N. 22 - 2019 2 giugno 2019
INSIEME di don Antonio Rizzolo

La rete che vogliamo ci deve aprire al dialogo, all’incontro, al sorriso, alla carezza

Domenica celebriamo la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Nel suo messaggio Papa Francesco ci invita a vivere…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

La rete che vogliamo ci deve aprire al dialogo, all’incontro, al sorriso, alla carezza

Domenica celebriamo la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Nel suo messaggio Papa Francesco ci invita a vivere nel mondo di internet da cristiani, per avvicinarci agli altri

 

Cari amici lettori, domenica 2 giugno si celebra la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Ecco il tema scelto dal Papa, molto attuale: «“Siamo membra gli uni degli altri” (Ef 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana». Tutti siamo immersi, volenti o nolenti, nel mondo della comunicazione, in particolare di internet. Oggi non possiamo più fare a meno del cellulare, dei cosiddetti social network, cioè delle reti sociali. Chi non usa almeno uno di questi strumenti: Facebook, Twitter, Whatsapp, Instagram? Ecco allora che una riflessione in merito non è un esercizio astratto, ma una necessità imprescindibile.

La domanda da cui partire dovrebbe essere questa: come possiamo vivere da cristiani anche in questo mondo tecnologico? Francesco, nel suo messaggio, ci offre alcuni spunti interessanti. Prima di tutto mette in evidenza le luci e le ombre di internet. «È una risorsa del nostro tempo», spiega. «È una fonte di conoscenze e di relazioni un tempo impensabili». Non nasconde, però, «i rischi che minacciano la ricerca e la condivisione di una informazione autentica su scala globale». Internet, infatti, «si è rivelato come uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali». «La rete è un’occasione per promuovere l’incontro con gli altri», afferma poi il Papa, ma aggiunge che «può anche potenziare il nostro autoisolamento, come una ragnatela capace di intrappolare».

Cosa dobbiamo fare, allora, per vivere in internet da cristiani? Ecco le parole del Papa: «L’uso del social web è complementare all’incontro in carne e ossa, che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro. Se la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione. Se una famiglia usa la rete per essere più collegata, per poi incontrarsi a tavola e guardarsi negli occhi, allora è una risorsa. Se una comunità ecclesiale coordina la propria attività attraverso la rete, per poi celebrare l’Eucaristia insieme, allora è una risorsa. Se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa». In breve, la rete ci deve aprire al dialogo, all’incontro, al sorriso, alla carezza. Non deve essere fatta per intrappolare, «ma per liberare, per custodire una comunione di persone libere».

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