N. 17 - 2018 29 aprile 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Don Tonino ci insegna a essere cristiani unendo preghiera e azione

Il vescovo di Molfetta, sulla cui tomba papa Francesco si è recato il 20 aprile, diceva che i cristiani non devono intendere…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Don Tonino ci insegna a essere cristiani unendo preghiera e azione

Il vescovo di Molfetta, sulla cui tomba papa Francesco si è recato il 20 aprile, diceva che i cristiani non devono intendere il rapporto con Dio come un merletto esteriore né come una fuga dal mondo

 

Cari amici lettori, in questo numero trovate il resoconto della visita pastorale di papa Francesco in occasione dei 25 anni dalla morte di don Tonino Bello. Io vorrei soffermarmi su un particolare che non sempre emerge parlando di lui e che è emerso nel ricordo del suo segretario, don Gianni Fiorentino.

Nella sua testimonianza, pubblicata dal Sir, così scrive: «La forte e determinata distanza critica da ogni forma di potere, da dove proverrebbe in don Tonino se non da una sua frequentazione diuturna e sincera con Dio nella preghiera?! E così pure il suo impegno coraggioso per la pace, l’accoglienza per gli immigrati, la carità “sine modo” per gli ultimi, da dove lo avrebbe attinto?! Non ho dubbi: da quella sorgente di amore e di vita che è la preghiera». E non è solo un modo di dire. Don Gianni ha ancora davanti agli occhi la sua figura raccolta nella cappella dell’episcopio... Era lì al mattino presto, prima di entrare nel vortice delle tante incombenze pastorali; nel pomeriggio, prima di uscire per raggiungere le varie comunità e gruppi della diocesi; la sera, dopo cena, prima di ritirarsi nella sua cameretta». In questa cappellina c’erano il tabernacolo al centro, un inginocchiatoio davanti, sulle pareti laterali i quadretti di una modesta Via crucis e, appena entrati una piccola scrivania con sopra la Bibbia, il breviario, una penna e qualche foglio bianco; e accanto una libreria essenziale». Ed è proprio qui che spesso, nel cuore della notte, don Tonino, «si raccoglieva in preghiera e nel clima dell’adorazione notturna, seduto a quella scrivania, scriveva le lettere, le omelie e i discorsi, i messaggi augurali di Natale e Pasqua, i programmi pastorali annuali».

Don Gianni ricorda anche l’originale parola coniata da don Tonino per la vita cristiana: “contemplattività”. Il cristiano dovrebbe essere un “contemplattivo”, «perché il suo rapporto col Signore non va vissuto come fuga dal mondo e dai problemi quotidiani. E soprattutto non fa diventare la preghiera una realtà di contorno, una cosa marginale, una sorta di “merletto che si aggiunge al panno della propria giornata”». Vi invito a leggere, a questo proposito, i numeri 147-157 della recente esortazione del Papa. «Non credo nella santità senza preghiera», scrive Francesco, perché per ogni discepolo di Cristo «è indispensabile stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui». Ma c’è un modo per capire se la nostra preghiera è autentica. Si tratta di osservare, scrive papa Francesco, «in che misura la nostra vita si va trasformando alla luce della misericordia» (n. 105).

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