N. 20 - 2017 14 maggio 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Beata Maria Vergine di Fatima, guidaci verso l’amore del Padre

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Fatima. Il pellegrinaggio

La meta di una fede viva

A un secolo di distanza migliaia di pellegrini continuano ad arrivare a Fatima per ritrovare un’intensità di fede che sembra non aver mai lasciato questi luoghi

Il Santuario di Fatima

«Ti benedico, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli».

È impossibile non pensare alle parole di Gesù, così come sono riportate nel Vangelo di Matteo (capitolo 11), quando si arriva a Fatima, davanti alla spianata del Santuario, dove un tempo c’erano soltanto prati, ulivi e querce.

Questo è proprio il luogo dove nel 1917 i tre pastorelli raccontano di aver visto apparire la «signora vestita di bianco, più splendente del sole», che invita il mondo alla penitenza.

Lucia dos Santos e i suoi cugini Francesco e Giacinta Marto vivono ad Aljustrel, una frazione di Fatima, e tutti i giorni portano le pecore al pascolo in questo terreno che allora era di proprietà del padre di Lucia.

In casa sono in tanti tra fratelli e sorelle, bisogna lavorare sin da piccoli; in più in Europa è in corso la Grande guerra e molti aspettano il ritorno dei soldati dal fronte. Una vita semplice, di duro lavoro quotidiano, spezzato soltanto dalla recita del Rosario e dalla Messa domenicale.

Oggi, cento anni dopo, migliaia di pellegrini continuano ad arrivare a Fatima per ritrovare quello spirito di raccoglimento e un’intensità di fede che da allora sembra non aver mai lasciato questi luoghi. Chi viene fin qui in genere ritorna, perché «a Fatima si sente qualcosa di speciale», come testimonia una ragazza di Madeira, che è venuta per la prima volta accompagnata dal fidanzato, lui invece al suo sesto pellegrinaggio.

UN AIUTO A VIVERE LA FEDE
«Che cosa ha detto la nostra signora ai pastorelli? “Io sono del cielo”, non “io vengo dal cielo”: significa che in questo posto c’è già un pezzo di paradiso», spiega sorridendo suor Giacinta della congregazione delle Suore oblate di Maria, che con altre due sorelle ha aperto qui una casa sedici anni fa.

«Lo dice anche papa Francesco: tu di chi sei custode? L’esperienza di Fatima ci aiuta a vivere meglio la fede, ci sprona a metterla in pratica perché ci ricorda che siamo responsabili della salvezza del nostro prossimo», aggiunge suor Giustina. «Il sacrificio chiesto dalla Madonna non è altro che lasciarsi santificare da Dio nella gioia come nella sofferenza».

E a guardare le persone che affrontano in ginocchio i duecento metri che portano alla Cappellina delle apparizioni si intravedono sia il dolore che la riconoscenza. «I fedeli vengono a portare alla Madonna le loro pene, a pregare per ricevere una guarigione o un cambiamento interiore ma anche a ringraziare per una grazia ricevuta», spiega padre Aventino Oliveira dei Missionari della Consolata. Molte le coppie che fanno il percorso tenendosi per mano; tante donne, di ogni età, la corona stretta in mano; non di rado portano con sé una riproduzione dell’organo malato in cera, che poi bruceranno come voto.

ABBONDANTI GRAZIE
Non sono pochi i malati guariti a Fatima, a guardare i dati: 14.725 quelli considerati dalla Chiesa, soltanto nel periodo fra il 1917 e il 1937. Non parliamo soltanto delle ferite del corpo ma anche – e soprattutto – di quelle dell’anima.

«Sono venuta per un bisogno di conforto, dopo la morte di mio padre», racconta Maria Francesca. «Ho apprezzato molto il silenzio e il senso di rispetto che si avverte nel santuario». «Non c’è la commercializzazione dell’evento religioso», sottolinea Maia. «Si nota una grande atmosfera di raccoglimento», conferma Maria Teresa, che aggiunge: «Vedendo i luoghi dove sono vissuti i pastorelli puoi davvero capire che cosa possano aver provato e sofferto quei bambini». Tutte e tre frequentano la parrocchia di Sant’Alberto Magno a Roma e sono arrivate a Fatima con l’Opera romana pellegrinaggi, sotto la guida fraterna e allegra di don Savino, che certo non ha modo di annoiarsi visto che altri cento viaggi sono già in programma per l’anno del centenario.

Il 12 maggio c’è anche papa Francesco e per questa occasione sono attesi più di un milione di pellegrini da tutto il mondo. Molti sono già stati a Lourdes o a Medjugorje e il viaggio a Fatima è una tappa fondamentale di un percorso di devozione mariana.

Una coppia polacca che vive negli Stati Uniti ha visitato tutti i santuari d’Europa ed è tornata in Portogallo per ringraziare di una vita benedetta da 37 anni di matrimonio sereno, quattro figli e sette nipoti.

I SEGNI DI UNA PROTEZIONE
Tra chi testimonia di una grazia ricevuta troviamo Andrea: è di Amatrice e si è salvato dalle macerie della sua casa, distrutta durante il terremoto della scorsa estate. «Una parete mi è crollata addosso, ma mia moglie ed io siamo rimasti illesi», racconta. La sua vita, dice, è costellata di segni della presenza della Madonna: a Medjugorje ne ha visto la figura riflessa in un vetro mentre parlava con una veggente e su quel che resta della sua casa di Amatrice è comparsa una crepa che ricorda la figura di Maria. Proprio ad Amatrice vorrebbe portare la Madonna di Fatima, come segnale di speranza per una regione devastata dal terremoto: «113 chiese e quattro santuari sono stati distrutti», ricorda con dolore, «e la gente ha ancora tanto bisogno di aiuto».

A Fatima si prega per sé e per gli altri: «Chiediamo benedizioni per i nostri figli e la nostra famiglia, ma anche pace per il mondo, in particolare per tutti quei Paesi in cui non c’è da mangiare. Vogliamo essere fortificati nella fede», dice con trasporto una donna originaria dell’Angola, dopo essersi soffermata a lungo davanti ai ceri accesi.

Fatima colpisce e spiazza. Qui si fanno anche incontri inaspettati, come nel caso delle due ragazze di Glasgow, il viso incorniciato dal velo: «Siamo musulmane, ma siamo contente di essere venute perché se un luogo è profondamente spirituale va bene per tutte le religioni», dicono.

D’altronde il paese si chiama Fatima, come la figlia di Maometto: e se questo non è un segno, è perlomeno – confermano loro con un sorriso – «una coincidenza significativa».

AVE MARIA. AMSTERDAM Prosegue la pubblicazione della collana Ave Maria dedicata alla storia e al messaggio delle principali apparizioni mariane (riconosciute ufficialmente e non) degli ultimi due secoli. La prossima settimana (con Credere a 4,90 euro oltre il prezzo della rivista) esce il volume dedicato alla Signora di tutti i Popoli di Amsterdam. L’autore Saverio Gaeta accompagna il lettore alla scoperta delle manifestazioni di Maria riferite dalla veggente Ida Peerdeman e avvenute in Olanda tra il 1945 e il 1959

Testo di Federica Tourn · foto di Giulia Bianchi

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