N. 2 - 2018 14 gennaio 2018
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Ite, missa est di Emanuele Fant

L’ultimo marionettista

La vita del teatrante è un’avventura spirituale. E ricorda che la realtà è transitoria

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Ite, missa est di Emanuele Fant

L’ultimo marionettista

La vita del teatrante è un’avventura spirituale. E ricorda che la realtà è transitoria

Ite missa est. Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Le panche sono gremite di originali estimatori, coi baffi a punta, i tabarri neri, artisti saltati fuori da una Milano che pareva estinta. Oggi si celebra il funerale di Eugenio Monti Colla, l’ultimo esponente della più grande dinastia italiana di marionettisti. È tutt’altro che uno spettacolo, è un momento grave. Non ci sono teste di legno, né vestiti di tulle e perline; qui la vita chiede il conto, non si può più inventare.

Tutti in silenzio, coi volti seri, si prendono un momento per contemplare un’esistenza che senza preavviso ha reciso i fili. Dà la vertigine pensare che tutta la sapienza tecnica accumulata in quelle mani, ogni battaglia per ottenere spazi e spettatori, le migliaia di ore spese a vestire manichini, ora subiscano una feroce interruzione. Di fronte a questa evidenza, anche chi in chiesa non ci viene volentieri, sembra pretendere qualcosa dall’altare, almeno un senso alla sua commozione.

Sono convinto che quest’uomo, della cui vicenda interiore non so nulla, abbia alcune carte da giocare per meritarsi l’applauso migliore, essere ammesso all’ovazione finale. Per iniziare, la vita del teatrante è necessariamente un’avventura spirituale: per allestire uno spettacolo si lavora mesi interi e poi tutto è finito nel tempo breve di un’ora. Questo ricorda che la realtà è transitoria. Inoltre Eugenio, senza figli, ha dovuto costruirsi una discendenza con le sue mani, puntando tutto sulla fiducia nel domani e sullo sforzo di educare: quando faceva il professore, ha scelto alcuni ragazzini appassionati che sarebbero diventati i suoi futuri collaboratori.

Infine, ed è il sigillo dei grandi condottieri, questo instancabile animatore di visioni, è morto proprio poco prima di mettere piede nel moderno laboratorio concesso alla sua compagnia dal comune di Milano. Forse goderne qualche anno sarebbe stato un più corretto lieto fine; ma non avrebbe dimostrato a noi, che adesso sbigottiti lo fissiamo, che la Terra promessa non è mai quella che ci aspettiamo.

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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