N. 22 - 2014 1 giugno 2014
INSIEME di don Antonio Rizzolo

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Francesco in Terra Santa testimone di fede e riconciliazione

Cari amici lettori, il pellegrinaggio del Papa in Terra Santa è stato un evento straordinario, che ha commosso il mondo intero. Come sempre Francesco è stato capace di sorprenderci, con i suoi gesti e con le sue parole. Come la preghiera davanti ai due muri: quello che a Betlemme divide Israele e Palestina e il Muro del pianto, luogo caro agli ebrei. Qui il Papa ha lasciato, tra le grandi pietre, un biglietto con la preghiera del Padre nostro. «Ho chiesto al Signore la grazia della pace», ha poi detto al rabbino d’Israele. Pace, dialogo, fraternità: ecco il filo rosso di questo pellegrinaggio.

Fin dall’inizio Francesco aveva desiderato andare in Terra Santa. L’aveva invitato lo stesso patriarca ortodosso Bartolomeo partecipando, cosa mai avvenuta prima, all’inaugurazione del pontificato. L’occasione propizia è stata subito trovata nel cinquantesimo anniversario dello storico incontro tra Paolo VI e il patriarca Atenagora. Allora fu tolta la reciproca scomunica tra cattolici e ortodossi che risaliva al 1054. Oggi Francesco e Bartolomeo hanno firmato una dichiarazione congiunta come nuovo passo nel cammino verso l’unità, che è sempre dono dello Spirito Santo ed è «comunione nella legittima diversità». In particolare hanno rivolto un appello «ai cristiani, ai credenti di ogni tradizione religiosa e a tutti gli uomini di buona volontà», invitandoli «a riconoscere l’urgenza dell’ora presente, che ci chiama a cercare la riconciliazione e l’unità della famiglia umana, nel pieno rispetto delle legittime differenze, per il bene dell’umanità intera e delle generazioni future».

Sempre a proposito di pace, ha fatto scalpore l’invito di Francesco al presidente palestinese Abu Mazen e a quello israeliano Shimon Peres a venire «nella mia casa in Vaticano» a pregare insieme Dio per la pace. I due hanno fatto sapere di aver accettato l’invito, così che l’incontro potrà realizzarsi in tempi stretti. Tra i tanti interventi del Papa, sempre straordinariamente efficaci, concludo con alcune parole rivolte al gran Muftì di Gerusalemme, la più alta autorità musulmana della città. È un appello a tutti coloro che riconoscono in Abramo il padre della fede: «Rispettiamoci e amiamoci gli uni gli altri come fratelli e sorelle! Impariamo a comprendere il dolore dell’altro! Nessuno strumentalizzi per la violenza il nome di Dio! Lavoriamo insieme per la giustizia e per la pace!».

Permettetemi, infine, di salutare gli amici di Credere con cui ho condiviso nei giorni scorsi il pellegrinaggio in Polonia, sulle orme di san Giovanni Paolo II: vi ricordo tutti con affetto; rimaniamo uniti nella preghiera.

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