N. 18 - 2017 30 aprile 2017
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La Salette

Quel messaggio di Maria dalle cime dei monti

Il santuario a 1.800 metri d’altitudine sulle alpi francesi sorge nel luogo dove, in un’unica apparizione, la Vergine consegnò all’umanità un invito alla conversione

Il santuario di La Salette

Man mano che si sale verso il monte Planeau, dopo aver lasciato a Corps la route Napoléon, e ci si inerpica per quindici chilometri sulla strada di montagna (oggi molto più comoda rispetto al passato) che conduce al luogo dell’apparizione del 19 settembre 1846, si ha la sensazione di entrare in un “altro mondo”.

C’è qualcosa che resiste alla curiosa abitudine umana di banalizzare luoghi, storie, persone, atteggiamenti. È il mondo della montagna, con il suo fascino; ma anche con il timore che incute: ci troviamo, infatti, nel bel mezzo delle Alpi francesi, nella regione dell’Isère, a circa settanta chilometri dalla città di Grenoble. Qui si contano diverse cime ben al di sopra dei tremila metri di altitudine, che si stagliano nell’azzurro del cielo ora con la neve che le ricopre, ora con la nuda roccia, resa in molti casi “freccia appuntita” dall’azione dell’acqua e dei venti.

Lo stesso luogo dell’apparizione si trova a 1.800 metri di altitudine, in uno spazio a forma di piccolo anfiteatro rivolto verso la pianura sottostante, con quelle cime al di sopra di essa.

Si fa molta fatica a pensare che proprio qui abbia avuto un punto fondamentale la sequenza delle apparizioni mariane che hanno segnato la vita della Francia, dell’Europa e del mondo dall’Ottocento in poi.

Eppure, il 19 settembre 1847, un anno esatto dopo i fatti accaduti su questa montagna e conosciuti non con il suo nome, ma con quello del comune di pertinenza, La Salette, più di diecimila persone si erano radunate per ascoltare nuovamente il racconto della visita della «bella Signora» dalla bocca di coloro che l’avevano inaspettatamente incontrata: Massimino e Melania, due sconosciuti ragazzi analfabeti, impegnati come “forza lavoro” nella piccola economia contadina della zona, che dovevano guadagnarsi il pane per sé e per i propri familiari.

UN LUNGO CAMMINO DI FEDE
Chi oggi arriva al luogo dell’apparizione si unisce idealmente ai milioni di cristiani e di cristiane che, in più di 170 anni di storia, qui hanno rinvigorito la loro fede oppure l’hanno ritrovata. Il racconto delle parole di Maria, iniziato da Massimino e Melania, oggi è portato avanti dalla Chiesa e in modo particolare dai Missionari di Nostra Signora de La Salette, congregazione internazionale di preti e religiosi che a quelle stesse parole ispirano il loro servizio al popolo di Dio e alla famiglia umana. Sono infatti loro ad accogliere i pellegrini sia nel santuario – costruito vicino al luogo dell’apparizione per volere del loro vescovo fondatore, Philibert de Bruillard, lo stesso che dichiarò autentica l’apparizione il 19 settembre 1851 – sia nella struttura di accoglienza che oggi ha una capacità di ricezione di circa mille persone. In questo servizio li affiancano anche le suore di Nostra Signora de La Salette e decine di volontari, provenienti da tutta Europa.

UN UMILE EDIFICIO DI PIETRA
Il santuario – costruito fra il 1852 e il 1865 con pietra estratta dalle rocce circostanti ed eretto a basilica minore da papa Leone XIII nel 1879, – non è particolarmente grande: può infatti contenere fino a circa quattrocento persone. Esso ha voluto conservare due caratteri: l’umiltà e la provvisorietà. Massimino e Melania, i testimoni prescelti dalla Provvidenza per questo incontro con la bella Signora, appartenevano alle folle degli umili che ancora oggi popolano il pianeta.

A propria volta, il santuario è fatto di umile pietra e non presenta particolari tesori artistici, eccezion fatta per i nuovi affreschi realizzati dal maestro francese Arcabas tra il 1989 e il 1995, sintesi pittorica del significato del messaggio di La Salette.

La provvisorietà è invece testimoniata dalla sua non grande capienza, a fronte dell’enorme folla di pellegrini che sono saliti al luogo dell’apparizione: nelle parole raccontate da Massimino e Melania, infatti, la bella Signora non aveva chiesto la costruzione di cappelle o chiese. Ella avrebbe invece detto: «Fatelo conoscere a tutto il mio popolo».

Il luogo dell’apparizione è quindi simile al monte Sinai o al monte Tabor: entrambi sono dei punti di partenza.

Dal Sinai Israele scese e partì per andare a testimoniare il dono della legge di Dio nella terra di Canaan.

Dal Tabor Gesù scese per andare a Gerusalemme e portare a compimento il proprio esodo verso la risurrezione dai morti, la vera e definitiva trasfigurazione di cui Pietro, Giacomo, Giovanni e gli altri discepoli saranno resi testimoni universali, in ogni terra del mondo.

Da La Salette si scende portando con sé le parole raccontate da Massimino e Melania, e quell’acqua della fonte su cui la stessa bella Signora ha poggiato i piedi: acqua che, da intermittente qual era, da quel 19 settembre del 1846 continua invece a sgorgare senza sosta, dono prezioso di vita e salute per affrontare il viaggio della vita.

ORGANIZZARE LA VISITA
Il santuario di Nostra Signora di La Salette si trova in Francia, nella regione Alvernia-Rodano-Alpi. Dall’Italia il tragitto è molto suggestivo: ci si inerpica infatti attraverso le cime e le valli delle Alpi. Due sono le direttrici principali che partono da Torino e che richiedono circa 4 ore. La prima conduce al traforo del Frejus e di lì a Grenoble, per proseguire in direzione di Gap, arrivando a Corps e quindi immettendosi sulla strada che conduce al santuario. La seconda lascia l’autostrada a Oulx per iniziare la salita del Monginevro ed entrare in Francia a Briançon; da qui si procede in direzione di Gap per poi prendere la route Napoléon verso Corps e il santuario. Non ci sono aerei, né treni: La Salette è una cima alpina che “resiste” al progresso. Per altre informazioni: http://lasalette.cef.fr (con pagine anche in italiano).

DOVE ALLOGGIARE
L’ospitalità nell’hotel annesso al santuario è possibile da metà marzo a metà novembre. Per info: tel. 0033(0)476.303.290.

L’INVITO DI MARIA ALLA CONVERSIONE
Il 19 settembre 1846 due pastorelli – Melania Calvat di 14 anni e Massimino Giraud di 11 – vedono una «bella Signora» che li chiama: «Avvicinatevi, figli miei, non abbiate paura, sono qui per annunciarvi un grande messaggio». La Vergine avverte: «Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciare andare il braccio di mio Figlio. È così forte e così pesante che non posso più mantenerlo». E spiega a Melania che il braccio del Figlio è appesantito perché gli uomini non rispettano il riposo domenicale e bestemmiano. Poi preannuncia in quelle zone la morte dei bambini sotto i sette anni per un misterioso morbo e un periodo di carestia perché i raccolti di patate, noci e uva si guasteranno. Fatti che accadranno effettivamente con la diffusione, proprio in quegli anni, di un’epidemia di influenza e alcune malattie delle colture. Ma Maria promette che, se la gente si convertirà, «le pietre e le rocce si tramuteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi».

LA PROSSIMA SETTIMANA IL LIBRO SUL SANTUARIO DI LA SALETTE
S’intitola La Salette. il pianto e le profezie della bella Signora il quarto volume della collana Ave Maria che sarà disponibile con il prossimo numero di Credere a 4,90 euro oltre il prezzo della rivista. L’autore Saverio Gaeta svela i messaggi della Madonna a Massimino e Melania. «Le parole di Maria», spiega Gaeta, «con la loro semplicità e il loro rigore, sono di reale attualità, in un mondo che subisce i flagelli della guerra e della fame, che sono segni e sovente anche conseguenze del peccato degli uomini».

Testo di Gian Matteo Roggio

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