N. 17 - 2019 28 aprile 2019
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Nelle lacrime e nelle preghiere a Notre-Dame i mattoni della vera Chiesa

Il tragico incendio che ha devastato la cattedrale di Parigi ha spinto tante persone, tra cui molti giovani, a elevare lodi…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Nelle lacrime e nelle preghiere a Notre-Dame i mattoni della vera Chiesa

Il tragico incendio che ha devastato la cattedrale di Parigi ha spinto tante persone, tra cui molti giovani, a elevare lodi e canti, risvegliando una nostalgia di fede e di valori eterni da condividere

 

Cari amici lettori, l’incendio della cattedrale di Notre-Dame, a Parigi, ha colpito tutti noi. Abbiamo seguito in diretta le fiamme che si alzavano da questa chiesa amata dai francesi e meta di tanti turisti. Considerando questo tragico evento, al di là delle parole di circostanza e dei profeti di sventura che vi hanno visto un segno del tramonto dell’Occidente, mi è rimasta impressa la reazione delle persone comuni. E di tanti giovani. È nata spontaneamente una veglia di preghiera, con canti e inni che si innalzavano verso l’alto da visi pieni di lacrime. Per me è questo il vero segno da riconoscere e su cui riflettere.

In fondo, non è la prima volta che si incendia una chiesa per motivi accidentali. Pensiamo alla basilica romana di San Paolo fuori le Mura bruciata il 15 luglio 1823. La stessa cattedrale di Notre-Dame è stata devastata durante la Rivoluzione francese e qualcuno aveva addirittura deciso di abbatterla. Insomma, le chiese di pietra si ricostruiscono. Perché allora tante lacrime? Certamente la cattedrale è un simbolo di Parigi, della Francia, ma anche dell’Europa e della cristianità. Ma in qualche modo vederla bruciare ha risvegliato qualcosa di più profondo, una nostalgia se non proprio di fede, almeno di valori grandi, eterni, da condividere. Il sogno di un’Europa cristiana che nessun interesse di parte, nessun individualismo nazionale, economico o sociale, può distruggere. Non
per nulla la gente, compresi i tantissimi giovani, hanno pregato con le parole pronunciate da san Giovanni Paolo II a Notre-Dame nel maggio 1980: «Vergine Maria, nel cuore della Città, noi vi preghiamo per questa capitale. Voi, l’Intatta, conservatele la purezza della fede!... Voi, Madre, insegnatele la speranza!... Voi, piena di grazia, ottenete che tutti siano una cosa sola nell’Amore». Tanti tenevano il rosario in mano e cantavano l’Ave Maria.

Forse il commento più bello lo ha scritto sulla sua pagina Facebook Andrej, un giovane bielorusso di Minsk, a Parigi per motivi di studio, pubblicato su Clonline: «Migliaia di persone per ore hanno cantato per le strade. È un po’ come una rivoluzione. Ora penso: le persone con cui ho pregato non pregavano per il semplice dispiacere della rovina di un pezzo di eredità culturale... La gente era lì e pregava Notre Dame, la Nostra Signora. Nessuno ha convocato questi giovani, né preti, né vescovi. È stato un movimento spontaneo eppure ordinato e rispettoso. Ho visto i mattoni della vera Chiesa, una Chiesa giovane e viva che mostra se stessa».

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