni concrete, mai approssimative, sempre…

Per una lettura completa...

Ite, missa est di Daniele Rocchetti

Don Tonino uomo di profezia e uomo di fede

La beatitudine evangelica degli operatori di pace era il discrimine per le sue azioni concrete, mai approssimative, sempre frutto di una lettura attenta della realtà

 Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Scendo ad Alessano, un paese salentino non lontano da Santa Maria di Leuca, e mi fermo al cimitero davanti alla tomba di don Tonino Bello. Resto colpito dal ricordo vivissimo che a distanza di ventisei anni dalla morte, avvenuta il 20 aprile del 1993, molti hanno ancora di lui. Vedo giovani che lo hanno conosciuto solo attraverso i suoi scritti, gruppi di scout e di parrocchie lontane che vengono a pregare e a deporre un fiore.

Accanto alla tomba è piantato un ulivo, simbolo della pace. Perché per tutti don Tonino è stato l’uomo della pace. Chiamato nel 1995 alla guida di Pax Christi, seppe con una delle sue originali intuizioni linguistiche tracciare le linee per una spiritualità impastata con la terra definendola “contemplativa”. La beatitudine evangelica degli operatori di pace diventa ben presto il discrimine per valutare e promuovere azioni concrete, mai approssimate, sempre frutto di una lettura attenta della realtà. L’ultimo gesto, già minato dal male che poco tempo dopo l’avrebbe consumato, lo ha visto a capo dell’“Onu dei poveri”, 500 uomini e donne, entrati, due settimane prima del Natale del 1992, nella città di Sarajevo assediata dai militari e zeppa di cecchini pronti a sparare dalle finestre.

Don Tonino, uomo di profezia, è stato soprattutto un uomo di fede.  Quando gli chiesi quale immagine di Dio avesse, mi rispose con una tenerezza che mi commosse: «Mio padre io non lo ricordo. So che piangevo in segreto quando vedevo i miei compagni delle elementari accompagnati dal loro papà. Capisco che è un travisamento: ma Dio me lo sento così. Come un padre dolcissimo, col quale non è difficile confidarmi… Come un compagno affettuoso che al meriggio scende, come nell’Eden, a farsi una passeggiata con me. Sento di non aver soggezione di lui. Anche quando sbaglio, mi sembra più facile chiedergli scusa con un sorriso d’implorazione che con un percotimento di petto. Me lo sento vicino, tantissimo. Devo, però, dire che spesso mi dimentico di lui, e me ne dispiace, soprattutto quando la sera mi addormento. Ma lo chiamo ugualmente: tanto sono certo del suo perdono».
   

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Archivio

Vai