N. 21 - 2018 27 maggio 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

La Trinità ci rivela chi è davvero Dio: amore che abbraccia il mondo intero

Noi cristiani siamo chiamati a testimoniare l’amore che ha trasformato la nostra vita. A volte purtroppo, come in Cile, si…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

La Trinità ci rivela chi è davvero Dio: amore che abbraccia il mondo intero

Noi cristiani siamo chiamati a testimoniare l’amore che ha trasformato la nostra vita. A volte purtroppo, come in Cile, si arriva a una «perversione ecclesiale», quando Cristo non è più al centro

 

Cari amici lettori, questa domenica celebriamo la Santissima Trinità. Che spesso ci viene presentata come un’astrazione, una specie di formula matematica. Senza riferimento alla vita concreta. In realtà, la Trinità è la rivelazione piena che Dio è amore e che l’amore è il senso della nostra vita umana.

Può succedere, invece, che il nostro rapporto con Dio sia simile a quello di un servo verso il padrone. Siamo preoccupati che non si adiri e ci mandi qualche disgrazia, lo preghiamo solo per ottenere dei favori. Ma non è così che Gesù ci ha fatto conoscere chi è Dio. Attraverso le sue parole e la sua vita ci ha mostrato che egli è un Padre che ci ama. Lo ha fatto comportandosi da Figlio, talmente unito al Padre da essere una sola cosa con lui. Ciò che unisce il Padre e il Figlio è l’Amore, lo Spirito Santo. Questo stesso Amore è stato donato anche a noi con il Battesimo e la Cresima, per farci partecipare alla vita stessa di Dio. Se comprendiamo questo, soprattutto guardando a Cristo crocifisso, che manifesta quanto Dio ci abbia amato e ci ami, la nostra vita viene trasformata. E rasserenata. Diventa una vita guidata dall’amore, in cui ci riconosciamo figli amati e desiderosi di comunicare questo amore al mondo intero.

Da qui nasce la missione della Chiesa, che è essenzialmente testimonianza. Ce lo ricorda papa Francesco nel messaggio per la prossima Giornata missionaria mondiale. La «trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa», scrive il Papa, «avviene per il “contagio” dell’amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato senso e la pienezza della vita». Per questo, continua Francesco, «la propagazione della fede per attrazione esige cuori aperti, dilatati dall’amore. All’amore non è possibile porre limiti: forte come la morte è l’amore (cfr Cantico dei Cantici 8,6). E tale espansione genera l’incontro, la testimonianza, l’annuncio; genera la condivisione nella carità con tutti».

Purtroppo non sempre è così. E a questo proposito mi ha colpito, nei giorni scorsi, la notizia delle dimissioni dei vescovi del Cile dopo lo scandalo degli abusi sessuali sui minori. Il Papa ha messo in evidenza la «perversione ecclesiale» che c’è dietro. Una Chiesa che ha perso il suo centro, il Signore Gesù, e si è concentrata su se stessa, sul potere, sui privilegi. Mentre al cuore della vita cristiana c’è l’amore del Dio trinitario, c’è il Signore Gesù, presente in ogni persona. Per un cristiano e soprattutto per un vescovo, ha detto Francesco, questo è importante: «Il servizio al suo Signore nell’affamato, nel prigioniero, nel migrante, nell’abusato».

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