N. 18 - 2017 30 aprile 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

La nostra devozione alla vergine Maria e la fede dei piccoli

Il 13 maggio, durante il viaggio a Fatima, Papa Francesco dichiarerà santi i due pastorelli Francesco e Giacinta. Alla loro…

Matteo Truffelli

Ac, da laici nella chiesa a responsabili dei fratelli e del mondo

Dal campo scuola con gli amici della parrocchia alla presidenza nazionale. «In azione cattolica ho ricevuto una fede inquieta,…

Lorenzo Orsenigo

La mia vita è rinata grazie al “figlio del carpentiere”

Imprenditore onesto e generoso, perde tutto per la crisi dell’edilizia. «Mi sentivo fallito, volevo farla finita». Poi la…

Caterina

Una santa fuori dagli schemi

Donna radicale e profondamente innamorata di Gesù: ecco chi era la mistica di Siena. Oggi la sua vita è raccontata in un…

La Salette

Quel messaggio di Maria dalle cime dei monti

Il santuario a 1.800 metri d’altitudine sulle alpi francesi sorge nel luogo dove, in un’unica apparizione, la Vergine consegnò…

Ite, missa est di Enzo Romeo

Cercansi gregari per rinnovare la Chiesa

Come un fuoriclasse, Francesco cerca di dare slancio al gruppo, ma sembra che in pochi riescano a «stargli a ruota»

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Ite, missa est di Enzo Romeo

Cercansi gregari per rinnovare la Chiesa

Come un fuoriclasse, Francesco cerca di dare slancio al gruppo, ma sembra che in pochi riescano a «stargli a ruota»

Ite missa est

Il Giro d’Italia sta per celebrare l’edizione numero 100 e allora voglio usare delle metafore ciclistiche per parlare della Chiesa di oggi. C’è un campionissimo, di origini piemontesi come Coppi, che si chiama Bergoglio, alias papa Francesco. Anche a lui piacciono le grandi salite, dove ci si può involare, raggiungere la vetta e poi tuffarsi pericolosamente in discesa. Insomma, un audace, che il resto del gruppo – dove pure non mancano i talentuosi – deve inseguire e raggiungere, sforzandosi di tenere il suo passo fino al traguardo.

Il fatto è che in questa corsa i concorrenti non sembrano affannarsi a tenere la ruota del battistrada, né mostrano la foga di chi vuol transitare prima possibile sotto lo striscione d’arrivo. Al più c’è la preoccupazione di non finire fuori tempo massimo. Così, l’exploit del campione perde fascino, il valore dell’impresa sportiva si riduce, il gusto della vittoria sbiadisce…

Fuor di metafora, l’impressione è che nella Chiesa il “gruppo” non riesca a sostenere lo sforzo innovatore di Francesco. La scarsa partecipazione alla “consultazione di base” sul nuovo vicario per Roma è un piccolo, ma emblematico esempio. Né si vedono molti gregari, pronti a dare il cambio o a portare l’acqua al capitano. Coppi aveva Carrea, Milano, Crippa, Pezzi e tanti altri. Aveva perfino un fratello, Serse, che lo sostenne fino all’incidente in cui perse la vita. Papa Bergoglio può dire lo stesso? Lui, da buon latinoamericano abituato a ben altre battaglie, non se ne preoccupa troppo. E fa bene, a patto che non appaia “l’uomo solo al comando”. Ci vorrebbe un Ginettaccio Bartali, cioè un antagonista forte ma corretto, capace di stargli a fianco nei tornanti più ripidi e con cui scambiarsi la borraccia al momento del bisogno.

«Non faccio altro che dimenticare quello che ho dietro alle spalle e slanciarmi sempre in avanti, per avvicinarmi alla meta», scrive Paolo ai Filippesi (3,13). Francesco ha colto l’esempio, adesso cominciamo a pedalare anche noi. 

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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