N. 18 - 2014 4 maggio 2014
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Diventa beato Paolo VI

Il Papa del dialogo e dell’evangelizzazione

Presto beato

Paolo VI

Riconosciuta la guarigione prodigiosa di un feto per intercessione di Montini. Il Pontefice alla gloria degli altari...

5 maggio - L’Azione cattolica incontra il Papa

1000 volti, 1 solo cuore

Persone nuove in Cristo Gesù. Corresponsabili della gioia di vivere è lo slogan dell’assemblea dell’Azione cattolica…

Chiara Giaccardi

«Diamo spazio ai giovani, altrimenti la società si blocca»

Madre di cinque figli (e altri in affido), esperta di new media, insegna in Cattolica. Convinta che la fede «offre uno sguardo…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Diventa beato Paolo VI

Cari amici lettori, è con grande gioia che vi anticipiamo, in questo numero di Credere, la notizia della prossima beatificazione di Paolo VI, il Papa che ha concluso la celebrazione e avviato l’attuazione del concilio Vaticano II, di cui ricordiamo il cinquantesimo. Una beatificazione che fa da corona alla canonizzazione di Giovanni XXIII, il Papa che ha indetto il Concilio, e di Giovanni Paolo II, che ne ha diffuso lo spirito in tutto il mondo.

Paolo VI è anche il Papa della mia infanzia, del mio primo vivere la fede in modo cosciente. Più tardi, quando ho avuto modo di studiare la sua figura, Montini è stato per me un punto di riferimento soprattutto attraverso due documenti. L’enciclica Ecclesiam suam esprime l’idea di dialogo come dimensione fondamentale della Chiesa. L’esortazione Evangelii nuntiandi rappresenta la centralità dell’evangelizzazione. Il dialogo con tutti e l’annuncio del Vangelo sono due elementi basilari della mia vocazione nella Società San Paolo.

Tra i tanti brani straordinari dell’Ecclesiam suam ne voglio citare uno. «La Chiesa», scrive Paolo VI, «avverte la sbalorditiva novità del tempo moderno; ma con candida fiducia si affaccia sulle vie della storia, e dice agli uomini: io ho ciò che voi cercate, ciò di cui voi mancate. Non promette così la felicità terrena, ma offre qualche cosa – la sua luce, la sua grazia – per poterla, come meglio possibile, conseguire; e poi parla agli uomini del loro trascendente destino. E intanto ragiona ad essi di verità, di giustizia, di libertà, di progresso, di concordia, di pace, di civiltà. Sono parole queste, di cui la Chiesa conosce il segreto; Cristo glielo ha confidato». E da qui parte per indicare come la Chiesa deve dialogare con tutti, usando l’immagine dei cerchi concentrici. Il primo cerchio riguarda tutto ciò che è umano; il secondo i credenti in Dio, di qualsiasi religione; il terzo i cristiani fratelli separati. Infine c’è il cerchio più interno del dialogo nella stessa Chiesa cattolica.

Passando all’Evangelii nuntiandi, cito solo il passo in cui il Papa sottolinea l’importanza dei mezzi di comunicazione sociale: «Posti al servizio del Vangelo, essi sono capaci di estendere quasi all’infinito il campo di ascolto della parola di Dio [...]. La Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi». In essi, continua Paolo VI, la Chiesa «trova una versione moderna ed efficace del pulpito». Un’espressione che fa risuonare in me le parole del fondatore don Giacomo Alberione: «L’ufficio dello scrittore, il locale della tecnica, la libreria divengono chiesa e pulpito».

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