N. 19 - 2016 8 maggio 2016
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Comunicare a tutti e sempre scegliendo la via della misericordia

Il tema della giornata delle comunicazioni sociali ci invita a usare un linguaggio che accarezzi invece di ferire, per testimoniare…

Francesco Zanotti

Portiamo a tutti la buona notizia

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I rifiuti tossici le hanno portato via Riccardo a soli 18 mesi. Poi il dolore si è trasformato in amore e con don Patriciello…

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Ci sono ancora i personaggi come san Francesco d’Assisi o sant’Antonio di Padova, oppure i santi esistevano solo una volta?

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Anna Magri

Noi mamme della terra dei fuochi

I rifiuti tossici le hanno portato via Riccardo a soli 18 mesi. Poi il dolore si è trasformato in amore e con don Patriciello e altre madri ha dato vita alla onlus Noi genitori di tutti. «Quello che non posso più fare per lui adesso lo faccio per gli altri bimbi»

Anna Magri 

Riccardo è passato dal mio seno alla chemio: 18 mesi in ospedale, praticamente dalla nascita. Un bimbo ammalatosi subito, a sei mesi. Un trapianto, poi la ricaduta e alla fine solo le terapie antidolorifiche per una vita che se ne va». Gli occhi verde chiaro di Anna Magri si bagnano di lacrime raccontando la storia del suo Riccardo “Cuor di leone”, come lo chiamava lei. Un bimbetto paffuto dagli occhi azzurri protagonista di una dura battaglia, come il cavaliere-re. Una vita che, per la mamma, non deve fermarsi qui «ma migliorare una terra difficile».

È una storia da conoscere quella delle mamme della Terra dei fuochi, il perimetro che va dal nord della provincia di Napoli al Casertano, un terreno avvelenato da rifiuti industriali per anni. Scarichi interrati provenienti anche dal Nord Italia e dall’estero, capaci di inquinare piano piano, in silenzio, contaminando falde acquifere, ortaggi, l’aria. La sorpresa di trovare piombo, arsenico e diossina sepolti nelle campagne è enorme. La presa di coscienza di una comunità di fedeli ? guidata da un prete, don Maurizio Patriciello ? ha generato denunce a volte scomode.

FAMIGLIE DISTRUTTE
Sono drammatiche le conseguenze arrivate nelle famiglie: i bimbi, anche piccolissimi, morti per cancro come Riccardo, sono tanti. «Nel reparto del Pausilipon a Napoli, dov’era ricoverato, almeno il 40 per cento dei bambini non c’è più», spiega Anna, una delle mamme che, su invito del coraggioso sacerdote, hanno raccolto i loro racconti in un libro, Madre Terra Fratello Fuoco (Edizioni San Paolo).

IL CALVARIO DI UNA MAMMA
Anna, 39 anni, è di Caivano, alle porte di Napoli. Con Umberto, maresciallo dell’esercito, nel 2008 decidono, dopo Raffaele, di avere un secondo bambino. Poi la tragica scoperta. Cosa è successo? «A pochi mesi dalla nascita, Riccardo ha iniziato a star male: inappetenza, mal di testa, di orecchie. Mal di tutto», dice con una parlata veloce mentre prepara un caffè. «Il medico mi chiese di non sottovalutare quella febbre. Alla fine andai al reparto di oncologia pediatrica. Non sapevo neanche che esistesse. Come non sapevo cosa fosse la leucemia linfoblastica acuta infantile».

Al bimbo fu installato il patch, un catetere venoso centrale. Iniziarono le chemioterapie. «Non potevo più allattarlo per la caduta delle difese immunitarie. La mia casa diventa l’ospedale, e lui il più piccolo del reparto. Celebriamo quasi per miracolo il primo anno di vita a casa nostra: la leucemia s’è abbassata. Sembrava fatta, e invece no. Per una recidiva torniamo in reparto: si parla di trapianto di midollo osseo». Passano in ambiente totalmente sterile: tutti fuori meno che la mamma. «Il trapianto riesce. Torniamo a casa. Riccardo, senza più capelli, salutava gli ospiti solo dal balcone per evitare contaminazioni». Era guarito? «Magari! Dopo poco mi disse: “Mamma, bua”. Significa che stava male. In ospedale ci spiegarono che non sapevano più cosa fare, il male era tornato: aveva solo un mese di vita. Le giostre, i parenti, gli animali, che non aveva mai visto, riempirono i suoi giorni. Una sera capii che se ne stava andando. Lui me lo fece intuire. Avevamo un segreto: quando stava male cantava la canzone dell’angioletto. Me la chiese. Lo presi tra le braccia e, cantando, si addormentò per sempre. Il mio Riccardo Cuor di leone». Il silenzio pervade tutto. Ora è lei la mamma Cuor di leone. La piccola Rita, cinque anni, arriva in cucina. È nata dopo Riccardo e dona una nuova forza ad Anna.

L’AIUTO DELLA MADONNA
La fede l’ha aiutata? «Certo», confida sorridendo. «La mia storia è particolare. Sono stata prima evangelica, poi passata ai Testimoni di Geova. Una notte faccio un sogno: una suora mi porta in una chiesa. Solo dopo, grazie a mia nonna, scopro che era santa Rita e mi portava al suo santuario a Cascia. All’epoca, non essendo cattolica, non sapevo chi fosse».

Anna inizia un cammino di fede, riceve la Prima comunione a 17 anni e conosce don Maurizio. «Era duro, aveva una barba lunga. In chiesa urlava, ma arrivava al cuore delle persone portando il Vangelo nella vita. Io assorbivo tutto». Sotto la grotta di Lourdes Anna si apre all’abbraccio della Madonna. Le chiede di Riccardo. «In sogno lo vedo che dorme con me: era nel mio cuore». Si rasserena e prende forza per lottare. «Quando abbiamo iniziato a capire da dove arrivano le malattie siamo stati accompagnati dal nostro vescovo. Monsignor Angelo Spinillo ci è stato vicino. Ha marciato con noi che chiedevamo rispetto e denunciavamo quello che avveniva. E il giornale Avvenire ha seguito passo passo tutta la storia».

LA ONLUS E LE TESTIMONIANZE
Qual è la reazione a questo dolore? «È l’amore. Quello che non posso più fare per lui adesso lo faccio per gli altri bimbi». Aiutate da don Patriciello le mamme hanno dato vita a una onlus: Noi genitori di tutti; attraverso Banca Etica, cercando così di stare accanto, nei bisogni concreti, a chi ha perduto un affetto grande, un figlio. Ma anche a chi non ha le risorse per andare avanti. «Già ai tempi del mio ricovero portavo il cibo alla mensa dei poveri del Carmine a Napoli. Ci sono tanti che non hanno da mangiare». Luisa, Marzia, Imma, Antonella, Raffaella e Lorenzo, assieme ad Anna, hanno vissuto lo stesso dramma.

Dal 2013 hanno scelto di non chiudersi nel loro dolore, ma di parlare della loro storia in pubblico. Incontri, conferenze, sui giornali. Agire è la loro missione. Non pensate che i media possano strumentalizzarvi? «A noi interessa che si parli della tragedia in corso», replica Anna. «A Caivano, Afragola, Casoria, Succivo, Orta di Atella e altri grandi comuni limitrofi, si contano i morti, anche se non hanno industrie. Perché non capita a Napoli che ha più smog?». Le mamme-coraggio della Terra dei fuochi sono state al Parlamento europeo a denunciare la loro storia.

A breve una rete, che coinvolge esperti, dal biologo al geologo, monitorerà le aree a rischio, per avere un supporto scientifico a livello nazionale, «perché anche a Brescia o Taranto ci si ammala e si muore come da noi». Non solo Terra dei fuochi, ma dispersione scolastica, sanità in tilt, disoccupazione: la battaglia delle mamme si apre sul futuro di questa terra a 360 gradi: «Ho altri due figli da crescere», sottolinea Anna mentre Rita, riccioli neri al vento, inizia a cantare. «In una città che amo lo Stato mi ha girato le spalle, noi non possiamo tacere». Nella cartella è pronta una lettera per le Forze armate con una richiesta: «Donate il vostro sangue, tanti bimbi lo stanno già aspettando».

Testo di Nicola Nicoletti

 

IL LIBRO
MADRE TERRA FRATELLO FUOCO, CON DON PATRICIELLO

Scritto da don Maurizio Patriciello e da una decina di madri-coraggio, Madre Terra Fratello Fuoco (144 pagine, pubblicato da Edizioni San Paolo), si apre con una prefazione di Giuseppe Fiorello, l’attore che recentemente ha impersonato in Tv il giornalista Roberto Mancini, autore delle prime denunce sul degrado della Terra dei fuochi. I diritti d’autore del volume saranno devoluti alla onlus Noi genitori di tutti (www.noigenitoriditutti.it), attraverso la quale le mamme aiutano le famiglie di quella terra colpita dalle malattie. Il libro esce in abbinata con Credere al prezzo di 7,90 euro più il costo del settimanale. 

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