N. 21 - 2016 22 maggio 2016
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Alessandro Amapani

La parrocchia guidata dai laici

«Qui la comunità non gira intorno a me: ognuno ha il suo ministero e lo svolge in pienezza», dice il parroco. Condivisione e responsabilità stanno dando buoni frutti

Don Alessandro Amapani con i ragazzi della parrocchia di Santa Maria della Consolazione, ad Altamura.

La prima riunione con il nuovo parroco gli educatori e i catechisti la ricordano ancora. «Si presentò con una scatola di mattoncini Lego e ci chiese di fare un progetto. Ognuno costruì per conto suo». Ma nessuno si preoccupò, prima, di prendere carta e penna e di progettare. O pensò di farlo con gli altri, per aumentare la quota di mattoni a disposizione.

Maria, Palma, Giovanni, Franca, Cecilia, Filomena fanno parte della squadra di sessanta catechisti della parrocchia Santa Maria della Consolazione, nella zona centrale di Altamura, in provincia di Bari. Da sette anni condividono il cammino con don Alessandro Amapani, tornato nella sua regione – è originario di Acquaviva delle Fonti – dopo sette anni trascorsi a Roma, nel Servizio di pastorale giovanile della Cei allora diretto da don Paolo Giulietti, oggi vescovo ausiliare di Perugia.

L’ESPERIENZA A FRUTTO

Al primo incarico da parroco, all’età di 35 anni, don Alessandro si presentò con «uno zaino carico sulle spalle», come disse allora ai suoi collaboratori. «Ci spiegò che aveva bisogno di svuotarlo. Anche se era senza fondo», ricorda Palma. Da quello zaino escono le relazioni strette negli anni romani (dom Alessandro Barban, padre Ermes Ronchi, fratel Goffredo Boselli, padre Marko Rupnik, alcuni tra i nomi che arriveranno in parrocchia a fare formazione); la passione per la Terrasanta, per i pellegrinaggi a piedi, come quello per Santiago fatto più volte; per la liturgia e la teologia, frutto anche del dottorato in Teologia pastorale, evangelizzazione e animazione. La frequentazione con il Centro Aletti e la collaborazione con la San Paolo, quale editor e curatore di sussidi liturgico-pastorali. Come si fa a tenere tutto insieme? «Una grande organizzazione di vita, fondata sulla preghiera quotidiana», risponde. È un talento che gli riconoscono anche i suoi educatori: «Don Alessandro ci ha insegnato a progettare», dice Maria.

In questo Anno santo dedicato alla misericordia la comunità ha impostato tutte le attività – dalla catechesi alla Caritas ai diversi ai gruppi ecclesiali, come Azione cattolica, Gifra, Ofs – seguendo il filo rosso giubilare. Durante i mesi estivi, finiti i campi parrocchiali, catechisti e operatori, come ogni anno, si sono ritrovati per tracciare un dettagliato calendario dell’anno pastorale. Don Amapani è chiaro: «Qui la comunità non gira intorno al parroco: ognuno ha il suo ministero e lo svolge con grande responsabilità e in pienezza. Non sono amministratore né animatore, segretario od organizzatore di eventi, non tocco soldi. Tutto è affidato ai laici».

FORMAZIONE E COMPETENZE

La formazione, nei primi anni, è stata fortissima. Oggi i catechisti e gli educatori guidano gli incontri quindicinali seguendo i sussidi giubilari e facendo lavorare i ragazzi sulle icone bibliche che accompagnano il percorso; una coppia si prende cura della formazione per i fidanzati e per le giovani coppie; altri laici della Caritas… A breve, come segno di misericordia, secondo quanto chiesto da papa Francesco, nascerà una casa-alloggio per senza fissa dimora, che verrà affidato alla Caritas diocesana: una palazzina di tre piani, con quindici posti letto, dove l’ex garage sarà trasformato in “Emporio della solidarietà”. Animato con altre due parrocchie dell’unità pastorale, all’Emporio, indirizzato dalla Caritas, potrà fare la spesa gratis chiunque si trovi nel bisogno. In un altro locale, messo a disposizione sempre da alcuni laici della parrocchia, è aperto il cantiere di una libreria specializzata, con annessa sala lettura, che, gestito dagli animatori della parrocchia, farà da punto di aggregazione per il quartiere.

Tante attività, dunque, che ruotano intorno ad alcuni perni fissi. «Quando sono arrivato», dice don Alessandro, «ho spiegato che intendevo impostare la nostra vita comunitaria su tre direttrici: la bellezza, la parola di Dio, le relazioni». In concreto, cosa questo voglia dire lo si capisce guardandosi intorno: «La bellezza non è l’estetica fine a se stessa, esprime un’interiorità, è anche cura della liturgia e dello spazio che accoglie chi viene in comunità. Per il centenario della fondazione della chiesa, nel 2012, abbiamo ristrutturato tutto realizzando anche i mosaici con padre Rupnik». Anche i colori vivaci di alcune pareti nelle aule del catechismo, in tono con le sedie di plastica, esprimono un senso di calorosa allegria.

LA PAROLA AL CENTRO

C’è poi il tema della Parola: ogni mercoledì, da 7 anni, dalle 20 alle 21.30 si interrompono tutte le attività e si partecipa alla Lectio divina. «Quasi tutti i laici si sono resettati sul Vangelo, e anche la catechesi, dai 4 agli 80 anni, ha un cammino liturgico basato sul tempo della domenica. Quest’anno abbiamo usato particolarmente i Vangeli della misericordia».

Infine il primato delle relazioni: «Sì, come ci dice anche l’Evangelii gaudium, al primato delle strutture preferiamo quello delle relazioni», spiega il parroco. E così «non attraverso la tecnologia, ma nell’incontro con la presenza dell’altro costruiamo la casa della comunità. È questo lo stile dell’evangelizzazione». Uno stile di comunità che ha anche bisogno di spazi “diversi”: per questo la casa parrocchiale ha un’enorme cucina dove si riesce a stare seduti anche in 40. Qui gli incontri iniziano con la mensa della Parola e terminano di solito con una cena degna della migliore accoglienza meridionale. Non a caso la sede della Caritas è proprio qui, a casa del parroco, che ha i suoi spazi privati, cappellina compresa, nella mansarda, mentre il resto della struttura è a disposizione della varie attività parrocchiali.

È nel grande salone al piano terra che sono passate tante storie di povertà e sofferenza, molte causate dalla grande crisi dell’industria del mobile. «Tante giovani famiglie, con entrambi i genitori che lavoravano nei salottifici che hanno chiuso, sono andate in crisi. Molti si appoggiano ora ai nonni pensionati», spiega Vittoria Mestice, responsabile della Caritas. Anche molti stranieri, in prevalenza residenti nelle stradine dello splendido centro storico dedicato a Federico II, affluiscono in Caritas, per chiedere un aiuto per pagare le bollette o per un pacco viveri.

NUOVE MODALITÀ D’INCONTRO

Oltre alle tre direttrici di fondo, don Alessandro e don Francesco Granieri, rettore del seminario diocesano a Gravina e aiutante pastorale in parrocchia, si sono dati come priorità l’attenzione a una delle realtà più urgenti per la pastorale, anche alla luce dell’Amoris laetitia: i giovani adulti, i fidanzati e le giovani coppie. Farlo ha significato inventarsi orari e modalità nuove di incontro: come la “notte di Nicodemo”, un sabato al mese in cui ci si vede dalle 21 alle 24; e si affida a Pasqua Cappiello e Luca Cagnazzi, sposati, genitori di due ragazze di 15 e 11 anni, la cura di un percorso per fidanzati «che passa anche per l’invito a cena a casa nostra di un paio di coppie a settimana», dice Pasqua. «L’idea è trasformare la formazione prima di tutto in una relazione in cui crescere insieme nella riscoperta della fede. Anche per questo, compresa la serietà della proposta cristiana, dopo il Matrimonio molti restano e continuano il loro cammino nel gruppo giovani coppie. Per lo stesso motivo, altri… decidono di non sposarsi più».

Testo di Vittoria Prisciandaro

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