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Goleto
L’abbazia che ha per tetto il cielo
Nonostante la chiesa grande sia scoperchiata per i danni dell’incuria e del terremoto del 1980, il convento è tornato a essere un luogo di spiritualità e formazione.
«L’uomo di oggi ha bisogno del silenzio del Goleto, e il Goleto non ha bisogno né del rumore né del frastuono che caratterizzano il nostro tempo». Nel fresco venticello della sera, tra campi arati a ortaggi, padre Oswaldo ci riceve con parole chiare, a indicare la pace che questa cittadella monastica riesce a dare a chi ha la fortuna di conoscerla. In Irpinia, non lontano dall’Ofanto, il fiume che dalla Campania raggiunge la Puglia, la storia è segnata da grandi personaggi ed eventi, come le vicende del condottiero cartaginese Annibale, che passò di qui per combattere contro i Romani la famosa battaglia di Canne della Seconda guerra punica. Queste sono anche le terre di san Guglielmo da Vercelli, il grande eremita piemontese cui si deve la fondazione dell’abbazia e di un altro celebre monumento sacro della zona, l’abbazia di Montevergine.
Oggi il complesso sacro del Goleto è una struttura imponente e, anche se parzialmente diroccata, mantiene le solenni forme medioevali. La navata dell’antica chiesa, scoperchiata, apre le braccia a chi desidera incontrare la pace e riflettere sulla propria vita alla luce del Vangelo.
I Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld (altro grande eremita, francese stavolta) oggi custodiscono il Goleto come rifugio per chi cerca l’essenziale scavando dentro di sé. «Al Goleto siamo in due: fratel Roberto e io, fratel Oswaldo. Il primo è italiano, io sono guatemalteco», mi spiega il religioso quarantenne, da molti anni in Italia. «Il nostro compito è di essere i “custodi del tabernacolo”, cioè custodi di Gesù presente nell’Eucaristia che rende sacro il complesso abbaziale. Poi siamo anche custodi delle pietre antiche», aggiunge con una parlata pacata che trasmette serenità.
VICENDE TRAVAGLIATE
Guglielmo da Vercelli, il fondatore dell’abbazia, dopo aver compiuto il cammino di Compostela, arriva nel Sud Italia, deciso a imbarcarsi per la Terra Santa. Diversi eventi, tra cui una bastonata rimediata dai ladroni, gli fanno però cambiare idea. Si ferma quindi tra i monti irpini. Siamo nel 1133 quando Guglielmo inizia la costruzione del monastero pensato per una comunità di monache di clausura, affiancate da una piccola comunità maschile. Lì lo stesso Guglielmo troverà sepoltura dopo la morte.
Il periodo d’oro dell’abbazia abbraccia due secoli, ma il 1348, anno della peste nera, coincide con la decadenza del sito. Papa Giulio II ne decreta la soppressione dopo la morte dell’ultima abbadessa, che avviene nel 1515. Successivamente il complesso sacro viene unito al monastero di Montevergine. Tra la metà del Seicento e metà del Settecento, al Goleto si completa il restauro del monastero e la costruzione della chiesa grande. Ma nel 1807 il sovrano di Napoli, Giuseppe Bonaparte, sopprime di nuovo l’abbazia, il corpo di san Guglielmo viene traslato a Montevergine e gli arredi vengono dispersi. Abbandono, crolli e furti caratterizzano il luogo sino al 1973.
Qui entra in campo un personaggio interessante, protagonista della rinascita del convento: padre Lucio Maria De Marino. Grande barba da eremita sull’abito bianco benedettino dei Verginiani, chiede e ottiene di andare a vivere tra le rovine del XII secolo, tra capre e rovi. Il suo gesto è profetico: la comunità locale, dai politici alla stampa, sino agli stessi fedeli di Sant’Angelo dei Lombardi, riscoprono quel tesoro abbandonato. Gruppi di preghiera e incontri di spiritualità scuotono questa fetta della provincia avellinese. Il monaco lavora per riportare a nuova vita un patrimonio spirituale e artistico importante. Nemmeno il sisma del 1980 (che pure fece crollare parte delle volte della chiesa grande) interruppe la sua opera, ma un infarto lo costringe a lasciare. Il secondo fondatore del Goleto muore nel 1992 e le sue spoglie oggi riposano nel santuario di Montevergine.
NUOVI CUSTODI
Monsignor Mario Milano, vescovo di Sant’Angelo dei Lombardi–Conza –Nusco–Bisaccia non vuole però che si perda la funzione spirituale dell’abbazia e così nel 1990 chiede ai Piccoli Fratelli di Jesus Caritas di vivere tra le antiche pietre per continuare l’opera di padre Lucio. Da qualche anno il Goleto è frequentato da gruppi e famiglie. Parrocchie o singoli pellegrini amano trascorrere qualche giorno di riflessione e assaporare la tranquillità di una natura accogliente. «Curiamo la cappellania dell’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi e di Bisaccia», mi spiega fratel Oswaldo. «I luoghi del dolore favoriscono gli incontri a tu per tu con la gente».
Come vi sentite in questo sito storico? «Noi, uomini e donne del terzo millennio, siamo chiamati a diventare “monaci” e “monache”, amanti e ricercatori di Dio. Come affermava Karl Rahner: “Il cristiano del terzo millennio o sarà un mistico o non sarà”».
I due religiosi curano la dimensione spirituale dell’abbazia con momenti di preghiera, lavoro, studio e vita fraterna. Una vita quotidiana sulle orme del beato de Foucauld e della famiglia spirituale nata dal suo messaggio, la vita di Nazaret. «Poi vi è l’accoglienza. Una parte consistente è a favore della Chiesa locale. Spesso i gruppi parrocchiali si recano in abbazia per ritiri, formazione e incontri. Concerti di musica, dalla classica a Vinicio Capossela, corsi di arte e presentazione di libri, arricchiscono le occasioni di incontro nell’abbazia».
Il 26 giugno si festeggia san Guglielmo, patrono dell’Irpinia e fondatore dell’abbazia. La concelebrazione, presieduta da monsignor Pasquale Cascio, arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi, è alle 18, e rappresenta un importante incontro con gli abitanti di questa fetta della Campania. «Padre Lucio quando è venuto a stabilirsi tra i ruderi diceva: “Il Goleto risorgerà”», ricorda fratel Oswaldo. «Oggi siamo a buon punto».
ORGANIZZARE LA VISITA
L’abbazia del Goleto si trova in Contrada San Guglielmo a Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino). Il complesso sacro è aperto dal mattino fino al tramonto. L’ingresso è gratuito. Per info: www.goleto.it.
CONTATTI E VISITE
È possibile prenotare la visita guidata per gruppi contattando i Piccoli Fratelli di Jesus Caritas che oggi abitano l’abbazia. Telefono: 0827/24.432; info@goleto.it
Testo di Nicola Nicoletti