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Il grande sogno di Francesco per il futuro del nostro continente europeo
Nel discorso per il premio Carlo Magno, il Papa ha dato una scossa a noi europei, aprendo il cuore alla speranza e chiedendo ai cristiani di vivere davvero il Vangelo
Cari amici lettori, ci voleva un Papa venuto «quasi dalla fine del mondo» per ricordare a noi europei gli ideali che ci hanno permesso di ritrovare la speranza dopo la tragedia della guerra. Oggi, purtroppo, sembriamo davvero un continente «vecchio». Come ha detto Francesco nel suo discorso per il conferimento del premio Carlo Magno, «noi figli di quel sogno siamo tentati di cedere ai nostri egoismi, guardando al proprio utile e pensando di costruire recinti particolari». Che cosa possiamo fare, allora? Per far rinascere quest’Europa «affaticata» c’è bisogno prima di tutto che la Chiesa annunci il Vangelo, «che oggi più che mai si traduce soprattutto nell’andare incontro alle ferite dell’uomo, portando la presenza forte e semplice di Gesù, la sua misericordia consolante e incoraggiante». È necessaria perciò la testimonianza di noi cristiani. Dio, infatti, «desidera abitare tra gli uomini, ma può farlo solo attraverso uomini e donne che, come i grandi evangelizzatori del continente, siano toccati da Lui e vivano il Vangelo, senza cercare altro. Solo una Chiesa ricca di testimoni potrà ridare l’acqua pura del Vangelo alle radici dell’Europa».
Il Vangelo vissuto dà la forza di sognare un nuovo umanesimo. Il Papa usa parole accorate e quasi liriche: «Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre: una madre che abbia vita, perché rispetta la vita e offre speranze di vita. Sogno un’Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo». E poi, continua, «sogno un’Europa che ascolta e valorizza le persone malate e anziane, perché non siano ridotte a improduttivi oggetti di scarto. Sogno un’Europa in cui essere migrante non è delitto, bensì un invito a un maggior impegno con la dignità di tutto l’essere umano». E aggiunge: «Sogno un’Europa dove i giovani respirano l’aria pulita dell’onestà, amano la bellezza della cultura e di una vita semplice, non inquinata dagli infiniti bisogni del consumismo; dove sposarsi e avere figli sono una responsabilità e una gioia grande, non un problema dato dalla mancanza di un lavoro sufficientemente stabile». E, a fronte dei tanti attacchi che oggi subisce, Francesco ribadisce: «Sogno un’Europa delle famiglie, con politiche veramente effettive, incentrate sui volti più che sui numeri, sulle nascite dei figli più che sull’aumento dei beni». E così conclude: «Sogno un’Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti. Sogno un’Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stata la sua ultima utopia».