Il prete, segno e strumento della tenerezza di Dio
Il 3 giugno celebriamo la Giornata mondiale di santificazione sacerdotale. Preghiamo per i nostri preti, perché siano testimoni…
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INSIEME di don Antonio Rizzolo
Il prete, segno e strumento della tenerezza di Dio
Il 3 giugno celebriamo la Giornata mondiale di santificazione sacerdotale. Preghiamo per i nostri preti, perché siano testimoni di pace e di misericordia
Cari amici lettori, in questo numero diamo ampio spazio ai sacerdoti, con alcune belle testimonianze: quella di don Giovanni Nicolini, noto a Bologna come «il prete dei poveri»; di don Mauro Mergola, che si prende cura dei ragazzi della “movida” torinese; di don Mathieu Bondobo, il parroco della cattedrale di Bangui, in Centrafrica, dove Francesco ha inaugurato in anteprima il Giubileo della misericordia. Non dimentichiamo, poi, la simpatia di don Enzo Petrolino, diacono permanente di Reggio Calabria, che ci racconta la sua vita «tra altare e famiglia».
Diamo tutto questo risalto a preti e diaconi per l’imminenza del Giubileo a loro dedicato. Quello dei diaconi si celebra a Roma dal 27 al 29 maggio, quello dei sacerdoti dall’1 al 3 giugno. Quest’ultima data corrisponde alla solennità del Sacro Cuore di Gesù, giorno in cui i cristiani sono chiamati a pregare in particolare per i loro preti, perché siano santi. Nel 1995, infatti, san Giovanni Paolo II istituì in questa data la Giornata mondiale di santificazione sacerdotale. E c’è davvero bisogno della preghiera di tutti perché non manchino le vocazioni al sacerdozio e perché gli stessi ministri siano prima di tutto santi, per santificare il popolo di Dio. Per capire cosa vuol dire questo, invito i confratelli e anche tutti voi, cari lettori, a rileggere il discorso di papa Francesco alla recente assemblea della Cei. Le sue parole sono state toccanti, commoventi e molto forti.
Il prete, ha detto, è come Mosè, «uno che si è avvicinato al fuoco e ha lasciato che le fiamme bruciassero le sue ambizioni di carriera e potere». Questo «fuoco» è l’amore di Cristo, che lo ha marchiato, lo ha conquistato. Ricolmo della misericordia di Dio, il prete «non si scandalizza per le fragilità che scuotono l’animo umano: consapevole di essere lui stesso un paralitico guarito, è distante dalla freddezza del rigorista, come pure dalla superficialità di chi vuole mostrarsi accondiscendente a buon mercato». Per questo, «con l’olio della speranza e della consolazione, si fa prossimo di ognuno, attento a condividerne l’abbandono e la sofferenza. Avendo accettato di non disporre di sé, non ha un’agenda da difendere, ma consegna ogni mattina al Signore il suo tempo per lasciarsi incontrare dalla gente e farsi incontro». Il prete sa «che l’Amore è tutto». Perciò è «un uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di Dio». Sì, abbiamo bisogno di preti così, e tanti in realtà lo sono. Preghiamo il Signore per ognuno di loro. Vogliamo bene ai nostri preti, accompagniamoli con il nostro aiuto e la nostra stima.