N. 23 - 2017 4 giugno 2017
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Santuario di Kibeho

Un faro di pace e speranza per l’Africa

Le apparizioni della Vergine a Kibeho (Ruanda) negli anni Ottanta vengono interpretate come preannuncio del genocidio che ha insanguinato il Paese nel 1994. Oggi al santuario i pellegrini si recano a migliaia per chiedere la protezione di Maria

Il Santuario di Kibeho

Un luogo tra memoria e speranza. Memoria di uno degli eventi più drammatici della storia recente dell’umanità: il genocidio ruandese del 1994. Ma anche speranza di perdono e consolazione per tanti devoti della Vergine Maria. È Kibeho, la “Lourdes dell’Africa”, unica località del continente nero in cui siano state riconosciute delle apparizioni della Madonna.

Kibeho è un luogo-simbolo per il Ruanda, ma anche per l’intera Africa. Luogo di pellegrinaggio di moltissime persone che vengono anche dai Paesi limitrofi, specialmente per la solennità dell’Assunta, il 15 agosto, quando almeno cinquantamila fedeli si recano devotamente al Santuario di Nostra Signora di Kibeho, consacrato nel 2003.

L’allora vescovo di Gikongoro, monsignor Augustin Misago, lo aveva definito «un faro di fede e speranza di pace per tutta la regione dei Grandi Laghi e l’Africa centrale». Lui, che aveva vissuto sulla propria pelle – così come migliaia di suoi concittadini – il dramma del genocidio, invocava la Vergine con queste parole: «In un’Africa sconvolta da guerre e persecuzioni speriamo tanto che Maria ci aiuti a percorrere le vie della pace».

SETTE ANNI DI APPARIZIONI
È quello che continuano a chiedere le migliaia di persone che si rivolgono a Maria con il nome di Nyina wa Jambo, cioè Madre del Verbo o Madre di Dio. Ed è con questo nome che la Vergine si è presentata alle veggenti tra il 1981 e il 1989. La prima apparizione risale al 28 novembre 1981. A riceverla è una studentessa di 16 anni, Alphonsine Mumureke, alunna del locale collegio femminile. Successivamente si manifestò ad altre due ragazze, Nathalie Mukamazimpaka e Marie Claire Mukangango, e l’ultima apparizione fu il 28 novembre 1989. A parte la prima, le apparizioni furono tutte molto lunghe, di un’ora e mezza ciascuna e addirittura di otto ore l’ultima.

Secondo i racconti delle veggenti, la Madonna si presentava come una donna bellissima, dalla pelle luminosa, vestita di bianco e con un velo sulla testa, che invitava la gente alla conversione, alla preghiera e al digiuno. Solo in un’apparizione, avrebbe parlato di un «mondo che è in ribellione contro Dio», chiedendo «la conversione dei cuori fin tanto che c’è ancora tempo». Un chiaro riferimento, secondo molti, al genocidio ruandese che, pochi anni dopo – a cominciare dal 6 aprile 1994 – avrebbe spazzato via le vite di circa 800 mila persone nell’arco di cento giorni.

PROFEZIA DEL GENOCIDIO
«Era triste e piangeva», scrive padre Gabriel Maindon, curatore di un primo libro sulle apparizioni di Kibeho, nel 1985, mentre erano ancora in corso, «e le tre ragazze tremavano e battevano i denti, cadendo infine a terra come morte. Raccontano poi di aver visto un "fiume di sangue, persone che si uccidevano a vicenda, cadaveri abbandonati senza nessuno che li seppellisse, un albero tutto di fuoco, un baratro spalancato, un mostro, teste decapitate”. Sembrerebbe un’anticipazione della tragedia che il Ruanda vivrà dodici anni più tardi».

Anche Immaculée Ilibagiza, sopravvissuta del genocidio e scrittrice, ritiene che la Madonna fosse venuta per annunciare ciò che stava per accadere. Una profezia che si realizzò pochissimi anni dopo e che vide tra le numerose vittime anche una delle veggenti.

La stessa Kibeho, infatti, è stata teatro di terribili stragi, che fecero almeno ventimila morti. In particolare, tra Kibeho e Kaduha, venne ucciso un gruppo di ragazzi. E per questa morte, così come per quella di tre preti, venne accusato l’allora vescovo di Gikongoro, monsignor Augustin Misago. Per questo, nel 1999 venne rinchiuso ingiustamente nelle carceri di Kigali. Le accuse vennero poi tutte confutate. Un’esperienza durissima per lui, così come per tanti altri membri della Chiesa ruandese, che pagò un tributo di sangue altissimo: si contano, infatti, 248 vittime tra il personale ecclesiastico, tra cui 3 vescovi, 103 sacerdoti, 47 fratelli, 65 religiose e almeno 30 laiche di vita consacrata.

UN NUOVO SANTUARIO
Superato quel periodo buio, Kibeho ha ricominciato ben presto a essere un luogo di pellegrinaggio spontaneo di un numero sempre maggiore di fedeli. Per questo, il vescovo di allora, monsignor Jean Baptiste Gahamanyi, decise nel 1988 di approvare un culto pubblico (anche se l’autenticità delle apparizioni era ancora sub iudice). Nel novembre del 1992, iniziò a far costruire il santuario dedicato a Notre Dame des Douleurs (Nostra Signora dei Dolori). Intanto, due commissioni, una di medici e l’altra di teologi, cominciarono ad analizzare il fenomeno sin dal 1982, arrivando a stabilire che le testimonianze delle prime tre veggenti «rispondono in modo soddisfacente ai criteri stabiliti dalla Chiesa in materia di apparizioni». Dopo una lunga e scrupolosa indagine queste apparizioni sono state riconosciute dal vescovo del luogo il 29 giugno 2001.

«Kibeho», dicono oggi i responsabili del santuario, «è chiamato a diventare sempre di più un luogo di pellegrinaggio e d’incontro per coloro che cercano Dio e che vengono a pregare per chiedere la grazia della conversione, per offrire le loro intenzioni in riparazione dei peccati del mondo e per promuovere la riconciliazione tra gli individui. Il nostro augurio è che ogni pellegrino che viene qui, riconciliato con Dio e con gli uomini, diventi costruttore della nuova umanità sempre più fedele a Dio».

I SEGNI DI CREDIBILITÀ
Approvando queste apparizioni come autentiche rivelazioni private della Vergine, il vescovo Misago indicò diversi segni di credibilità: la buona salute mentale, l’equilibrio umano, la lucidità e la sincerità dei veggenti certifiicata dalle conclusioni della Commissione medica; il clima rispettoso e sincero in cui si sono svolti gli eventi; l’assenza di sensazionalismo nel comportamento dei veggenti, che indica che le apparizioni non si producevano in modo automatico o controllato da loro; la conformità dei messaggi e del comportamento dei veggenti; la realtà tangibile delle estasi, che non avevano alcunché di morboso o di isterico, secondo i test effettuati dalle Commissioni; la naturalezza e la semplicità dei dialoghi nelle apparizioni; il fatto che parti del messaggio sono state espresse in un modo più eloquente di quanto le veggenti fossero normalmente capaci, in relazione alla loro cultura e formazione religiosa; il fenomeno del “viaggio mistico” prima di Alphonsine (il 20 marzo 1982) e poi di Nathalie (il 30 ottobre 1982); le terrifiicanti visioni del 15 agosto 1982 che si dimostrarono profetiche in relazione alle tragedie umane vissute in Ruanda negli anni recenti; il digiuno straordinario di Nathalie nella Quaresima del 1983, rigorosamente sorvegliato dalla Commissione medica; il contenuto del messaggio, che è coerente, pertinente e ortodosso; i frutti spirituali già suscitati da questi avvenimenti nel Paese e all’estero.

Testo di Anna Pozzi. Foto di Laura Elizabeth Pohl

LA PROSSIMA SETTIMANA CON CREDERE LE APPARIZIONI DI KIBEHO
Penultima uscita, la prossima settimana con Credere, per la serie di dieci libri sui luoghi delle più importanti apparizioni e manifestazioni di Maria. Il nono volume è dedicato alle apparizioni di Kibeho ed è una preziosa occasione per approfondire i fatti che abbiamo raccontato in questo articolo. Scritta da Saverio Gaeta, caporedattore di Credere, la serie Ave Maria ripercorre la storia delle principali apparizioni mariane. Di ogni avvenimento l’autore affronta la storia, il parere della scienza, i contenuti e la profezia dei messaggi della Vergine, identifiicando un unico “filo azzurro” che unisce questi avvenimenti

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