N. 23 - 2016 5 giugno 2016
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Misericordia e preghiera nella trama “ordinaria” della nostra vita

Impariamo a vivere pienamente il Giubileo ogni giorno, affidandoci a Dio nella preghiera perché, accogliendo il suo amore,…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Misericordia e preghiera nella trama “ordinaria” della nostra vita

Impariamo a vivere pienamente il Giubileo ogni giorno, affidandoci a Dio nella preghiera perché, accogliendo il suo amore, amiamo i nostri fratelli

 

Cari amici lettori, con la domenica di Pentecoste si è concluso il Tempo pasquale ed è iniziato il Tempo ordinario. Ora, la liturgia della Chiesa, dopo alcune importanti solennità come la Trinità e il Corpus Domini, ci presenta una lunga serie di domeniche “ordinarie”, non nel senso di banali e insignificanti, ma che appartengono alla vita quotidiana, alla trama comune dei nostri giorni. Giorni da “ordinare” a Dio, cioè in cui Dio sia il nostro riferimento continuo, stabile, vitale. È qui una parte decisiva della fede cristiana, della sua bellezza: vivere serenamente, nell’impegno di ogni giorno, nell’amore verso i propri cari, verso gli altri, affidandoci al Signore, confidando in lui. Ce lo insegna il profeta Michea: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio» (6,8).

Per costruire giorno per giorno questa trama “ordinaria” della nostra vita, abbiamo a disposizione diversi mezzi: la parola di Dio, i sacramenti, la preghiera, le opere di carità o di misericordia. Mi soffermo solo sulla preghiera, che è peraltro collegata alla misericordia. Che cosa vuol dire, infatti, «camminare umilmente» con Dio se non affidarsi a lui, in un dialogo continuo, semplice, diretto, ponendo davanti a lui la nostra vita, con le sue gioie e le sue difficoltà, con i peccati e gli slanci d’amore? In fondo, questa è la preghiera nella sua essenza. Sintetizzata in una breve frase: Kyrie eleison. La diciamo all’inizio della Messa e deriva dal Vangelo. Pensiamo al cieco Bartimeo che, sentendo Gesù passare, gli grida: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!» (Marco 10,47). Nel mondo orientale è stata ripresa nella cosiddetta “preghiera del cuore”: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore». La traduzione italiana «abbi pietà» può essere, però, poco chiara. In greco il riferimento è alla parola eleos, che significa misericordia o compassione. È questo che chiediamo al Signore: di avere misericordia, di perdonarci, di avere compassione di noi. Ma noi siamo certi del suo amore misericordioso ed è perciò con fiducia che ci rivolgiamo a lui, che gli affidiamo la nostra vita perché ci perdoni i peccati, ci guarisca dall’egoismo, ci abbracci e ci sostenga con il suo amore, cioè con il dono del suo Spirito, per essere a nostra volta misericordiosi, compassionevoli, buoni. Il Tempo ordinario è allora una buona occasione per scoprire il significato profondo del Giubileo: affidarci a Dio nella preghiera, accogliere la sua misericordia per diventare «misericordiosi come il Padre».

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