N. 22 - 2018 3 giugno 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Carlo Castagna e il perdono, una lezione di fede sempre attuale

L’imprenditore è morto qualche giorno fa. Era diventato famoso per non aver desiderato la vendetta contro chi aveva ucciso…

Paola Saluzzi

La fede è il più bel dono che mi ha lasciato mia madre

La conduttrice televisiva racconta che la mamma, mancata di recente, le ha trasmesso la fede «come il valore più naturale…

Monsignor Giancarlo Vecerrica

Il padre di un popolo in cammino verso Loreto

Dall’incontro dei giovani di Cielle con un prete creativo e un po’ ribelle quarant’anni fa nacque il pellegrinaggio notturno…

I figli ci chiedono

Non ho capito la parabola della perla di grande valore

Perché il mercante vende tutto quello che ha per comprarla? La perla rappresenta l’assoluto, ciò per cui vale la pena di…

Cammino delle Pievi

Sui sentieri di fede antica

Un percorso a piedi in venti tappe tra le Alpi e le valli della Carnia alla scoperta delle pievi isolate sulle alture, gli…

Ite, missa est di Emanuele Fant

Il vizio (dimenticato) della gola

Un rapporto eccessivo con il cibo difficilmente viene considerato un male spirituale. E se invece avesse avuto ragione Dante?

Per una lettura completa...

Ite, missa est di Emanuele Fant

Il vizio (dimenticato) della gola

Un rapporto eccessivo con il cibo difficilmente viene considerato un male spirituale. E se invece avesse avuto ragione Dante?

Ite missa est. Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Dei sette vizi capitali, ce n’è uno che non prendiamo sul serio. È la gola. Alzi la mano chi lo riconosce come proprio difetto in confessionale. La smodatezza nel mangiare e nel bere è tollerata con compiacenti sorrisini, a volte è imposta ai bambini («Ancora un cucchiaio!»), si impiega per festeggiare sacramenti e cerimonie.

L’uomo medievale aveva una vita spirituale meno disinvolta. Dante Alighieri immaginava una pena tutt’altro che leggera per i golosi del suo Inferno: si rotolavano nel fango come maiali, erano colpiti in eterno da una pioggia scura e puzzolente e, se questo non bastava, a turno venivano scuoiati da un grosso cane a tre teste. «Non è un po’ troppo per dei semplici mangioni?», ci chiediamo sbigottiti rileggendo le tragiche terzine che ci giungono da lontano.

I peccati sono spesso desideri nati sani (la necessità di nutrirsi), corrotti dalle eccessive attenzioni che dedichiamo loro. Come figli viziati, gli istinti, eletti a ragione di vita, pretendono uno sguardo continuo ed esclusivo. E finiscono per farci soffocare. E proprio l’apnea è una delle patologie più comuni tra gli obesi. Gli accumuli di adipe premono sul diaframma e sulle vie respiratorie, il cuore deve pompare maggiormente un sangue con scarsi livelli di ossigenazione. Le conseguenze di tanto sforzo possono essere anche molto gravi: ben mille persone a settimana muoiono per complicazioni legate all’obesità, e la tendenza è tutt’altro che in diminuzione.

Se ai tempi di Dante era in sovrappeso solo qualche esponente delle classe sociali elevate, oggi le statistiche dicono che a mangiare troppo e male siamo in molti e, curiosamente, le persone meno abbienti sono le prime, vista l’offerta di cibo-spazzatura a basso prezzo.

Alla luce di questo allarme universale che preoccupa le organizzazioni di sanità, forse dovremmo rivalutare la bilancia come dispositivo per un allarme spirituale; ammettendo che l’anima sta addirittura in relazione con la nostra, imminente, prova-costume.

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Archivio

Vai