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All’apice del successo, l’industriale ha cominciato a farsi alcune grandi domande. E oggi? «Sono convinto della fede: non…
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I “Lumineri” della Sacra Costa splendono sul lago
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Un mondo “con” è l’augurio più bello
Sono tanti gli auguri scambiati in queste feste. Rimarranno soprattutto quelli di chi ha compreso che si va avanti solo restando…
Ite, missa est di Enzo Romeo
Un mondo “con” è l’augurio più bello
Sono tanti gli auguri scambiati in queste feste. Rimarranno soprattutto quelli di chi ha compreso che si va avanti solo restando “con” gli altri
Cosa rimane dei mille auguri inviati e ricevuti in occasione delle feste? Speriamo che non finiscano in un sacchetto di parole da gettare nel secchione dell’indifferenziata. Certamente ci sono alcuni che non scadono come una confezione di dolcetti natalizi. Anch’io ne ho ricevuti un paio. Un augurio speciale me lo ha girato un’amica che tiene i contatti con la parrocchia cattolica di rito latino di Aleppo. Il parroco, padre Ibrahim, ha fatto un piccolo video insieme ai bambini che frequentano la sua chiesa, e ha espresso con poche parole la speranza di tutti: «Qui in Siria abbiamo vissuto cinque volte il Natale sotto il segno della sofferenza. Speriamo che questo sia l’ultimo trascorso con l’amarezza nel cuore. E speriamo che la nascita del Re della pace porti la rinascita di Aleppo».
Il secondo messaggio di auguri “senza scadenza” me lo ha mandato don Dante, il direttore di Medici con l’Africa. Lo ha scritto dal letto della convalescenza, per una brutta malaria che ha preso in uno dei Paesi dove operano i volontari di questa organizzazione padovana. «Ho avuto il privilegio di essere curato da un team di professionisti capaci, sostenuto dall’affetto di tanti. E per questo sento ancor più vive le ferite di un pianeta in cui troppi soffrono per mancanza di cure, lottano ogni giorno per il cibo, fuggono alla ricerca di una vita migliore… Gli auguri di quest’anno ho piacere che giungano attraverso la forza e l’energia che si sprigionano dai volti e dai sorrisi dei nostri, da quell’ultimo miglio rosso di polvere e sudore dove cerchiamo di arrivare. È la forza di questo nostro “con” che ci spinge in avanti».
Infine l’augurio telefonico di suor Isidora, una bergamasca che da quarant’anni vive a Ciminà, in Aspromonte. Una donna dolce e coraggiosa, che col suo semplice «come stai?» mi ricorda che si può e si deve essere “con” anche in Italia, dove c’è pure tanto bisogno di solidarietà cristiana.
Che il 2017 sia l’anno del “con”, il miglior propellente per andare verso il futuro.