Contagiamo il mondo con il Vangelo della gioia e dell’amore per rinnovare la speranza
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INSIEME di don Antonio Rizzolo
Contagiamo il mondo con il Vangelo della gioia e dell’amore per rinnovare la speranza
Nella prima parte del suo viaggio in Bulgaria e Macedonia, il Papa ha sottolineato l’importanza per noi cristiani di essere sempre costruttori di ponti, veri testimoni della fede nel risorto
Cari amici lettori, in questo numero, che abbiamo chiuso in redazione alle 14 di lunedì 6 maggio, vi raccontiamo la prima parte del viaggio apostolico di papa Francesco in Bulgaria e Macedonia del Nord. Su Credere della settimana prossima il resoconto finale. Tra i diversi temi emersi in questi giorni, vorrei richiamarne due, importanti anche per la nostra vita personale.
Fin dal suo arrivo in Bulgaria, il Papa ha sottolineato una caratteristica del Paese che lo stava accogliendo. «Sono lieto di trovarmi in Bulgaria», ha detto, «luogo d’incontro tra molteplici culture e civiltà, ponte tra l’Europa dell’est e quella del sud, porta aperta sul vicino oriente; una terra in cui affondano antiche radici cristiane, che alimentano la vocazione a favorire l’incontro sia nella regione sia nella comunità internazionale. Qui la diversità, nel rispetto delle specifiche peculiarità, è vista come un’opportunità, una ricchezza, e non come motivo di contrasto». Non è solo l’auspicio a una convivenza pacifica. È un appello ai cristiani, a ciascuno di noi, a diventare edificatori di ponti, costruttori di pace. Attraverso l’accoglienza dell’altro nella sua diversità, mediante il dialogo e la testimonianza del Vangelo. Le radici cristiane di cui parla Francesco spingono all’incontro, alla fraternità, alla ricerca del bene comune. Questo vale anche nella nostra vita di ogni giorno: in quanto cristiani, trasformati dall’incontro con Cristo e spinti dal suo amore, dobbiamo sempre mostrare un volto misericordioso, gioioso, accogliente. Cominciando con i nostri familiari, i vicini, le persone che incontriamo.
Papa Francesco ha ricordato tutto questo nell’omelia di domenica, invitando ciascuno di noi a “immergersi” nella gioia del Cristo risorto per “contagiare” il mondo. Purtroppo a volte ci lasciamo tentare dalla «psicologia del sepolcro», che «tinge tutto di rassegnazione, facendoci affezionare a una tristezza dolciastra che come una tarma corrode ogni speranza». Ogni cosa è avvolta dal «grigio pragmatismo della vita, nella quale apparentemente tutto procede con normalità, ma in realtà la fede si va esaurendo e degenerando in meschinità». Sembra una foto di certi cristiani delle nostre parrocchie o comunità religiose. Cosa possiamo fare? Il Signore ci invita a ricominciare, «a rivivere la nostra storia d’amore con Lui, a rifondarci nella novità che è Lui». E la forza per farlo parte da una certezza, da rinnovare ogni mattina: «Il Signore ci ama». Riprendiamo coraggio, allora, testimoniamo il Vangelo dell’amore e della gioia, per ridare speranza al mondo.