N. 22 - 2018 3 giugno 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Carlo Castagna e il perdono, una lezione di fede sempre attuale

L’imprenditore è morto qualche giorno fa. Era diventato famoso per non aver desiderato la vendetta contro chi aveva ucciso i suoi cari nella strage di Erba. un vero testimone di vita cristiana

 

Cari amici lettori, mi ha molto colpito la notizia della morte di Carlo Castagna, sabato 26 maggio. Aveva 75 anni ed era diventato famoso per aver perdonato gli assassini della moglie Paola, della figlia Raffaella e del nipotino Youssef, uccisi nel massacro di Erba, l’11 dicembre 2006. Per quella strage sono stati condannati i vicini di casa Olindo Romano e Rosa Bazzi. È diventato così un simbolo del perdono cristiano, Carlo Castagna. E per spiegare come era possibile fare questo ha girato in molte parti d’Italia, invitato dalle parrocchie, per raccontare la sua esperienza.

Questo perdono che a molti sembrava assurdo, incredibile, forse addirittura inaccettabile, per lui era semplicemente la conseguenza logica della sua fede. «Perché vi meravigliate se un cristiano perdona chi lo ha perseguitato?», diceva. «Gesù ci ha detto di amare il nemico, lo stupore sarebbe se alla prova dei fatti il cristiano si vendicasse». Parole semplici, chiare, autentiche. Non che perdonare sia stato facile, neanche per lui. Era convinto che fosse stato un dono di Dio, ricevuto anche grazie all’intercessione dei suoi cari appena uccisi: «Da solo non sarei mai stato capace di pronunciare quel perdono», ha confidato, «ma ho sentito sul capo la mano del Padre buono che infondeva in me una consolazione inspiegabile. Certamente Paola, Raffi e Yousi, che da due ore erano già nell’abbraccio del buon Dio, avevano interceduto per me». Anche quando seppe che gli assassini erano stati i vicini di casa, non venne meno nella sua decisione: «Prego per il signor Olindo e la signora Rosa, perché loro possono ancora salvarsi e chiedere perdono, non a me, ma al Padre buono».

In quei giorni, nei quali la strage di Erba era sempre in tv e su tutti i giornali, Carlo Castagna rimase male leggendo un commento negativo di don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano. Grazie alla mediazione di una giornalista di Famiglia Cristiana i due si incontrarono e divennero amici. Partecipando insieme, poi, a molti incontri sul perdono cristiano.

Penso che la testimonianza di Carlo Castagna sia una lezione di vita. «Un cristiano perdona e basta», diceva a chi si stupiva della sua scelta. E in effetti, il perdono è prima di tutto questo: una scelta. La decisione di rinunciare alla vendetta, di rispondere al male con il bene. Ci vuole la forza della grazia di Dio, ma in Cristo, che ha perdonato chi lo crocifiggeva, abbiamo un modello sublime. E nella stessa preghiera del Padre nostro, non chiediamo a Dio che rimetta i nostri debiti «come noi li rimettiamo ai nostri debitori»?

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