N. 19 11 agosto 2013
Rio 2013

175 MODI PER DIRE «CI SONO»

Presenti giovani da quasi tutti i Paesi del mondo: un oceano di volti. Il Papa: ora è il tempo delle scelte...

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Ferragosto. Assunzione della Vergine

L’ASSUNTA, PROMESSA DI RISURREZIONE

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Rio 2013

175 MODI PER DIRE «CI SONO»

Presenti giovani da quasi tutti i Paesi del mondo: un oceano di volti. Il Papa: ora è il tempo delle scelte...

«Dobbiamo tutti insieme ringraziare il Signore per il grande dono che è stato questo avvenimento. È stato una nuova tappa nel pellegrinaggio dei giovani attraverso i continenti con la Croce di Cristo. Non dobbiamo mai dimenticare che le Giornate mondiali della gioventù non sono “fuochi d’artificio”, momenti di entusiasmo fini a se stessi; sono tappe di un lungo cammino. [...] Vorrei chiedervi di pregare con me affinché i giovani che hanno partecipato alla Giornata mondiale della gioventù possano tradurre questa esperienza nel loro cammino quotidiano, nei comportamenti di tutti i giorni; e che possano tradurlo anche in scelte importanti di vita, rispondendo alla chiamata personale del Signore».

alcuni giovani in preghiera durante la giornata mondiale della gioventù

Alcuni giovani in preghiera durante la Giornata mondiale della gioventù (foto di Stefano Bellandini / Reuters)

Due immagini, giusto per rendere l’idea. Domenica 28 luglio, quando mancavano pochi minuti all’inizio della solenne Messa conclusiva, al confine tra Ipanema e Copacabana, qualcosa come quattro chilometri dal palco papale, c’erano ancora giovani che s’affrettavano a raggiungere l’area della celebrazione. Così come altri arrancavano, zaino in spalla, a Botafogo, in tutt’altra zona di Rio, ma anche in questo caso a diversi chilometri dall’evento.

Difficile determinare con precisione il totale dei partecipanti. Le autorità brasiliane, polizia in testa, hanno parlato di tre milioni: una cifra verosimile. Più facile e documentabile raccontare provenienze, età ed emozioni di chi c’era. I giovani sono giunti da 175 Paesi. La maggior parte aveva meno di 25 anni. A tirar giù la media, ci ha pensato l’America del Sud, l’area maggiormente rappresentata. Più ci si allontanava da Rio e più, per ovvii motivi, l’età dei partecipanti aumentava. Nella top-ten il Brasile s’è ovviamente aggiudicato la medaglia d’oro con iscritti provenienti soprattutto dal Sud-Est (Minas Gerais, San Paolo, Rio). Seguiva l’Argentina. Quindi, ecco gli Stati Uniti e il Cile. In quinta posizione l’Italia con un po’ meno di 10 mila giovani in tutto.

«Holy sea», sorrideva guardando le onde Rhoe Price, un’australiana che vive e lavora nello Stato di Victoria. «Holy sea», mare santo, si pronuncia quasi come «Holy See», Santa Sede. Rio e Papa, dunque: l’Atlantico e il pescatore di anime. Un innocente gioco di parole. Ma detto qui, agli antipodi, dove un panorama mozzafiato si specchia in una delle baie più famose del mondo, e detto quando tre milioni di ragazzi hanno costituito una distesa oceanica di volti e di cuori che declinavano con lingue, tradizioni e culture diverse l’identica fede cristiana, ha assunto un significato particolare. A patto che il Vangelo diventi vita, vuol dire che le differenze non fanno differenza, che le moltitudini smettono di essere indistinte per trasformarsi in comunità di individui e che l’antibabele esiste: si chiama Pentecoste.

È capitato che Nahuel Herrlein, 18 anni, Rodrigo Peraita, 19, e Nehuen Gomez, 18, argentini di Paranà, fossero gomito a gomito con Nyasha Nduku e Simba Masukusa, due quindicenni giunti da Harare, la capitale dello Zimbabwe. Hanno comunicato un po’ in inglese e molto a gesti, con gli sguardi e con i canti. Non solo. È capitato che 168 pellegrini iracheni abbiano incontrato un buon numero di americani e si siano abbracciati, unendo le loro bandiere: voglia di pace.

C’era poi chi era lì con una storia originale alle spalle. Fabio Mateus, 32 anni, sposato, padre di una coppia di gemelli che hanno otto anni, aveva lasciato casa sua, a Trairi, nello Stato brasiliano di Cearà, il 14 marzo scorso. È arrivato a Rio de Janeiro il 18 luglio, dopo un pellegrinaggio lungo 1.800 miglia, cioè circa 3.000 chilometri. Tutti percorsi a piedi. Ha deciso un anno fa. «Da un paio d’anni vivevo una profonda crisi interiore. Vedevo i miei amici lasciare la Chiesa, se ne andavano soprattutto i giovani. La cosa mi addolorava». Che fare? Fabius Mateus ha scelto di mettersi in gioco. Lui, un buon impiego in una fabbrica e con un tranquillo menage familiare, si è licenziato e si è messo in marcia. «Giorno dopo giorno ho chiesto al Signore di sanare le mie ferite interiori e di donare o rafforzare la fede dei giovani. In Brasile e in tutto il mondo», ha raccontato Fabio. «Sul finire del pellegrinaggio spesso la gente si fermava a ragionare di fede con me».

Dal nostro inviato a Rio de Janeiro: Alberto Chiara

 

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