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Piacenza
La casa d’arte e missione del cardinale
Il Collegio fondato a Piacenza nel 1752 dal cardinale Alberoni per far studiare i seminaristi poveri oggi continua a formare preti per i Paesi in via di sviluppo ma custodisce anche un’importante collezione di dipinti e strumenti scientifici
Il loro gioiello è conservato nel luogo più protetto del collegio, nel piccolo appartamento che il cardinale Giulio Alberoni si era riservato al piano nobile del grandioso palazzo da lui stesso fatto costruire nella periferia di Piacenza per accogliere e formare i seminaristi più poveri della diocesi. Un appartamento di appena tre stanze più la cappella privata, oggi letteralmente illuminato da questa piccola tavola proveniente dalla sontuosa collezione romana del prelato. È l’Ecce homo di Antonello da Messina, opera che, rispetto alle altre versioni del soggetto, riflette pienamente la maturità dell’artista. «Mi commuovo ogni volta nell’osservare la trasparenza delle lacrime che rigano il volto di Cristo», spiega padre Erminio Antonello, superiore del Collegio Alberoni. «Sulla tela c’è davvero un’anima che piange».
ARTE E STUDIO
Il capolavoro del genio messinese è certamente l’oggetto del desiderio dei visitatori del complesso che ha riaperto al pubblico dopo importanti lavori di restauro e che oggi, all’interno della Galleria, ospita una grande mostra dedicata a san Vincenzo de’ Paoli. In realtà, a oltre 250 anni dalla fondazione, l’edificio non ha mai tradito la destinazione originaria e continua anche a essere un seminario, con la differenza che gli studenti, attualmente una quarantina, provengono dalle diocesi povere del mondo, dalla Tanzania ad Haiti. A reggere l’istituzione sono sempre i padri Vincenziani della congregazione dei Padri della Missione fondata appunto da san Vincenzo de’ Paoli nel lontano 1625, con l’intento di riformare i costumi dei sacerdoti. Una congregazione che oggi conta circa 150 confratelli in Italia e 3000 nel mondo. I padri della comunità dovevano rinunziare a cariche e dignità ecclesiastiche, occuparsi dei poveri, predicare e insegnare il catechismo secondo le virtù caratteristiche dello spirito vincenziano: semplicità, umiltà, mansuetudine, mortificazione, zelo per la salvezza delle anime.
IL PROGETTO DI ALBERONI
Naturale che in questa prospettiva la formazione assuma un ruolo fondamentale. Per questo il cardinale Alberoni li scelse per occuparsi della sua creatura, che riuscì a mettere in funzione solo un anno prima della sua morte, avvenuta nel 1752.
Anche lui, che era nato a Piacenza nel 1664, proveniva da una famiglia modesta, ma era arrivato ai vertici della carriera ecclesiastica. Prima di diventare cardinale aveva ricoperto importanti incarichi diplomatici, in particolare alla corte di Spagna. Dopo la nomina cardinalizia era caduto in disgrazia a causa della sfortunata spedizione in Sicilia della flotta spagnola, sbaragliata dagli inglesi. Era stato anche processato, per essere poi prosciolto da ogni accusa. Grande appassionato d’arte e raffinato uomo di cultura, dopo il trasferimento a Roma aveva continuato ad arricchire la sua straordinaria collezione senza per questo disinteressarsi della città natale. Proprio a Piacenza, infatti, aveva deciso di costruire un nuovo collegio seminarile nel luogo dove un tempo sorgeva l’ospedale cittadino.
Fu lui a posare la prima pietra il 4 settembre del 1732. I lavori furono affidati al mastro muratore Giuseppe Buzzini e ai suoi figli, sulla base di un progetto ideato dallo stesso Alberoni. Un quadrilatero a tre piani con cortile interno, sobrio e insieme grandioso quanto a dimensioni, affacciato sulla via Emilia, la cui ossatura fu completata in tempi rapidissimi, poco più di 28 mesi, impegnando un centinaio di muratori e un numero imprecisato di raccoglitori di sabbia e di ghiaia del Nure e del Trebbia, oltre ai fornitori del legname e ai lavoranti delle fornaci. In tempi di carestia, un immenso regalo alla città. Era tutto praticamente completato, comprese la chiesa di San Lazzaro, oggi parrocchia, e la biblioteca, quando nel 1746, in piena Guerra di successione, l’edificio venne quasi completamente distrutto dai soldati austriaci. Il cardinale non si arrese e lo fece ricostruire a ritmi serrati. Nel 1751 i primi allievi entrarono nel collegio.
Nei decenni successivi la costruzione rimase sostanzialmente inalterata. Le modificazioni più rilevanti sono state il raddoppiamento del lato verso mezzogiorno nel 1760. Nel 1870 venne invece eliminato il belvedere per fare spazio alla costruzione degli osservatori e del gabinetto di fisica. In epoca illuministica infatti i padri Vincenziani improntarono la formazione dei seminaristi secondo un intelligente equilibrio tra antico e moderno, lasciando spazio anche allo sperimentalismo scientifico, di cui resta testimonianza negli antichi strumenti ora in mostra. Dimostrano l’alto livello della preparazione impartita presso il collegio diverse figure di prelati che hanno ricoperto incarichi importanti come i cardinali Silvio Oddi e Agostino Casaroli.
LA GALLERIA D’ARTE
La Galleria Alberoni, dove è confluita buona parte della collezione del cardinale, fu inaugurata nel 1964, progettata dall’architetto Vittorio Gandolfi a ovest dell’edificio storico. Qui, tra le altre, sono custodite opere di Gian Paolo Panini, Sebastiano Conca e Zenone Veronese. Particolarmente preziosa la collezione degli arazzi, diciotto capolavori suddivisi in tre serie. Quella dedicata a Enea e Didone, la serie dedicata ad Alessandro Magno e infine i due arazzi più antichi e preziosi della cosiddetta serie di Priamo.
IN MOSTRA IL SAN VINCENZO DEL PADRE DI TEX WILLER
Tra le opere inserite nella mostra, c’è anche la riproduzione di un affresco di Aurelio Galleppini, disegnatore del mitico Tex Willer, il Texas ranger dei fumetti Bonelli. Nel 1947 infatti Galleppini, ospite a Cagliari delle Figlie della Carità dell’Istituto San Vincenzo, realizzò per loro gli affreschi della cappella, fra cui questo san Vincenzo de’ Paoli, santa Luisa de Marillac e i trovatelli, in una Parigi imbiancata dalla neve, in cui è possibile ravvisare una spiccata somiglianza tra san Vincenzo e quello che sarà Kit Carson, il grande amico e compagno di avventure di Tex. I due infatti hanno la stessa forma del viso e la barbetta bianca.
LA MOSTRA SU SAN VINCENZO
S’intitola I colori della carità, San Vincenzo de’ Paoli nei capolavori dell’arte italiana la mostra che la Galleria Alberoni dedica al fondatore dei Padri della Missione in occasione dei 400 anni dall’inizio del suo carisma. L’esposizione, con oltre 30 opere provenienti da chiese e istituzioni della penisola, si propone come un viaggio nella vita e nelle opere del santo francese, nato nel 1581 a Pouy, allora ducato di Guascogna, morto nel 1660 a Parigi, beatificato nel 1729 e canonizzato nel 1737. Patrono universale delle opere di carità, spese la vita nell’assistenza materiale e spirituale dei poveri delle campagne, devastate dalle guerre e dalle carestie, e dei quartieri più degradati di Parigi. Fondò la Congregazione della Missione e, con santa Luisa de Marillac, la compagnia delle Figlie della Carità, come racconta il percorso dell’esposizione che comprende opere di artisti italiani che vanno dal ‘700 al ‘900, con una sezione dedicata agli oggetti appartenuti al santo. In occasione della mostra, fino al 25 febbraio, la Galleria osserva aperture straordinarie. Tel. 0523/32.26.35.
ORGANIZZARE LA VISITA
La Galleria Alberoni è aperta al pubblico tutte le domeniche, dall’ultima domenica di settembre a giugno dalle 15.30 alle 18. Alle ore 16 comincia la visita guidata alle collezioni. Le scuole e i gruppi di visitatori con almeno 20 persone possono, su prenotazione, visitare la Galleria anche il giovedì mattina. Sia il Collegio che la collezione artistica e gli osservatori scientifici sono oggetto di appositi percorsi didattici per le scuole, dalla primaria alla secondaria di primo e secondo grado. Info: www.galleriaalberoni.it, www.collegioalberoni.it.
COME SI VISITA
Mentre la visita del Salone degli arazzi e della pinacoteca della Galleria è consentita anche senza guida, non è possibile accedere al resto del complesso senza essere accompagnati. La visita guidata è quindi indispensabile sia per la biblioteca storica che per gli appartamenti del cardinale, che custodiscono le tele e gli oggetti più preziosi della collezione.
Testo di Simonetta Pagnotti