La Pasqua di sangue in Sri Lanka non ci deve avvolgere nella spirale dell’odio
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INSIEME di don Antonio Rizzolo
La Pasqua di sangue in Sri Lanka non ci deve avvolgere nella spirale dell’odio
I cristiani sono stati colpiti perché vivendo il Vangelo sono una spina nel fianco per chi vuole diffondere il caos e la paura. Non dobbiamo cedere nell’impegno per l’amore e la pace
Cari amici lettori, la Pasqua di quest’anno è stata funestata dagli attentati nello Sri Lanka. Sono stati colpiti i cristiani in preghiera durante la Messa e i turisti tornati a visitare il Paese dopo i lunghi anni di guerra civile. Le vittime accertate nel momento in cui scrivo sono 253. Almeno 45 sono bambini, il più piccolo aveva 18 mesi. Più di 500 sono i feriti. La strage è stata rivendicata dall’Isis, lo Stato islamico che sta spostando sempre più il suo raggio d’azione verso l’Asia.
Una tragedia come questa, che colpisce persone inermi e indifese ci lascia attoniti. Una tale malvagità sembra inconcepibile. Papa Francesco, al termine del messaggio Urbi et orbi del 21 aprile, ha detto: «Ho appreso con tristezza la notizia dei gravi attentati che, proprio oggi, giorno di Pasqua, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese e altri luoghi di ritrovo dello Sri Lanka». E ha aggiunto: «Desidero manifestare la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, colpita mentre era raccolta in preghiera, e a tutte le vittime di così crudele violenza. Affido al Signore quanti sono tragicamente scomparsi e prego per i feriti e tutti coloro che soffrono a causa di questo drammatico evento».
Come dobbiamo reagire in quanto cristiani? Pregando per chi è stato colpito da tanto male, manifestando la nostra vicinanza al popolo srilankese (tanti di loro vivono da anni in Italia), offrendo l’aiuto necessario. Soprattutto non dobbiamo lasciarci attrarre dalla spirale dell’odio. Perché, infatti, colpire proprio i cristiani, che in Sri Lanka sono una minoranza pari a circa il 7% della popolazione (il 70% sono buddisti, i musulmani il 10%, gli indù il 12,5 %)? Lo scopo dei terroristi è diffondere il caos, la paura. E tra i loro obiettivi c’è chi contrasta questo progetto con il suo contrario, e cioè la fratellanza, l’amore, la ricerca della pace. Come, appunto, fanno i cristiani. Quello che papa Francesco aveva auspicato nel suo viaggio apostolico in Sri Lanka nel 2015 è ancora attualissimo: «Per il bene della pace, non si deve permettere che le credenze religiose vengano abusate per la causa della violenza o della guerra». E altrettanto necessario è l’affidamento fatto allora alla Vergine Maria: «In questo difficile sforzo di perdonare e di trovare la pace, Maria è sempre qui ad incoraggiarci, a guidarci, a farci fare un altro passo. Proprio come lei ha perdonato gli uccisori di suo Figlio ai piedi della sua croce... così ora lei vuole guidare gli srilankesi ad una più grande riconciliazione, così che il balsamo del perdono di Dio possa produrre vera guarigione per tutti».