N. 17 28 luglio 2013
Padre Paolo Dall'Oglio

«Penso a padre Paolo»

C’è apprensione e si prega per padre Paolo Dall’Oglio. Il sacerdote gesuita si trova in Siria per una missione e di…

GMG 2013

I giovani del mondo a Rio

Sono arrivati da tutti i continenti per incontrare Francesco e condividere la fede con tanti coetanei. Ognuno con i propri…

Don Nur Nassar

«La mia vocazione frutto di due religioni»

Ha appena festeggiato il primo anniversario della sua ordinazione: «La fede islamica di mio padre e quella cattolica di…

Monsignor Youhannes Zakaria

«Noi, cristiani d’Egitto nella morsa della violenza»

Dopo l’ultima serie di azioni terroristiche, parla monsignor Youhannes Zakaria, vescovo copto-cattolico di Luxor, nell’Alto…

In dialogo con don Antonio

È possibile essere credenti e omosessuali?

Caro direttore, ho letto l’intervista a Francesco Belletti sui matrimoni omosessuali. Il problema nasce quando scopri di…

Nonno, mi spieghi...

Cosa mi succederà quando morirò?

Nonno, stanotte ho avuto un incubo. Morivo e diventavo uno scheletro, e ho avuto paura. Non voglio che mettano le mie ossa…

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Nonno, mi spieghi...

Cosa mi succederà quando morirò?

Nonno, stanotte ho avuto un incubo. Morivo e diventavo uno scheletro, e ho avuto paura. Non voglio che mettano le mie ossa in una scatola!

Perché non vedo Dio?


È normale avere paura di morire. Anche i tuoi genitori ce l’hanno. Anch’io. Questo istinto alla sopravvivenza è naturale, ed è proprio di ogni essere umano. Non credo alle parole di quelli che affermano che morire è normale, che non gli importa, che lo accettano senza battere ciglio perché siamo semplice “materiale biologico” che un giorno
si decomporrà e ritornerà alla terra, nel grande circolo della vita. Sono solo chiacchiere fatte quando si sta bene, in salute, lontano dalla sofferenza e dal momento in cui la morte ci guarderà dritto negli occhi, facendoci gelare le ossa, come dici bene tu.

La storia dell’umanità ci mostra come da sempre noi uomini abbiamo avuto a cuore i nostri defunti. I paleontologi hanno scoperto che anche gli uomini primitivi accudivano i loro morti, li pulivano, li vestivano, li deponevano con cura nei sepolcri, assieme a fiori e oggetti significativi. Si chiama “culto dei morti”, ed è uno degli elementi che ci ha sempre distinto da ogni altra specie animale.

Penso davvero che voi bambini abbiate il grande dono di uno sguardo semplice e lucido sui fatti della vita. Uno sguardo che tanti adulti di oggi hanno perduto, preferendo l’alienazione. Davanti a realtà troppo grandi e insopportabili, come la malattia grave o la morte, ognuno trova un sistema per sopravvivere. Il più delle volte si sceglie di non pensarci affatto, distraendosi continuamente con tante cose che ci “assordano” e ci “accecano”. Divertimenti sfrenati, lavoro, soldi, successo, potere… Possiamo chiamarli idoli, finti dèi a cui chiedere la vita eterna, ma che ovviamente non la possono dare. Tutto pur di non fermarsi a guardare l’abisso che presto o tardi ci troveremo ad affrontare. Ma l’abisso c’è, è lì davanti a noi, e nessuno può evitarlo.

La morte, un mistero che accompagna l'uomo in tutte le culture. Che risposta ci dà Gesù?

Nonno, ma se anche i grandi preferiscono non pensarci o, come dici tu, alienarsi, che cosa posso fare io, che sono solo un bambino?

Cosa puoi fare? Credere fermamente in Gesù di Nazaret, vero Dio e vero uomo, morto in croce per salvarci dai nostri peccati e risorto dalla morte! Credi in Gesù con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze, e seguilo. Gesù è una persona vera! La sua Risurrezione non è un’idea, una filosofia, un valore. La sua Risurrezione è un fatto storico realmente accaduto! Gesù Cristo è entrato nella vita eterna anche con il suo corpo, quello stesso corpo risorto che ha fatto vedere e toccare ai suoi discepoli duemila anni fa.

Però, nonno, anche se credo in Gesù, non riesco a immaginare cosa succederà al mio corpo quando morirò…

Accompagnami al computer su cui fai le ricerche per la scuola, so che sei molto bravo a usarlo. Io un po’ meno, ma ci sto provando. Cerca le fotografie dei semi di sequoia gigante. Guarda questi semi quanto sono piccoli, microscopici. Ora cerca le foto di una sequoia gigante. È incredibile, vero? Questo semino di pochi millimetri avrebbe mai potuto immaginare che, morendo e marcendo nella terra, sarebbe diventato un albero alto novanta metri, con due o tremila anni di vita? Ecco, Gesù Cristo è proprio come quel semino che vedi sullo schermo. Quando Gesù si è “rotto” ed è morto,  lui, essendo Dio, ha generato questa gigantesca esplosione di vita eterna. E noi, uniti a lui con i sacramenti, arriveremo in paradiso, ben oltre quelle sequoie giganti!

 

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Testo di padre Maurizio Botta, don Andrea Lonardo, Alessandro Franchi, Ufficio catechistico diocesi di Roma Disegni Plum

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