N. 23 - 2017 4 giugno 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Celebriamo insieme la Domenica della Parola per ascoltarla e viverla

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50 anni vissuti nel soffio dello Spirito

Parla il presidente del movimento carismatico cattolico che compie mezzo secolo: «Accogliamo chi cerca una fede del cuore…

Marcella Reni

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Il primo incontro con il Rinnovamento Marcella Reni lo vive come una minaccia: «Mi costringeva a scavare dentro di me». Poi…

Luigino Bruni

Stop al gioco d’azzardo, la Chiesa deve fare di più

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Santuario di Kibeho

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Ite, missa est di Emanuele Fant

La mia stramba preghiera del pendolare

Chi si è permesso di dire che non abbiamo più cuore? La nostra umanità si sa sempre ritrovare!

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Ite, missa est di Emanuele Fant

La mia stramba preghiera del pendolare

Chi si è permesso di dire che non abbiamo più cuore? La nostra umanità si sa sempre ritrovare!

Ite missa est

Oggi osservo con disgusto il mio vagone. C’è quello fiero della sua bici pieghevole che non inquina, ma impedisce pure l’accesso agli altri passeggeri. C’è l’impiegato che ha appena salutato la moglie e ha già bisogno di gridarle per telefono cose molto personali. C’è la ex professoressa che ostenta un romanzo russo in tre volumi, ma in realtà sta ascoltando le conversazioni dei vicini. C’è il controllore sudato che spintona perché vuole chiudere la sfida con lo studente che non rinnova mai il mensile. C’è la ragazzina che fa colazione col cheeseburger, diondendo un aroma inadeguato alle sette di mattina. C’è la nutrita schiera di quelli che sbirciano la loro stessa vita compressa nel cellulare, guardati male dall’ultimo romantico che ancora la cerca oltre il nestrino.

Dopo un quarto d’ora, il treno fa un fischio di freni, e arriva in stazione. C’è una donna con la carrozzina, una borsa e un secondo bambino per mano. Prova ad uscire ma una ruota si incastra tra il vagone e la banchina. Si spaventa, molla il figlio che si allontana, poi il sacchetto che sparge il suo contenuto tra i piedi dei viaggiatori. Lei tira e spinge senza nessun risultato. Poi, all’unisono, come svegliati da una sirena interiore, tutti mollano i libri e il cellulare, e si danno da fare in suo aiuto. L’impiegato grida al macchinista di fermare il treno, la ragazzina dà calci con gli anfibi alla ruotina bloccata fino a farla girare, la professoressa in pensione prende in braccio il bambino, intanto qualcuno ricompone la spesa. Chi si è permesso di dire che non abbiamo più cuore? Nessuno schermo luminoso o auricolare costituisce un rischio per la nostra umanità che si sa sempre ritrovare.

Oggi ho composto la preghiera del pendolare. Fa più o meno così: «Signore, costringimi spesso in uno spazio ristretto insieme a tante persone. Non evitarmi, nemmeno quando ti imploro, di condividere il sudore. Per fiinire, compatibilmente ai tuoi decreti, fai che il treno delle 6.52 sia sempre puntuale».

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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